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La morte di un paziente merita rispetto, ma basta processi mediatici

28 DIC - Gentile direttore,
che la morte non faccia piacere e che sia un evento triste è fuor di dubbio. Morire in ospedale, qualunque esso sia ed in qualunque latitudine, fa discutere, fa notizia, perché in ospedale non si muore. Ma che la morte diventi notizia da prime pagine e che addirittura parta dai media il crucifige della classe medica o degli esercenti la sanità è insopportabile.
 
È di ieri la notizia, data con grande enfasi, del Vigile del Fuoco di Vibo Valentia morto nel reparto di ortopedia di Cosenza dopo un intervento chirurgico e prima di un altro a cui avrebbe dovuto sottoporsi. Fermo restando, per come già detto, che la morte di chiunque, specialmente in ospedale sia un evento a cui tutti i medici e tutti gli esercenti la professione sanitaria si oppongono, un evento a cui non si è mai pronti e che lascia sempre un segno indelebile nella vita di tutti, sia di chi perde il caro sia di chi ha lottato affinché ciò non succedesse, è assolutamente necessario, prima dei processi sommari mediatici, capire, comprendere, valutare il confine tra l'eventuale complicanza e il possibile errore.
 
Ma etichettare in modo errato, il paziente era ricoverato in un altro reparto, l’ortopedia di Cosenza come un mattatoio è assolutamente offensivo e non rende merito a chi ogni giorno fronteggia le difficoltà legate certamente non alla perizia del personale ma a ben altro. Ma, come al solito, serve subito un colpevole, un criminale, quindi si dia in pasto l'elemento debole della catena, il chirurgo e, se possibile, l'ortopedico.
 
Quello che oggi è importante è capire cosa è successo, comprendere il dolore dei familiari di chi non c'è più, evitare che ciò si possa ripetere, ma diventa altrettanto importante comprendere il disagio di chi sa di non avere sbagliato, di chi si è prodigato e si prodiga in ogni momento verso i malati, verso coloro che hanno necessità di un intervento medico-chirurgico o di una parola di conforto.
 
Spesso le copertine, le prime pagine, fanno molti danni e la sordità o la cecità di chi è deputato alla comprensione si perde nei numeri e nelle percentuali di un' economia che non tiene conto delle persona.
 
Massimo Carmelo Misiti
Ortopedico, Responsabile ortopedia Cig, Collegio italiano chirurghi

28 dicembre 2016
© Riproduzione riservata

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