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Basilicata. Sciopero dei medici di medicina generale. Studi chiusi per 6 giorni tra febbraio e marzo

Lo sciopero è stato indetto dall’intersindacale della Basilicata, Cisl, Cgil, Fimmg, Smi, Snami e Uil dopo gli ultimi incontri in Prefettura per le procedure di conciliazione.

02 FEB - Sei giorni di sciopero per i medici di medicina generale della Basilicata: il 22 e 23 febbraio e il 13, 14, 15, 16 marzo.
Li ha indetti l’intersindacale della Basilicata, Cisl, Cgil, Fimmg, Smi, Snami e Uil, a seguito degli ultimi incontri di ieri in Prefettura per le procedure di raffreddamento e conciliazione.

“Nonostante gli impegni assunti dai massimi responsabili politici della Regione (e la disponibilità dimostrata da quelli sindacali), non è stata ancora avanzata alcuna soluzione ai molti problemi urgenti per il rilancio della sanità pubblica territoriale”, ha affermato il segretario Smi Basilicata Vincenzo Filitti.
Diverse le questioni sul tavolo. “Per esempio, relativamente alla situazione di estremo disagio dei medici di Continuità Assistenziale, oggetto della sospensione di alcune indennità previste dall’Accordo Integrativo Regionale in vigore (DGR 331 del 2008)”, dice ancora il sindacalista.
“O ancora: l’Intersindacale, ritiene non più rinviabile la discussione e la definizione in tempi brevi di nuovo accordo integrativo regionale che riorganizzi il sistema delle cure primarie in grado di affrontare le sfide future della sanità lucana (piano cronicità, piano nazionale vaccini, liste d’attesa)”.

A novembre l’Assemblea Generale Unitaria dei Medici di Medicina Generale della Regione Basilicata riunitasi a Potenza aveva dichiarato lo stato di agitazione della categoria dando mandato alle organizzazioni sindacali rappresentative dell’area di attivare tutte le azioni sindacali di protesta.

Ora, le organizzazioni sindacali in assenza di risconti concreti della parte pubblica hanno quindi proclamato lo sciopero che sarà svolto con le seguenti modalità. Per i medici di medicina generale del settore di assistenza primaria si prevede la chiusura di tutti gli studi dalle ore 8:00 alle ore 20:00; i medici garantiranno comunque le visite domiciliari urgenti, le visite in assistenza programmata a pazienti terminali, le prestazioni di assistenza domiciliare integrata  e la la Pronta Disponibilità Telefonica per i medici di Assistenza Primaria. Per i medici di continuità assistenziale è prevista l’astensione dal lavoro dalle ore 20:00 alle ore 24:00; saranno garantite le prestazioni indispensabili secondo quanto previsto dal comma 4 dell’art. 31 ACN vigente. I medici di emergenza sanitaria si asterranno dal lavoro dalle ore 8:00 alle ore 12:00 ma saranno garantite le prestazioni indispensabili secondo quanto previsto dal comma 4 dell’art. 31 ACN vigente. I medici dei servizi territoriali si asterranno dal lavoro dalle 8:00 alle ore 12:00 pur garantendo le prestazioni indispensabili individuate dal comma 12 dell’art. 78 ACN vigente. Infine, i medici penitenziari non accederanno negli Istituti Penitenziari, ma saranno garantite le urgenze, le visite ai nuovi Giunti, il N.O ai partenti in causa.

I sindacati contestano:
1. Assegni segni individuali non riassorbili (art. 59 lettera A comma 2, 3 e 5 ACN/2005).
2. Fondo per il “Programma di attività finalizzata al Governo Clinico (DGR 1338/2010), finanziato per il 2010 e non più rinnovato.
3. Quota in base al numero degli assistiti affetti da malattie croniche (art. 8 comma 7 e 8 dell’ACN/2010).
4. Assenza di qualsiasi programma formativo.
5. Ritardo nelle procedure di assegnazione delle zone carenti di assistenza primaria (relative al primo semestre 2017) e ritardo della pubblicazione delle zone carenti rilevate nel 2° semestre 2017.
6. Blocco della pubblicazione delle zone carenti del servizio di Continuità Assistenziale dal 2010, eccetto una sola pubblicazione nel 2015.
7. Sottovalutazione del problema “idoneità e sicurezza” dei presidi di Continuità Assistenziale.
8. Mancata definizione del pagamento per l’accesso al servizio di Continuità Assistenziale da parte dei cittadini residenti in altre regioni, con palese inosservanza dei LEA.
9. La mancata attivazione del servizio di Reperibilità per il servizio di Continuità Assistenziale da parte dell’ASP
10. Mancata informatizzazione dei presidi di Continuità Assistenziale.
11. Assenza di pubblicazione delle zone carenti per il servizio emergenza-urgenza 118. 11.
12. Mancato avvio dei Corsi di formazione previsti dall’art. 66 del DPR 270/2000.

02 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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