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Clinica Luccioni. Consiglio di Stato a favore della chiusura. Fials: “Salvaguardare i livelli occupazionali”

I giudici hanno accolto l’appello della Regione Basilicata per la revoca delle autorizzazioni alla clinica. La Fials chiede un tavolo di confronto Regione-Azienda. Da Forza Italia una proposta di legge per affrontare la situazione.

29 OTT - La Fials di Potenza, “in merito all’incerto quadro che si sta delineando intorno all’Istituto Clinico Lucano ex Luccioni, farà tutto il possibile per salvaguardare i livelli occupazionali della struttura sanitaria tra le più importanti della nostra Regione”. Lo comunica il sindacato in una nota dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha accolto l’appello della Regione Basilicata per la revoca delle autorizzazioni alla clinica per carenze strutturali. Il Consiglio di Stato ha così ribaltato la precedente sentenza del Tar Basilicata che condannava la Regione Basilicata e Asp, affermando che, invece, sarebbe legittima la scelta delle amministrazioni locali di negare il rinnovo delle autorizzazioni all’esercizio delle attività, anzitutto a causa delle carenze strutturali della clinica.

“La sentenza del Consiglio di Stato - evidenzia la Fials nel comunicato stampa - di fatto decreta la chiusura della struttura, e quessto determinerà un incalcolabile arretramento in termini di servizi per circa 3000 utenti provenienti da diverse regioni (Calabria, Puglia, Campania) e per gli oltre 100 lavoratori tra subordinati e dell’indotto".

"Il silenzio assordante della Regione e il paventato licenziamento in tronco annunciato dall’amministratore - aggiunge la Fials - mettono in serio pericolo la tenuta della struttura sanitaria e le maestranze. Un tema così sentito dai cittadini non può restare irrisolto. Urge un serio tavolo di confronto tra Regione Basilicata e il management dell’azienda per trovare la migliore soluzione possibile indicando un nuovo piano industriale per non vanificare gli investimenti che l’azienda ha compiuto nel biennio scorso aumentando i posti letto e una maggiore attività chirurgica e diagnostica. Auspichiamo rapidità e certezza dei tempi altrimenti senza sconti per nessuno proclameremo lo stato di agitazione”.
Sulla questione è intanto intervenuto il Gruppo Pdl - Forza Italia in Consiglio Regionale presentando una proposta di legge che propone l'introduzione di una disciplina ponte per affrontare la situazione contingente e, contestualmente, la definizione di disposizioni per affrontare in maniera definitiva la vicenda. “Un’iniziativa – ha spiegato il capogruppo Michele Napoli – a riprova del ruolo che svolgiamo come minoranza che responsabilmente presenta proposte perché la Giunta superi ritardi, disattenzioni, inadempienze. Nello specifico la pdl, a differenza della mozione presentata ieri da altri consiglieri che è un mero atto politico e, tra l’altro, di contenuto non chiaro, nasce dalla necessità – ha continuato il capogruppo del Pdl-Fi – di dare una soluzione definitiva alla questione della clinica di Potenza mettendo fine alle continue proroghe”.

Napoli ha ricordato “che più volte dal 2005 per fronteggiare situazioni di emergenza si è ricorso a proroghe (leggi regionali 27/2005, 25/2008 e 16/2010). La proposta di legge ha due punti di riferimento fondamentali: il decreto ministeriale n. 70/2015 concernente il regolamento che definisce nuovi standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera, tra i quali il numero minimo di 60 posti letto per gli ospedali con più attività chirurgiche, come la Luccioni che però ha meno di 60 posti letto; il Piano sanitario regionale all’interno del quale la clinica deve trovare le sue funzioni, vale a dire affermando ed attuando la programmazione dei servizi ospedalieri e di prestazioni sanitarie sul territorio regionale”.

“Intanto – ha detto Napoli – è indispensabile garantire gli interessi degli utenti attraverso la sicurezza, la tutela della privacy, anche perché è incomprensibile l’atteggiamento della Regione che nei confronti di altre strutture della sanità privata ambulatoriale accreditata ha usato altri comportamenti. Non è più pensabile – ha precisato – che si ripetano quotidianamente le difficoltà dell’autoambulanza a raggiungere via Mazzini, che il paziente venga trasferito sotto la pioggia attraverso l’unico ascensore disponibile utilizzato anche per il traporto di derrate alimentari e visitatori ed altri disagi e disservizi. E’ finita l’epoca delle deroghe; per questo prevediamo che entro sei mesi la proprietà predisponga e presenti alla Regione un progetto esecutivo con relativo cronoprogramma vincolante per l’ultimazione dei lavori di adeguamento ai requisiti previsti dalla normativa vigente. Inoltre, l’Asp dovrà effettuare verifiche periodiche volte ad accertare il rispetto degli obbiettivi e della tempistica riportati nel progetto e il mancato raggiungimento degli obiettivi e l’inosservanza dei tempi stabiliti determinerà la decadenza della proroga nonché la revoca dell’accreditamento in essere. Si tratta di una proposta di legge snella, fatta di soli due articoli, ma efficace a differenza della mozione di altri consiglieri che è palesemente in contrasto con quanto prevede il decreto ministeriale n. 70/2015. In sostanza vogliamo dare la possibilità al privato di dimostrare la volontà di adeguamento alle normative di legge nel pieno rispetto della Costituzione che sancisce il principio della libera iniziativa di impresa che non sia in contrasto con l’utilità sociale, la sicurezza, la libertà e la dignità umana”.

Per in consigliere del Pdl-Fi, Paolo Castelluccio, “la vicenda è forse quella più emblematica del fatto che il privato deve sapere che l’interesse primario è per il cittadino tanto più nel caso della sanità. Se qualcuno pensa di replicare in questo campo l’esempio dell’outlet del commercio si sbaglia di grosso perché la salute non è in svendita. La nostra battaglia – ha continuato Castelluccio – è rivolta all’affermazione di pari condizioni di trattamento per i titolari di imprese del comparto della sanità privata accreditata che, siamo consapevoli, hanno compiti importanti da svolgere per sopperire sul territorio alle inefficienze del sistema pubblico in una maggiore sinergia a cominciare dal superamento delle liste di attesa. Il primo pensiero in questa vicenda – ha continuato Castelluccio – va all’ospedale Tinchi con un interrogativo: come è possibile che una struttura pubblica costata risorse finanziarie ingenti resti utilizzata molto parzialmente ed invece a Potenza si consente di fare ospedale in una struttura che non risponde ai minimi requisiti di sicurezza? E’ la riprova che nel governo della sanità lucana più di qualcosa non funziona”.

 

29 ottobre 2015
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