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Catanzaro. Fondazione Betania fa il punto su qualità della vita e disabilità nei servizi residenziali

Fra i temi trattati la qualità della "vita di relazione" all'interno delle strutture residenziali, il ruolo degli Enti locali nel Welfare di comunità, l'utilizzo appropriato e il significato degli "ausili" e le ultime novità in tema di accessibilità e abbattimento delle barriere architettoniche. Don Biagio Amato, presidente Fondazione Betania: “Aprirsi a una dimensione valoriale che tenga conto del vissuto e del percepito del soggetto assistito”.

05 DIC - Si è svolto il 30 novembre scorso il seminario che Fondazione Betania Onlus ha tenuto nell’auditorium di via Molise in S. Maria di Catanzaro, dedicato al tema “Qualità della vita e disabilità nei servizi residenziali e semiresidenziali”, seguito da oltre centoquaranta fra operatori interni e del territorio. Fra i temi trattati la qualità della "vita di relazione" all'interno delle strutture residenziali, il ruolo degli Enti locali nel Welfare di comunità, l'utilizzo appropriato e il significato degli "ausili" e le ultime novità in tema di accessibilità e abbattimento delle barriere architettoniche.
 
Il presidente della Fondazione, don Biagio Amato, ha introdotto i lavori soffermandosi sul concetto di qualità della vita che, al di là delle definizioni tecniche, per l’individuo ospite dei servizi è fondamentalmente qualità della “vita di relazione”. La stragrande maggioranza delle persone ospitate nelle strutture residenziali non ha scelto di farlo. Ne consegue che è rilevante affrontare l’argomento della qualità della “vita di relazione” nelle strutture perché essa costituisce il novanta e più percento della giornata (come del resto avviene nella vita di ognuno). Questa considerazione immediatamente evoca il grande tema della qualità della vita degli operatori che lavorano all’interno delle medesime residenze, coloro cioè che sono i principali interlocutori della relazione con gli ospiti. Il presidente ha voluto richiamare l’attenzione sulla esigenza di trascendere da una dimensione esclusivamente tecnicistica nella interpretazione del concetto di qualità, che trae origine dal punto di osservazione di chi è chiamato a legiferare o a gestire la struttura, per aprirsi a una dimensione valoriale che tenga conto del vissuto e del percepito del soggetto assistito.
 
Il dr. Gennaro Izzo (assistente sociale, coordinatore Ufficio di Piano di Ambiti Territoriali in Campania e docente alle Università Federico II e Suor Orsola Benincasa di Napoli) si è soffermato sul ruolo dell’Ente locale, nell’era del Piano di Zona e alla luce dei nuovi livelli essenziali di assistenza. Partendo dal principio di sussidiarietà, ha sottolineato come l’Ente locale sia il livello di garanzia istituzionale pubblica più vicino ai cittadini. Il relatore ha voluto veicolare un messaggio di ottimismo sottolineando come questo periodo storico sia caratterizzato da numerose opportunità per i fautori della Welfare di Comunità, anche se ancora poco organiche e confuse nei diversi livelli di competenza. Le tutele e gli sviluppi dell’amministrazione di sostegno; la legge sul “dopo di noi” che mira alla de-istituzionalizzazione a supporto della domiciliarità; il piano nazionale di contrasto alla povertà; la riforma del Terzo Settore, con l’ardire della co-programmazione pubblico-privato, di molto più significativa della “vecchia” co-progettazione dello scorso ventennio; i Progetti Terapeutici Riabilitativi Individuali, sostenuti da Budget di Salute.
 
La dr.ssa Rossella Di Marzo (assistente sociale, responsabile dei Servizi sociali dell’Ambito Unione Territoriale Intercomunale “Livenza Cansiglio Cavallo”, Comune di Sacile [PN]) è intervenuta sull’ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health, cioè la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute), spiegandone il significato e sottolineando il valore insito nel suo utilizzo: uno strumento di valutazione molto completo ma impegnativo da adoperare, da parte degli operatori. L’ICF, ha continuato la relatrice, predispone alla costruzione di una visione multidimensionale della persona con disabilità, applicabile ai molteplici contesti, culture e nazioni e che accomuna, nel riassumerle, le componenti biologiche, fisiche e sociali.
 
