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Una terribile escalation senza fine

01 OTT - Due aggressioni in pronto soccorso in poche ore a Napoli. La prima al Pellegrini dove un paziente con le stampelle si è scagliato contro una guardia giurata rischiando di fratturargli l’arto. La seconda al San Giovanni Bosco dove un altro energumeno pretendeva la misurazione della pressione senza passare per l’accettazione e il triage. Al rifiuto sono scattati pugni e schiaffi all’indirizzo dell’infermiere di turno. Refertata anche in questo caso una guardia giurata accorsa in difesa del camice bianco.

Il fenomeno delle aggressioni in corsia in Campania da gennaio del 2019 ha assunto i contorni di una vera e propria emergenza sociale con una escalation che conta circa 90 aggressioni registrate solo a Napoli e provincia. Tra le vittime degli ultimi giorni anche il primario del Pronto soccorso del Loreto Mare Alfredo Pietroluongo pesantemente minacciato dal violento di turno che ha promesso di attenderlo fuori per “uccidermi con 28 coltellate” dice il medico.

"Non facciamo neanche in tempo a manifestare la nostra solidarietà ai medici aggrediti o minacciati che ci vediamo costretti a comunicare nuovi atti di violenza. Ormai gli operatori della sanità sono come pungiball, e anche chi è deputato a mantenere l’ordine viene picchiato. Serve un intervento legislativo urgente". Con queste parole il direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro Ciro Verdoliva commenta due nuovi episodi di violenza verificatisi oggi in altrettanti presidi ospedalieri dell’Asl Napoli 1 Centro.

Intervento legislativo che come è noto è ormai calendarizzato alla Camera dopo l’approvazione all’unanimità al Senato nelle settimane scorse e che prevede un forte inasprimento delle pene (nei casi con lesioni da 4 a 16 anni di carcere) e aggravanti che consentiranno di procedere d’ufficio senza attendere la querela di parte. “Non basta l’inasprimento delle pene previsto dal disegno di legge 867 appena approvato al senato - aggiunge Michela Rostan deputata di Liberi e Uguali - e nella discussione alla Camera intendiamo presentare un emendamento per rendere piena la qualifica di pubblico ufficiale di medici e personale sanitario nell’esercizio delle loro funzioni assistenziali”.
 
A invocare una diversa qualifica e soprattutto un’operatività e regole di ingaggio diverse sono anche le guardie particolari giurate che ormai sono spesso vittime, come i camici bianchi, delle aggressioni ma che sentono di avere le armi spuntate per arginare il fenomeno. “Attualmente le guardie particolari giurate sono un ibrido istituzionale non avendo né poteri autoritativi e né certificativi - avverte Giuseppe Alviti leader dell’associazione nazionale guardie particolari giurate - fino a quando non cambieranno le nostre regole di ingaggio ovviamente nessun deterrente sarà dato contro questa melma vigliacca che attacca personale medico di servizio e le stesse guardie”.

In effetti ieri solo grazie al tempismo della guardia giurata di turno(anch’essa refertata) non è successo il peggio. “Basterebbe che ai colleghi almeno durante l’orario di servizio in luoghi a rischio come appunto l’ospedale - venisse conferito, dopo una giusta formazione, il titolo di ausiliare di agente di pubblica sicurezza come per la polizia municipale. In tal guisa ai pronto soccorso potrebbero non solo identificare persone, ma bloccarle se è il caso e anche porle in arresto oltre che elevare contravvenzioni e notiziare direttamente l’organo giudiziario. Non vedo altra via di uscita perché anche in vigenza della nuova legge vedremmo lo stesso violenze e poi precipitose fughe. Altrimenti essendo l’ospedale essendo un luogo pubblico lo si facesse presidiare direttamente dai carabinieri o dalla polizia di stato facendo da filtro alle persone che entrano e escono come fanno le guardie giurate”.
 
Un nodo irrisolto quello della violenza in ospedale molto sentito anche dai sindacati della dirigenza medica che vivono sulla propria pelle un fenomeno che in Campania e in particolare a Napoli e provincia ha assunto i connotati di un vero e proprio allarme sociale. Intanto la gara per la dotazione di body cam e dash cam (fotocamere di sorveglianza indossate dal personale e piazzate sui mezzi di soccorso in aggiunta a quelle già montate nella maggior parte dei pronto soccorso degli ospedali della Asl Napoli 1 è in corso ed entro fine anno saranno realtà Ma i sindacati della dirigenza medica chiedono altro. Soprattutto ascolto: “Siamo noi a prendere le botte - Lino Pietropaolo - la solidarietà va bene ma fino a un certo punto. Ci sono cose semplici da fare subito per le quali chiediamo da tempo di essere ascoltati e ricevuti dal manager. Esistono norme precise sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e soluzioni operative, organizzative e strutturali sulle quali vorremmo essere consultati al solo fine di collaborare con il manager che siamo certi sia animato dalle miglior intenzioni ma non ci convoca mentre spesso i nostri colleghi sono chiamati dall’ufficio di disciplina solo per aver espresso lamentele quasi sempre costruttive”. I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno per questo chiesto nei giorni scorsi una convocazione urgente in prefettura.
 
“In base alla nuova norma approvata al Senato - avverte il presidente dell’Ordine dei medici di Napoli Silvestro Scotti - l’aggressore rischierebbe il carcere. Chiediamo che la norma sia calendarizzata e approvata subito con la previsione della qualifica di pubblico ufficiale e ringraziamo la vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera Michela Rostan per questo impegno nel nuovo esecutivo”.
 
Appello condiviso da Franco Ascolese, presidente dell’Ordine delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e prevenzione e dall'Ordine degli infermieri Ciro Carbone.
“L’ennesimo episodio di violenza ai danni di un infermiere - conclude quest’ultimo - ci fa riflettere sulla reale capacità della politica di intervenire in tempo sulle emergenze e sulla risoluzione dei problemi dei cittadini e dei lavoratori della sanità. Riteniamo indifferibile approvare con grande rapidità la nuova legge. Da troppi anni siamo in attesa e portiamo sulla nostra pelle le conseguenze dei ritardi. Ogni giorno è un rosario di aggressioni, violenze, ormai insopportabili. L’Ordine degli infermieri di Napoli è vicino al collega aggredito al San Giovanni Bosco così come a tutti quelli check sono passati prima di lui. Non smetteremo di esercitare una civile ma tenace pressione sulla politica e sulle istituzioni per una tutela dell’incolumità fisica e per un’adeguata sicurezza negli ospedali e per gli operatori dell’emergenza urgenza”.
 
Ettore Mautone

01 ottobre 2019
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