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Terra dei fuochi, un piano per voltare pagina. Con 33 mln per screening e controlli a tappeto

In arrivo nei Comuni e nelle Asl della Terra dei fuochi una prima tranche da 17 milioni destinati agli screening. Al via anche i registri tumori, da anni a bagnomaria nella palude della burocrazia ma che ora dovranno scaldare i motori per procedere a tappe forzate a rilevamenti epidemiologici minuziosi e puntuali.

25 NOV - Prevenzione e diagnosi precoce dei tumori: nei Comuni e nelle Asl della Terra dei fuochi arrivano i primi fondi (17 milioni su 33) destinati agli screening. L’assegnazione s’inserisce nel più ampio piano oncologico regionale che rivoluziona l’assistenza ai pazienti affetti da cancro sul territorio regionale. In pista per la prima volta i Gruppi oncologici multidisciplinari (Gom), specifici per singola patologia (un radioterapista, un chirurgo e un oncologo medico) cui spetterà prendere in carico i pazienti e rendere omogenei i trattamenti.
 
Gli organi costitutivi della Rete sono i Centri oncologici di riferimento Polispecialistici (Corp) con funzioni diagnostico-stadiative, terapeutiche, riabilitative e di follow-up. Ci sono poi i Centri oncologici di Riferimento regionali con attività specifica in campo oncologico (Corpus), i Centri per le cure di I° livello e gli Hospice per la Terapia del dolore. Infine i Centri provinciali di Oncofertilità per la crioconservazione dei gameti e la preservazione della fertilità.

Si tratta di un vero e proprio piano sanitario cucito su misura per più di un milione e mezzo di abitanti che risiedono nel popoloso e sterminato territorio che si estende in 90 Comuni delle province di Caserta e Napoli (Asl Na 1, Na 2 nord, Na 3 sud e Caserta) interessate da fenomeni di inquinamento ambientale. L’area metropolitana è coinvolta con 5 quartieri (Fuorigrotta-Bagnoli, Soccavo-Pianura, Chiaiano-Piscinola, San Giovanni-Barra e Miano-Secondigliano) dove maggiore è l’incidenza del rischio di tumori e più acuto il disagio sociale. Una strategia d’intervento inedita per estirpare un male esteso: 33 milioni nel piatto da spendere per rafforzare l’offerta e l’adesione di programmi di screening oncologici da sempre al palo e garantire interventi clinici a tappeto senza alcun ticket o compartecipazione a carico dei cittadini.

Un programma, quello messo a punto dalla Regione, in linea con quanto previsto nel Piano di Prevenzione 2014-2018 finora inattuato. Decine di centri medici territoriali e periferici saranno potenziati per definire percorsi di diagnosi e cura in grado di accompagnare per mano i cittadini e indirizzarli, in caso di necessità, nei centri clinici e chirurgici di eccellenza. A cominciare dal Pascale e le due Università, per finire alle aziende ospedaliere provinciali di alta specializzazione. Un Piano per scovare in fase precoce tumori e altre malattie a elevato impatto sociale.

I medici di famiglia e i pediatri di base le figure individuate come porta di accesso alle cure sul territorio anche con compiti educativi della popolazione a rischio e di valutazione dei fattori ereditari e di esposizione agli inquinanti, protagonisti di azioni d’informazione e comunicazione che mirano a incidere su abitudini dannose (fumo, alcol sedentarietà) e stili alimentari errati (obesità e diabete) che al pari dei veleni ingoiati dalla terra e diffusi nell’aria sono fattori di rischio importanti per le malattie tumorali e non e che rendono conto della maggiore mortalità evitabile per i cittadini campani che disegna asimmetrie rispetto al resto del paese rubando in media circa 3 anni rispetto alla vita media dei cittadini italiani che risiedono al nord.