La seconda parte della mattinata ha approfondito argomenti più operativi legati alla pratica quotidiana.
 
Ha aperto i lavori il dr. Costante Emaldi (fisioterapista, responsabile del sistema di clinical governance del consorzio Solco di Ravenna) occupandosi di ausili. Se si considera che anche i letti e i sistemi antidecubito rientrano nella categoria degli “ausili”, ha sottolineato che la persona residente nelle RSA vive continuamente associato a un ausilio. Il relatore ha posto l’accento su come per una persona con disabilità il problema non è oggi l’assenza di strumenti tecnologici adeguati, ma come renderli concretamente utilizzabili nella vita quotidiana superando le barriere legate alla loro identificazione, selezione, personalizzazione, training, assistenza tecnica, nonché budget di spesa. È importante rammentare come l’ausilio sia funzionale all’utente quando è efficiente e ben utilizzato e come esista tutta una normativa che regolamenti questo aspetto. L’ausilio, infatti, rientra a pieno titolo negli aspetti del clinical risk management con tutte le ricadute legali che ciò comporta.
 
Ha chiuso le relazioni il dr. Giuseppe Trieste (presidente FIABA Onlus). Introdotto dal breve ed emozionante filmato promozionale delle Paralimpiadi di Rio 2016, il dr. Trieste ha descritto le finalità della Onlus (Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche) che presiede, la quale si propone di abbattere tutte le barriere, da quelle architettoniche a quelle culturali, che precludono la possibilità di godere e vivere in tutte le sue forme. Per questo promuove la fruibilità universale e la progettazione di ambienti totalmente accessibili secondo i principi della Total Quality e Design, la “progettazione per tutti” finalizzata all’inclusione sociale e all’uguaglianza nel rispetto della diversità umana, attenta ai bisogni, alle esigenze e ai desideri delle persone. Il concetto di base al quale si ispira questa ONLUS, sottolinea il presidente, è che non esistano gruppi di persone con caratteristiche da catalogare ma esiste “la persona” con tutte le sue qualità e peculiarità e la disabilità non è il problema di una minoranza né l’unico ostacolo che una persona incontra nel corso della propria vita. Il concetto di persona a ridotta mobilità permette una visione più globale verso le esigenze di tutti, rispondendo alla sempre più crescente richiesta della società di inclusione, non più di integrazione. L’accessibilità è uno dei principi su cui è imperniata la Convenzione Internazionale dei diritti delle persone con disabilità (2006) recepita nel nostro ordinamento nel marzo 2009.
 
Partendo dalla sua personale esperienza, di persona che si muove in carrozzina da diversi decenni, il dr. Trieste ha quindi ripercorso tutte le principali difficoltà delle quali si legge spesso sulla stampa quotidiana, sottolineando e suggerendo soluzioni per porre rimedio a esse senza intenderle come un beneficio circoscritto alle persone con disabilità, ma come un modello da adottare per migliorare ed elevare la qualità della vita di tutti. Un modo molto concreto e talvolta toccante per concludere la giornata incentrata sui bisogni reali della persona con disabilità.
 
Ha concluso i lavori il dr. Fulvio Bruno (direttore operativo e direttore sanitario di Fondazione Betania) che ha sottolineato il valore della giornata derivante anche dal contributo di quattro relatori che provenivano da realtà geografiche differenti e che, confrontandosi da ottiche diverse, hanno favorito quella preziosa contaminazione di idee, vedute ed esperienze che costituisce l’humus ideale per affrontare in maniera costruttiva tematiche complesse. Il dr. Bruno ha sottolineato, nell’ottica del gestore, che non tutto è possibile fare da subito, in un regime di scarsezza di risorse, ma una corretta analisi, seguita da una puntuale pianificazione costituiscono i presupposti essenziali per un percorso di miglioramento continuo della qualità del servizio erogato. 

05 dicembre 2018
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