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Piano assunzioni e Piano territoriale: altolà della Cimo ai Commissari

Secondo il sindacato della dirigenza medica almeno due i decreti di Polimeni che presentano chiarissimi profili di illegittimità perché in contrasto con le leggi della Regione Campania. Si tratta di provvedimenti che emanano effetti sul piano prettamente legislativo anche in presenza di norme dello Stato e sentenze della Corte Costituzionale che, di fatto, attribuiscono alla struttura commissariale di governo compiti meramente amministrativi.

27 OTT - Piano sanitario territoriale in conflitto con la legge regionale n. 32 del 1994. Per i commissari campani Polimeni e D’Amario, arrivano nuove tegole dai sindacati medici. In particolare la Cimo, dopo aver acquisito un parere pro-veritate da un ufficio legale punta il dito sulla legittimità degli atti adottati dal commissario ad acta (decreti 67 e 99 del 2016) in violazione delle norme regionali. Si tratta in particolare del nuovo assetto dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria che scaturisce dal piano territoriale (pubblicato il 26 settembre scorso) “ adottato – dice Antonio De Falco, leader della Cimo – ad integrale modifica e superamento di quello predisposto dalla Regione Campania con la legge regionale n. 32 del 1994 tuttora in vigore”.

Su questo fronte il sindacato chiede che il Consiglio, unico organo titolato, impugni davanti al Tar il provvedimento n. 99 impugnando anche il decreto 67 del 2016. “Con la legge regionale n. 32 del 1994 – argomenta De Falco – la Campania ha provveduto a dotarsi di una compiuta disciplina del Servizio sanitario regionale finalizzata alla tutela e alla promozione della salute, all’integrazione operativa dei servizi sanitari e all’introduzione di modalità di gestione capaci di assicurare un utilizzo efficiente delle risorse. Una disciplina tuttora valida e vigente. Il commissario ad acta, dunque, in quanto organo amministrativo con i suddetti decreti non avrebbe potuto modificare l’assetto della sanità regionale ma semmai avrebbe potuto conformare la nuova organizzazione alle previsioni della citata legge regionale ovvero invitare il Consiglio regionale ad adottare una nuova disciplina secondo i criteri da esso stesso indicati”.

E’ sempre la Cimo, nel merito, a ricordare che la Corte costituzionale con sentenza n. 278 del 2014 ha confermato la natura amministrativa dei poteri commissariali ed ha fermamente escluso “perché non conforme alla Costituzione” la possibilità che attraverso atti del commissario ad acta possano essere abrogate o derogate disposizioni legislative già adottate dalla Regione.

“In particolare la Corte delle leggi – aggiunge ancora De Falco – ha richiamato la sentenza n. 361 del 2010 che ha escluso la possibilità di ritenere conformi al dettato costituzionale provvedimenti commissariali aventi forma di legge regionale. La Corte – argomenta ancora De Falco – nella citata pronuncia ha chiarito che a livello regionale è solo il Consiglio regionale l’organo titolare del potere legislativo e che la disciplina contenuta nell’articolo 120 della Costituzione non possa essere  interpretata come legittimante il conferimento di poteri legislativi ad un soggetto che sia stato nominato dal Governo”.

A questi principi – sottolinea la Cimo Campana – si sono riferite le recenti decisioni amministrative che hanno annullato gli atti commissariali adottati in violazione delle norme regionali (si veda Tar Molise n. 297 del 2015. “Il commissario ad acta quindi – conclude De Falco - essendo legittimato ad adottare solo atti di carattere amministrativo non può introdurre modifiche alla rete ospedaliera regionale in contrasto con quanto già previsto dall’ente regionale con legge. I suddetti decreti commissariali sono pertanto palesemente illegittimi in quato in conflitto con la legge regionale n. 32 del 1994”.

Sulla stessa lunghezza d’onda della Cimo si sintonizza Ermanno Russo (FI) vicepresidente del Consiglio regionale e componente della Quinta Commissione Sanità: “Il Consiglio regionale è stato defraudato della sua potestà, si torni alla gestione ordinaria. Il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, si faccia sentire con il governo amico del premier Renzi, l'assemblea legislativa della Campania non merita di essere vessata in questo modo. Il Governatore, che è il rappresentante legale dell'Ente e ricopre la carica di consigliere regionale, tuteli il lavoro dell'aula e faccia valere, anche dinanzi al Tar se è necessario, le ragioni dell'assemblea. Non bisogna essere dei fini giuristi - spiega - per addivenire alla conclusione che il decreto commissariale n. 67, che riguarda il fabbisogno del personale delle Asl, ma soprattutto il decreto 99 del 2016, con cui viene adottato il Piano per la Rete dell'Assistenza territoriale, rappresentano atti in grado di modificare l'assetto della sanità campana predisposto con legge regionale, segnatamente la n. 32 del 1994. Ciò costituisce una gravissima violazione delle prerogative dell'assemblea legislativa".

"Le misure disposte sconfinano in un ambito che la legge attribuisce esclusivamente ai consigli regionali – dice ancora Russo - non rientra infatti tra i compiti dei commissari di governo legiferare. Al massimo - aggiunge - Polimeni e company avrebbero potuto tentare di conformare la nuova organizzazione alle previsioni della normativa vigente in Campania oppure invitare il Consiglio ad adottare una nuova disciplina secondo precisi criteri da loro stessi indicati”.

Consiglio regionale, mozione di sfiducia rimandata
Intanto, in Consiglio regionale, viene accantonata (per ora), la strada della mozione di sfiducia al Commissario Polimeni da presentare nell’Aula del Consiglio regionale della Campania. Un atto solo politico che non avrebbe conseguenze tecniche e da riservare, semmai, secondo i proponenti (Verdi) ai nuovi scenari che si profileranno a gennaio quando saranno chiari i tempi e i modi per la fuoriuscita della Campania dal tunnel del piano di rientro.

Tetti di spesa, in pista cabina di regia
Sul fronte caldo della programmazione dei tetti di spesa il Governatore De Luca, dopo il vertice di maggioranza in sala giunta ha incontrato il commissario ad acta per la Sanità Jospeph Polimeni avviando la costituzione di una commissione mista che dovrà valutare il fabbisogno della popolazione con i vertici di ciascuna Asl e da qui approdare alla definizione dei limiti di spesa e dei volumi annui di prestazioni relativamente al 2017. Per il 2016 si tratta invece di riallocare le risorse già disponibili per Case di cura e Riabilitazione ed eventualmente consentire la stipula di contratti integrativi per la specialistica er la diagnostica da remunerare per i soli costi di produzione e per le sole prestazioni essenziali. Infine per il pregresso in attesa che il Tar si pronunci sulla clausola di salvaguardia (la seduta collegiale è fissata per il 9 novembre) i lavorerà alla stipula di una transazione tombale subito dopo aver valutato i reali fabbisogni di prestazioni.

Resta invece in piedi il percorso politico istituzionale che, nelle intenzioni della presidenza della giunta dovrebbe portare al superamento della incompatibilità del doppio ruolo governatori-commissari per i presidenti di Regione non coinvolti direttamernbte nelle genesi dei deficit delle regioni. In tal senso dopo il via libera all’unanimità della conferenza delle Regioni il 9 novembre è atteso il disco verde della Conferenza dei presidenti per poi girare al parlamento la nuova norma che dovrebbe, con l’avallo del governo, inserirlo nel collegato alla legge di Stabilità.

Ettore Mautone

27 ottobre 2016
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