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Il bene collettivo da difendere, anche in Calabria

27 APR - Gentile Direttore,
in tempi di emergenza coronavirus si è ben evidenziato il disimpegno dello Stato verso il SSN, il fallimento delle modalità di gestione delle USL trasformate in “aziende”, il grave deficit di coordinamento tra le attività ospedaliere e quelle distrettuali, il vuoto partecipativo del privato accreditato a “concorrere all’erogazione di servizi” quando il gioco si è fatto duro.
 
E con le misere risorse disponibili, è stata ancora più beffarda l’enfasi mediatica sui nuovi eroi ed il loro dramma nel reggere l’onda d’urto di migliaia di persone richiedenti assistenza. Per fortuna i blocchi preventivi attivati in Calabria (e nelle altre regioni del sud) hanno disinnescato un potenziale disastro umano, date le condizioni organizzative e strutturali del nostro SSR.
 
Nessun politico che ha condotto il Governo negli ultimi 20 anni ha ammesso i danni prodotti dai corposi tagli al finanziamento del SSN, nessun politico ha evidenziato le ulteriori penalizzazioni economiche a carico delle regioni del sud, Calabria in particolare (SOSE dixit!). L’opportunità di usufruire di una massa corposa di finanziamento della Comunità Europea (prestiti beninteso, non regali!) può costituire l’inizio di una nuova primavera che riduca/annulli le disuguaglianze nel campo dell’assistenza sanitaria.
 
Riversare le maggiori attenzioni in questo settore non può aver il significato di scotomizzare il gap esistente in tutti gli altri settori della vita sociale ed economica. È ora di colmare anche il solco creato dal disimpegno più che centenario dello Stato nel promuovere lo sviluppo economico e sociale di questo territorio. L’evidenza storica racconta di progetti e programmi assistenziali e mai di progetti e programmi di investimenti a realizzare infrastrutture facilitanti lo sviluppo economico. È ora che in Calabria, ove l’emergenza è condizione di vita quotidiana, si rivendichino i princìpi di equità, uguaglianza e sussidiarietà e se ne abbia concretamente corrispondenza.
 
Oltre ai finanziamenti europei, in attesa dell’attuazione dei Decreti Legislativi derivanti dalla L. 42/2009, le soluzioni radicali e auspicabili sono:
1) liberarsi dal commissariamento,
2) ricorrere alla Costituzione Italiana.
 
Per quanto riguarda la liberazione dal commissariamento non spendo una parola in più di quanto già riportato in un mio precedente intervento: l’evidenza dei risultati è nota a tutti: rarefazione dei servizi, ulteriore innalzamento dell’iniquità, impoverimento globale cioè dissolvenza dei diritti civili e sociali.
 
Perseverare su questa strada è criminalità governativa. Ricorrere alla Costituzione significa tener conto dell’art. 119 che al Comma 3 declama: “La Legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante” e al Comma 5: “Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni.”
 
Traduzione. Sussidiarietà e un piano di investimenti per ricostruire e riallineare le strutture ed i servizi del Sistema Calabria a quelli dei Sistemi delle Regioni del nord. Nel settore della sanità certamente, ma anche in quello dei trasporti, delle comunicazioni, delle scuole, dell’agroalimentare, del turismo…
 
Certo occorre un asfissiante controllo di gestione perché i flussi di denaro vengano utilizzati esclusivamente per gli obiettivi dichiarati; ma di onesti e competenti dirigenti (sanitari) la Calabria ne ha esportati ovunque in Italia e nel mondo. E solo chi conosce bene il proprio territorio può indirizzare ed utilizzare al meglio le risorse e le persone, con buona pace di tutti i commissari ad acta che si sono succeduti in questi anni a governare il fallimento di sé stessi.
 
In questi giorni per le strade di Cosenza non circola nessuno, nel rispetto delle Ordinanze. Ne traggo un fatto culturale di capitale importanza: anche qui si ha piena coscienza e consapevolezza di cosa sia il “bene collettivo”. Se vi sono obiettivi chiari, realizzabili in tempi ben definiti, che fanno intravvedere un futuro diverso e migliore si è ben disposti a superare lo stato presente delle cose, disinfestarsi da tutti i noti parassiti e sanificare il proprio sistema.
 
Diversamente, sedimentando il disimpegno dello Stato, ci si continuerà ad affidare alla spannografia, al pressapochismo, al comando degli utili e compiacenti servi governati dai cettolaqualunque, all’impoverimento globale. Con il persistente convincimento e compiacimento dei molti che questa terra sia solo una fastidiosa espressione geografica dello Stivale
 
Silvano La Bruna
Medico-chirurgo
Cosenza


27 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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