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Campania. Budget esaurito per la specialistica: dopo Napoli si ferma anche Avellino

All’appello mancano circa 50 milioni di euro per la copertura regionale delle prestazioni nelle varie branche fino alla fine dell’anno. Eppure le disponibilità finanziarie non mancano. La sola Asl di Avellino ha un avanzo di amministrazione di circa 3,5 mln di euro. Aspat: "Il ministero dia il via libera alle risorse del Patto per la Salute". TABELLA RISORSE ASL AVELLINO

20 OTT - Esaurimento del budget per le prestazioni in convenzione di specialistica ambulatoriale: dopo Napoli è la volta di Avellino. Da martedì 28 ottobre esami e prestazioni diagnostiche nei centri accreditati saranno a pagamento anche per i pazienti cronici, oncologici e anziani. Nei prossimi giorni a ruota, cadranno anche le altre aziende sanitarie in rosso fisso e ormai a secco di risorse da qust’estate. All’appello mancano circa 50 milioni di euro per la copertura regionale delle prestazioni nelle varie branche fino alla fine dell’anno. Eppure le disponibilità finanziarie non mancano. La sola Asl di Avellino ha un avanzo di amministrazione di circa 3,5 mln di euro. Circa 18 mln il tesoretto della Asl di Caserta e tranne Napoli anche Benevento e Salerno hanno euro aggiuntivi in cassa da spendere. 
 
“La Campania è affetta da una sorta di diabete finanziario - avverte Pier Paolo Polizzi, presidente regionale dell’Aspat, una delle maggiori associazioni di categoria – il paradosso sta nel fatto che la Regione, e dunque le singole Asl, grazie al pareggio di bilancio hanno disponibilità finanziarie, a valere sul patto per la salute, per circa 300 mln di euro ma non possono spenderle. La struttura commissariale ha le mani legate ed è nell’impossibilità di utilizzare tali risorse in ragione dei limiti imposti dalla spending-review. Per superare questi limiti è atteso un lasciapassare ministeriale che come “l’insulina” ha il potere di far utilizzare le risorse finanziarie disponibili ma allo stato non impiegabili. Ci attendiamo una celere e positiva decisione dei ministeri vigilanti – conclude Polizzi – foss’anche solo per assicurare continuità assistenziale alle fasce più deboli della popolazione per la cui garanzia il budget sarebbe in questo caso dimezzato: circa 30 milioni di euro. Siamo pronti a schierarci al fianco della struttura commissariale e del presidente Stefano Caldoro – conclude il leader sindacale - in questa sacrosanta battaglia a favore dei cittadini utenti affinché abbiano la possibilità di accedere ai servizi diagnostici e di laboratorio fino al 31 dicembre del 2014”.

In realtà un traguardo raggiungibile: basta pensare che lo spread, per assicurare le prestazioni fino a fine anno, per la Asl di Avellino, ammonta a poco più di 3 milioni di euro (vedi tabella allegata). “Tali risorse – aggiunge Gaetano Gambino, direttore generale dell’Aspat - potrebbero essere ricavate anche dalla diminuzione della mobilità passiva dei cittadini verso altre Regioni di confine che, allo stato, è prevedibile visto il precoce esaurimento delle prestazioni e dei correlati tetti di spesa e dunque dalla necessità per i cittadini di pagare prestazioni magari indifferibili ed urgenti. Non solo, la Regione ha anche accorpato il budget tra prestazioni erogate a residenti e quelle ad alto costo erogate a pazienti non residenti. Meccanismo che ha inesorabilmente eroso le disponibilità finanziarie per le attività correnti.  Da ultimo segnaliamo la disponibilità delle strutture private erogatrici di colmare una parte delle risorse finanziarie occorrenti con un periodo di erogazione di prestazioni a tariffa scontata, in regime di regressione tariffaria, da concordare attraverso uno specifico accordo aziendale al contratto”.

La sottostima del fabbisogno
In Campania lo stop alle prestazioni risente anche della sottostima del fabbisogno di prestazioni e della scure del Piano di rientro dal deficit. I tagli lineari attuati negli ultimi cinque anni hanno progressivamente depauperato il finanziamento per l’assistenza specialistica (radiologia, patologia clinica, cardiologia, diabetologia e branche a visita) incidendo per circa il 50 per cento. Né è bastato il taglio delle tariffe (del 40 per cento per i laboratori) attuato all’atto del varo del nuovo nomenclatore ministeriale che per impegno commissariale avrebbe dovuto fare il paio, attraverso la riprogrammazione delle risorse, con la copertura delle prestazioni fino al 31 dicembre. I margini di operatività sono ridotti all’osso.
 
I nodi della programmazione sono irrisolti e, tra l’altro, impediscono la firma dei contratti tra le aziende sanitarie locali e i centri erogatori. A 2014 ormai concluso i centri sanitari accreditati lavorano, secondo disposizioni commissariali, in regime di prorogatio rispetto alle attività del 2013. Come se non bastasse i decreti commissariali n. 91 e 92 dell’11 agosto scorso, in assenza del provvedimento formale di assegnazione del fondo sanitario regionale per la spesa sanitaria corrente (indistinta e vincolata) relativa al 2014, fanno riferimento al finanziamento 2013 ed a quanto riportato nel nuovo Patto per la Salute per gli anni 2014-2016, approvato dall’intesa Stato-Regioni. In base alla comunicazione del presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome del 5 agosto 2014 è atteso per la Regione Campania un significativo ulteriore incremento del finanziamento statale della spesa sanitaria corrente per il 2014 (fatta salva la Finanziaria ovviamente). In particolare, l’allegato 1 al decreto 91, in relazione alla popolazione Istat della Campania al 1° gennaio 2013, definisce per ogni singola Asl campana le quote di accesso al finanziamento totale che, per l’anno 2014, dovrebbe registrare un incremento di circa il 2,7% per complessivi 283 milioni e 271mila euro.
 
“La nostra richiesta – conclude Polizzi – avanzata sin dalla fine del luglio scorso – resta quella di implementare e rimodulare il tetto di spesa della macroarea di Specialistica ambulatoriale per l’anno 2014 in base alle nuove prerogative finanziarie da attribuire in queste settimane alle Aziende sanitarie locali affinché ognuna, possa far fronte in autonomia, alle proprie specifiche criticità territoriali”.

Cassa integrazione per 2 mila camici bianchi
Una situazione di stallo in cui non è trascurabile il dato relativo a circa 2 mila i lavoratori in camice bianco dipendenti delle strutture ex convenzionate collocati in cassa integrazione a causa dello stop alle prestazioni in convenzione a tutto danno delle casse pubbliche. Né è stato finora consentito, da parte della struttura commissariale, di modificare, direttamente a livello di Asl, la distribuzione dei budget tra le varie branche specialistiche. in accordo con le Associazioni di Categoria.
 
Ettore Mautone  

20 ottobre 2014
© Riproduzione riservata

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