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Campania. Piano ospedaliero e verbale accordo precari: intersindacale contro i commissari regionali

Nel mirino soprattutto gli azzeramenti di tutte le posizioni dirigenziali assunti dalla Asl di Avellino (poi tornata sui suoi passi), la Asl napoli 2 Nord e Napoli 3 Sud (che per ora hanno congelato il provvedimento) cui si è aggiunta negli ultimi giorni l’azienda ospedaliera di Caserta. E, rispetto al piano ospedaliero, si denuncia l'assenza di una proposta complessiva. 

18 MAG - Piano ospedaliero regionale e stabilizzazione dei precari: intersindacale medica sul piede di guerra in Campania. I camici bianchi sono entrati in rotta di collisione con la struttura commissariale guidata da Joseph Polimeni e da Claudio D’Amario. Interlocuzione zero, promesse di condividere il Piano (ormai pronto per l’ufficializzazione), andate a vuoto, decisioni su assetti e configurazioni dell’offerta assistenziale di Asl e ospedali assunte in solitario e infine un’attesa di oltre venti giorni per avere il verbale dell’ultimo faccia a faccia sul percorso di stabilizzazione dei precari. Ce n’è abbastanza insomma per configurare un sostanziale svilimento del ruolo sociale dei sindacati nella programmazione della riforma dell’assistenza che fa da viatico a una mobilitazione che investe anche il livello nazionale delle sigle della dirigenza medica.

Sul piede di guerra ci sono Anaao assomed, Aaroi-emac, Cimo, fp, Cgil medici e dirigenti Ssn, Cisl medici, Uil fpl medici, Fvm, Fedir, Fassid, Fesmed, Anpo ascoti fials medici, Aupi, Sinafo, Sidirss, Ugl medici. “Quello della Campania sta diventando un caso di portata nazionale, nessun dialogo tra le parti sociali e coloro che rappresentano il governo e dovrebbero prendere decisioni capaci rimettere sulla buona strada la sanità” si legge in una nota diffusa all’indomani di una riunione dei segretari regionali in cui si è deciso di sollevare il “caso Campania”. 

Ma già nei giorni scorsi la questione è stata segnalata alle rispettive segreterie nazionali da cui è partita una lettera all’indirizzo della presidenza del Consiglio dei ministeri e del ministero della Salute: “Le Organizzazioni sindacali della Dirigenza medica, Veterinaria e sanitaria della Campania – si legge nella missiva - tentano da mesi, senza successo, di stabilire con il Commissario straordinario per il piano di rientroJoseph Polimeni ed il Subcommissario Claudio D’Amario una interlocuzione per il riconoscimento di forze sociali. Ogni progetto innovativo, compresa l’elaborazione di un Piano ospedaliero e sanitario, per rispondere ai bisogni della popolazione, nel rispetto delle misure di contenimento della spesa, richiede necessariamente una profonda conoscenza delle peculiari condizioni socio assistenziali del territorio, reclutando le intelligenze professionali allo scopo del miglioramento dei livelli di assistenza, pur nelle costrizioni del Piano di rientro”.
 
Ad oggi le organizzazioni sindacali rappresentanti di categorie professionali, prosegue la lettera, “che sono il motore della sanità pubblica, sono tenute all’oscuro dei contenuti del Piano ospedaliero e denunciano l’assenza di una proposta complessiva di Piano sanitario che illustrino la metodologia scientifica ed i cronoprogrammi idonei a realizzare la condivisa deospedalizzazione di alcune attività assistenziali in sincronia e sintonia con la coerente riorganizzazione del territorio. E’ stata offerta infatti solo una descrizione verbale (rifiutata ndr) della filosofia ispiratrice della riorganizzazione. Pertanto, le scriventi Organizzazioni sindacali chiedono alle di intervenire al fine di ristabilire, soprattutto nell’interesse dei cittadini, corrette, proficue e leali relazioni sindacali con la Struttura commissariale nella elaborazione dei processi di riorganizzazione sanitaria”.

