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Basilicata. Pittella: “Vado avanti come un carro armato sulla riforma sanitaria”

Il presidente della Regione è intervenuto in occasione dell’inaugurazione del nuovo distretto sanitario di Nova Siri. “Non c'è nessuna volontà a chiudere gli ospedali”, ha detto, “ma vanno messi in rete. Va costruito un modello di previsione e prevenzione. La riforma necessita e merita di essere fatta”.

16 MAG - “Vado avanti come un carro armato sulla riforma sanitaria, anche perché l'opinione pubblica ci chiede di avere una qualità della risposta alla domanda di salute. Questa regione si salva se fa le riforme fino in fondo. Oggi abbiamo messo un'altra pietra che ora va riempita di contenuti facendo sì che diventi un valore aggiunto”. Con queste parole il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, ha inaugurato sabato il nuovo Distretto Sanitario di Nova Siri, che nasce con l’obiettivo di “ridurre i ricoveri superflui, creando una rete di assistenza sul territorio con strutture intermedie”.

"Siamo nella fase - ha esordito il governatore Pittella al taglio del nastro - in cui è molto complessa l'azione riformatrice che le Pubbliche amministrazioni devono mettere in campo. Stiamo lavorando per creare i presupposti su cui realizzare la piena e compiuta riforma di questo sistema che in Basilicata recupera 18 ospedali. Non c'è nessuna volontà a chiudere gli ospedali, vogliamo mantenerli. Ma vanno messi in rete. Va costruito un modello di previsione e prevenzione. La riforma necessita e merita di essere fatta. Va costruita inoltre una rete di emergenza del 118, efficiente ed efficace che abbia tempi certi di percorrenza tenuto conto della variegata realtà orografica della regione. Abbiamo bisogno di creare questa rete - ha aggiunto Pittella - ma dobbiamo partire da fondamenta come questa struttura intermedia di Nova Siri, in modo da poter drenare le richieste di salute de-ospedalizzando. Se siamo in grado di fare sistema e squadra, otterremo i risultati”.

Poi Pittella ha esposto alcune considerazioni di carattere politico e metodologico. "Non si combatte - ha detto - la sfida del futuro demonizzando qualcuno. Proviamo a diventare più collettività. Chi sbaglia deve essere perseguito, ma non bisogna fare di tutta l'erba un fascio. Noi siamo stati chiamati a svolgere questo ruolo per attuare il cambiamento. Il terreno va smosso. A furia di mediare non decidevamo mai. Qualcuno che vive di qualche rigurgito dovrà farsene una ragione. Nel momento in cui sono stato chiamato a ricoprire questo incarico ho deciso di far prevalere lo spirito di famiglia. Abbiamo aiutato alcune municipalità in difficoltà. Ora avanti con la riforma della forestazione e della sanità”.

“Sfidiamo – ha proseguito il presidente della Regione - la impopolarità del momento, ma per il bene della Basilicata e del futuro, tutto questo é necessario. Lo spieghiamo ai cittadini che sono intelligenti e comprenderanno. La battaglia per lo sviluppo - ha tenuto a rimarcare - non può diventare un cannibalismo senza frontiere. A me interessa che il mio più grande oppositore, ad esempio, mi spieghi se sto sbagliando e dove sto sbagliando. Sono pronto ad accogliere anche eventuali suggerimenti. Ma non mi piace che si punti l'indice per partito preso e che mi si lancino epiteti gratuiti. Esiste una società che vuole lavorare per un futuro migliore. Proviamo a dire che c'è un cortocircuito ancora forte tra noi e i cittadini che non va alimentato, ma accorciato. I cittadini devono avvicinarsi al confronto. Proviamo a sederci ad un tavolo con loro perché nel nostro cuore ci sono i cittadini lucani stessi e la Basilicata".
 
Prendendo la parola, anche il Direttore Generale della Asm, Pietro Quinto, delineando gli scenari della sanità dei prossimi anni, ha osservato come la nuova struttura sia una ulteriore tappa del percorso che avvicinerà i servizi ai cittadini. "È ormai dato acquisito - ha detto il general manager - che una sanità davvero moderna deve diversificare l'offerta poiché non è concepibile continuare a pensare che tutte le prestazioni, anche quelli di base e a bassa intensità specialistica, debbano continuare ad essere erogate dagli ospedali. È giusto e più conveniente per il cittadino che quei servizi siano erogati nel posto a lui più vicino. Velocemente. Decongestionando così gli ospedali, che devono a loro volta rivoluzionarsi e divenire poli di alta specializzazione e di presa in carico dell'emergenza urgenza". Ecco perché, ha concluso Quinto, "riorganizzare non vuol dire tagliare, significa esattamente l'opposto, poiché più servizi sul territorio vuol dire più qualità più rapidità di risposta ai bisogni dei cittadini e perciò più appropriatezza negli ospedali".

16 maggio 2016
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