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Campania. Terra dei fuochi. Triassi: “Dati Iss non dicono nulla di nuovo, occorrono fatti”

Il direttore del Dipartimento di Salute Pubblica della Federico II, dopo la pubblicazione del report dell'Istituto superiore di sanità, sottolinea che “nessuno studio e nessun sistema di sorveglianza attuale può permettersi di stabilire un nesso di causalità tra inquinamento da rifiuti tossici e incremento di patologie”. E precisa: “Referenti principali per le informazioni epidemiologiche devono essere i Dipartimenti di Prevenzione”.

14 GEN - “La Campania, e quanti vivono in zone devastate dalle ecomafie, non hanno bisogno di grandi annunci o di clamore mediatico fine a se stesso. I dati presentati dall’Istituto superiore di sanità non ci dicono nulla in più di quanto non si sapesse già, forse è arrivato il momento che si portino avanti azioni concrete”. A parlare è la professoressa Maria Triassi, direttore del Dipartimento di Salute Pubblica della Federico II, che poi chiarisce: “Nessuno studio e nessun sistema di sorveglianza attuale può permettersi di stabilire un nesso di causalità tra inquinamento da rifiuti tossici e incremento di patologie. Lo studio ‘Sentieri’ a detta degli autori stessi ‘non consente in linea generale la formulazione di valutazione di nessi causali’. Si tratta infatti di uno studio descrittivo e non analitico. Le patologie per le quali si evidenzia un eccesso di ricoveri e di mortalità sono patologie multifattoriali, che dipendono anche da altri fattori di rischio, quali ad esempio il traffico, le industrie, ma anche il disagio sociale e la forte urbanizzazione”.
E nulla si può dire in più, almeno per il momento, sul Registro Tumori attivato da un anno in Regione Campania su base provinciale. “Il registro – prosegue la Triassi - vede in prima linea i Servizi di Epidemiologia e Prevenzione delle Aziende Sanitarie Locali, è stato implementato da un anno, ma è ancora presto per ipotizzare nessi di causalità rifiuti-salute che richiederanno approfondimenti analitici comune per comune, attraverso analisi di georeferenziazione. Questo non significa che non sia prioritario rendere più vivibili quei territori, attraverso operazioni non necessariamente costose, come quella del recupero di aree verdi e la riforestazione, che possono aiutare un recupero ambientale, oltre naturalmente alla bonifica dei suoli inquinati”.

In questa azione, spiega la Triassi, “i referenti principali per le informazioni epidemiologiche devono essere i Dipartimenti di Prevenzione, perché sono i soli che hanno realmente il polso della situazione ambientale ed epidemiologica del territorio. Scavalcarli è un grave errore anche ai fini della programmazione delle strategie di prevenzione, ambientale e sugli individui. Le Strutture Centralizzate possono essere ancillari ma non sostitutive in questo ruolo”.

Il direttore del Dipartimento di Salute Pubblica della Federico II parla poi dei fondi stanziati per screening specifici sulle popolazioni che vivono in Terra dei Fuochi. “Da quanto mi risulta – conclude la Triassi – sono arrivati 25 milioni che l’allora Presidente Regionale aveva individuato per il rafforzamento degli screening ad efficacia sicura, e in particolare per il cancro della cervice uterina, della mammella e del colon retto”.
 

14 gennaio 2016
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