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Biondo (medico fisiatra, Cesena): “E’ un problema culturale. Sia della classe medica che dei cittadini”

26 MAG - Il contributo di Rosina Biondo, dirigente medico fisiatra, Uo Medicina Riabilitativa, Azienda Usl di Cesena
Penso che sia un problema culturale. La classe medica non è ancora pronta ad accettare e ad integrare nella prassi quotidiana sistemi di misura (manca la prassi all'utilizzo di indicatori di appropriatezza, spesso mancano gli indicatori stessi) e ogni volta che se ne parla si percepisce, da parte dei medici, da un lato il disagio di entrare in una dimensione non conosciuta, dall'altro cadono sotto la frustrazione di sentirsi "scippati" di "sapere e di un agire professionale" di loro competenza.
Il risultato è che di fronte alla realtà già ben descritta da Cartabellotta, in questa incertezza, continuiamo a lasciare che la nostra professionalità venga sgretolata da esigenze di sostenibilità economica e da indicazioni politiche non orientate da pianificazioni corrette.
Il problema culturale potrebbe migliorare attraverso un atto di volontà decisionale e maggiore confronto-integrazione tra i professionisti - molti dei quali hanno ancora una visione individualistica della cosa pubblica -, una maggiore conoscenza delle tecniche manageriali e gestionali da parte dei medici (non è poi impossibile) e da una migliore informazione della popolazione che chiede o "impone", in maniera opportunistica o per scarsa conoscenza sulla reale necessità di ciò che chiede, magari a discapito di chi ha bisogno e non ha strumenti per chiedere (tema dell'"accessibilità ed equità").
Credo che una maggiore informazione (dialogo medico-paziente, percorsi più chiari, consapevolezza dei costi in sanità aiuterebbe la gente a capire...) sia importante. Perché il cittadino non conosce il costo pieno delle prestazioni erogategli, ma solo il ticket, quando lo paga? perché il cittadino non conosce il costo del ricovero e cure ricevute alla dimissione sostenute dallo Stato? perché non spiegargli, per esempio, che una RMN Lombare si chiede solo se ci sono sintomi specifici, altrimenti non aggiunge nulla a quello che il medico già vede con la visita medica? Se la vuole a tutti i costi come deve essere accolta? col Ssn, con un suo contributo?
Tra le ragioni della solitudine del medico vi è che talvolta il fatto che, anche quando saprebbe come gestire l'offerta, la domanda gli viene imposta e a quel punto non ha strumenti per gestirla. In merito all'appropriatezza,non si può negare che andrebbero costruiti strumenti di garanzia affinché il medico non sia "ostaggio" di richieste dove la palese inappropriatezza non trova alternativa se non un "no" vissuto come non accoglimento di un bisogno da parte dei cittadini o dove l'accoglimento risponde a esigenze di committenza contrattata, gratificazione di varia natura, mancato confronto con quanto si fa nell'Ausl accanto o Regione confinante....
Come fare? I medici possono fare molto con strumenti di misura che vanno costruiti da...i medici.
E' molto vero quanto dice Cartabellotta: " In altri termini, il sistema sanitario sa bene quanto spende e per cosa spende, ma i professionisti non riescono a documentare se la spesa generata dalle loro prescrizioni è appropriata. In assenza di queste informazioni, in un sistema di risorse finite è assolutamente inevitabile che invece del governo clinico, sia il governo finanziario a decidere quali innovazioni introdurre e quali negare ai pazienti."
Mi fermo qui.
 

26 maggio 2011
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