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Campania. Bimbi trapiantati di cuore, i genitori si appellano a De Luca: “Salvate il Centro di Napoli”

In meno di due giorni ha raccolto più di 500 firme la petizione lanciata da una trentina di genitori per chiedere al presidente della Regione di mettere in atto tutte misure necessarie ad assicurare assistenza ai loro figli. “Se c'è la volontà politica e gestionale, si può, senza aggravi della spesa a carico della regione, anzi in qualche caso con evidenti risparmi”.

03 NOV - Il Centro Trapianti di Napoli, nell'Azienda Ospedaliera dei Colli presso l'Ospedale Monaldi è una struttura “di eccellenza” e “l’unica speranza di sopravvivenza dei nostri figli”, ma “soffre di una struttura ancora precaria organizzativamente che, con il crescere del numero di trapiantati, incomincia a faticare”. È per questo che oltre 30 genitori di bambini campani trapiantati di cuore hanno lanciato una petizione al presidente della Regione, Vincenzo De Luca, chiedendo di fare tutto il possibile per difendere il centro, e dunque l’assistenza ai loro figli. L’appello, pubblicato sul portale Change.org, ha già superato le 500 sottoscrizioni in meno di due giorni.

Il centro, spiegano i genitori a De Luca, ha permesso di curare i bimbi senza “nessun viaggio della speranza, nessuna dispersione di risorse per la sanità regionale”, ma dando loro “la possibilità di avere accanto i propri cari e dunque bassi costi sociali, oltre alla cosa più importante: i nostri figli salvi. Tornati alla vita grazie alla competenza di un gruppo di medici campani che hanno fatto la coraggiosa scelta di non fuggire dalla nostra splendida regione”. Il settore dei trapianti è quindi, secondo i genitori, “una eccellenza campana nell'ambito di una sanità bistrattata che arranca tra tagli e mala gestione a scapito dell' utenza già mortificata da una statura territoriale sottodimensionata rispetto alle risorse su cui potrebbe contare”. Ma, sottolineano i genitori nell’appello, far fronte alle esigenze di assistenza richiede una organizzazione più completa e strutturata, per la quale, se c'è la volontà politica e gestionale, non sono necessari aggravi della spesa a carico della regione, anzi in qualche caso con evidenti risparmi (come sicuramente sa la quota destinata ai trapianti in Campania non riesce quasi mai ad essere spesa per gli obiettivi previsti)”. “Noi, gentile presidente, non ci sentiamo di assistere all'opera sistematica di smantellamento che si sta compiendo di un centro di eccellenza, unica speranza di sopravvivenza dei nostri figli”.

In particolare, i genitori chiedono che l'assistenza ai trapiantati non sia garantita solo in regime ordinario di Day hospital, “ma anche e soprattutto in emergenza. Questo oggi è garantito solo se sono presenti in ospedale i referenti dei trapianti che, per etica, agevolano il processo, assumendosene diretta responsabilità. Altrimenti i trapiantati dovrebbero essere portati ad un qualsiasi P.S. e da lì trasferiti al Monaldi (minore tempestività di intervento, aggravio di spesa sanitaria). Non possiamo affidare la vita dei nostri figli alla fortuna o alla gentilezza o all'etica personale di due medici”. La direzione, secondo i genitori, “deve garantire le emergenze ad una utenza così particolare (si pensi che dai medici della mutua, ai P.S. nessuno sente di assumersi la responsabilità di intervenire sui nostri ragazzi senza avere diretta indicazione dagli esperti di trapianti)”.

I trapiantati, evidenziano poi i genitori, “presentano problematiche da trattare con un approccio integrato tra competenze, ad oggi i pediatrici sono stati garantiti solo grazie alla completa dedizione di due cardiochirurghi che hanno cercato di tessere una fitta rete di collaborazione e di consulenze con colleghi e reparti che per lo più erano dediti a svolgere attività assistenziale prettamente per adulti. Questo aspetto dell'assistenza – è la richiesta dei genitori - va strutturato e messo a regime, non può continuare a gravare solo sulla dedizione di chi lavora con competenza e passione. Perché l'aumentare dei casi diminuisce la possibilità di intervento”. I genitori ritengono quindi “necessaria” una “riorganizzazione che tenga conto delle figure multidisciplinari, dei locali (reparto, TI, riabilitazione) dove poter ricoverare tale coorte di pazienti tenendo presente la diversità di età”.

03 novembre 2015
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