Atti aziendali
La questione Piano ospedaliero si intreccia con quella degli atti aziendali di Asl e ospedali assunti in questi mesi, in fretta e furia, sulla scia dell’iniziativa della Corte dei conti che all’inizio dell’anno ha contestato ad ex amministratori e commissari o direttori generali in carica presunti sprechi per 16 milioni di euro per un eccesso di posizioni apicali e dirigenziali. Una situazione su cui è intervenuto con una circolare Polimeni, nello scorso febbraio, sollecitando l’adozione di atti aziendali pur in assenza del piano ospedaliero e sulla scorta di istruttorie incomplete che, soprattutto per le Asl, non erano mai stata validate dall’organo regionale. Da qui è partita una pioggia di ricorsi giudiziari e anche di segnalazioni alla struttura commissariale. Nel mirino soprattutto gli azzeramenti di tutte le posizioni dirigenziali assunti dalla Asl di Avellino (poi tornata sui suoi passi), la Asl napoli 2 Nord e Napoli 3 Sud (che per ora hanno congelato il provvedimento) cui si è aggiunta negli ultimi giorni l’azienda ospedaliera di Caserta. Anche in questo caso è partita la diffida dell’intersindacale ad andare avanti, in assenza di un Piano di riorganizzazione della programmazione a monte effettuata tramite il Piano ospedaliero regionale in fieri. E qui si torna alla casella iniziale.

Stabilizzazione dei precari
Il nodo della stabilizzazione dei medici precari è stata affrontata in una riunione in Regione il 3 maggio scorso. In particolare su quelli impiegati con contratti atipici su è registrata un’ampia schiarita con il sì di Polimeni alle proroghe dei Co.co.co. e dei contratti a progetto fino a dicembre del 2018. Sugli altri punti all’ordine del giorno si è incassato il via libera a tutte le stabilizzazioni agibili in base al Dpcm del 2015 (che regola la materia) e sulla scorta della circolare di De Luca dello scorso anno come pure dell’ultima Finanziaria che allarga la platea dei contratti da stabilizzare da qui ai prossimi due anni. Unica incognita, da approfondire, il passaggio alle dipendenze dei camici bianchi convenzionati impiegati nel 118 su cui è stato chiesta la definizione di un percorso ad hoc. Medici che dovrebbero essere autonomi per contratto ma in realtà assoggettati, per la natura del servizio espletato, a orari, protocolli e perfino abbigliamento obbligatori. Dall’intersindacale è inoltre arrivato lo stop al reclutamento di nuovi specialisti ambulatoriali da impiegare in attività ospedaliere anziché sul territorio. 

Tutte posizioni su cui convergono, sebbene con alcune diversificazioni nel merito, anche i confederali (Cgil, Cils e Uil medici). Ma anche sulla stabilizzazione dei precari, dove il tempo sembrava volgere al sereno, si attende da settimane il verbale firmato della riunione per cui l’aria di bufera si è acuita sul riordino degli ospedali, dove si consuma un duro scontro tra le parti. Il motivo del contendere è nel fatto che nessun sindacato medico, né del comparto, né associazione di categoria, ha ancora potuto visionare e approfondire il Piano ospedaliero in cantiere, fosse anche solo per formulare un parere, mentre sono gli stessi sindacati medici ad aver rifiutato di discutere, in questa fase, delle vaghe linee di programmazione generale sottoposte da Polimeni.

In effetti il Piano, almeno nelle linee generali, (così come anticipato nelle settimane scorse) è ormai al varo dell’ufficialità e giunto in porto anche per le sezioni riguardanti le reti specialistiche. A restare ancora ballerine - secondo le nostre fonti - sono invece le tabelle relative ai posti letto che, nel dettaglio di ciascun ospedale e di ciascuna provincia, sono suscettibili di modifiche e limature anche profonde come starebbe avvenendo per ilo Piano oncologico su cui, parrebbe, sia stata fatta marcia indietro sulla dotazione di posti letto nelle strutture periferiche a bassa complessità (segnatamente 10 posti letto a San Felice a Cancello e il potenziamento di Piedimonte Matese) laddove invece dovrebbe assumere un ruolo Marcianise ed il vicino sant'Agata dei Goti per la macroarea Av-Bn.
 
Ettore Mautone

18 maggio 2016
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