I registri tumori
A fare da cornice ci sono i registri tumori, da anni a bagnomaria nella palude della burocrazia e che ora dovranno scaldare i motori per procedere a tappe forzate a rilevamenti epidemiologici minuziosi e puntuali per tracciare una mappa dettagliata dei casi clinici e stabilire una volte e per tutte quanti e quali casi di cancro si verificano ogni anno  e così incrociare anomalie e picchi di patologia con lo studio delle cause – ambientali e familiari, ovvero legate alle abitudini di vita – su cui intervenire in maniera mirata e puntuale. Per ciò che concerne l’oncologia pediatrica sarà potenziata la sorveglianza epidemiologica, anche attraverso il registro tumori e malformazioni congenite con un occhio di riguardo alla anomala abortività delle donne e alla infertilità delle coppie, efficaci spie ambientali.

Rafforzamento dei programmi di screening oncologico, attuazione di percorsi diagnostico-terapeutici per le patologie tumorali, sorveglianza della Salute respiratoria e cardiovascolare, percorsi per l’infarto miocardico, percorso nascita e tutela della salute riproduttiva, monitoraggio dello stato di salute della popolazione gli obiettivi specifici del piano cui fanno da spalla l’integrazione tra sanità pubblica e accreditata riguardo alle dotazioni tecnologiche, formazione, comunicazione e connessione con le associazioni di pazienti sul territorio.

La sorveglianza sanitaria
In aree dove maggiore è la pressione ambientale c’è la necessità di avviare una prevenzione primaria e programmi innovativi di sorveglianza sanitaria individuando sistemi organo-funzionali estremamente precoci e sensibili alle nocivi ambientali, come l’apparato riproduttivo,  organo sentinella per eccellenza, fondamentale, al fine della salvaguardia attiva della salute pubblica. Ovviamente, in entrambi i sessi, la fase adolescenziale è una fase biologica e comportamentale particolarmente vulnerabile (finestra espositiva), dove oltre alla maggiore suscettibilità alle cause ambientali, più facilmente si acquisiscono cattivi stili di vita, pertanto, in questa fase, sarebbe importante avviare programmi sistematici di sorveglianza sanitaria per la prevenzione primaria e la diagnosi precoce per patologie non solo riproduttive. Tutte azioni peraltro già previste nel Piano di prevenzione regionale.

Il gruppo di lavoro
Un programma ambizioso da rendere operativo a stretto giro di boa già sulla rampa di lancio entro poche settimane grazie alla spinta decisiva impressa del presidente della Regione Vincenzo De Luca che, da mesi, segue personalmente i lavori di un’apposita commissione regionale costituita in seno alla struttura commissariale coordinata da Tiziana Spinosa, direttore dell’area assistenza di base del distretto di Bagnoli-Fuorigrotta, designata quale rappresentante della Regione Campania in seno alla Commissione nazionale che lavora al piano per le bonifiche.

Il Punto di partenza è in salita: in Campania si registrano bassa adesione della popolazione agli screening, basso impatto delle Campagne di informazione intraprese, difficoltà nella accessibilità ai servizi offerti e nelle prenotazuoni, tempi di attesa lunghi per prenotazioni e per le relative comunicazioni dei referti (strutture pubbliche), scarsa integrazione  tra I e II livello assistenziale in caso di positività ai test. La proposta è in pratica di potenziare e ottimizzare tutti gli snodi del percorso diagnostico-terapeutico del paziente neoplastico, attraverso un collegamento in rete dei professionisti coinvolti e l’elaborazione di protocolli condivisi.  

Il cronoprogramma
L’intero Piano dovrà realizzarsi entro il 31 dicembre 2017 ma già dal prossimo dicembre è prevista la diffusione dei protocolli clinici condivisi, entro novembre ci sarà il via agli screening di mammella, utero e colon-retto, con l’indicazione dei centri di II e III  livello per ciascuna Asl e la riorganizzazione dei centri di III livello della rete oncologica. La verifica intermedia è fissata a fine dicembre 2016, quella finale il 31 dicembre del 2017. Intanto gli ospedali dovranno potenziare le attività diagnostiche, Pet-Tac, Radioterapia e di terapia metabolica razionalizzando l’offerta sul territorio per  terapie appropriate e personalizzate in grado di dare immediata risposta all'esigenza dei pazienti nell’intento di abbattere le liste di attesa e tirare il freno alla mobilità passiva.

Un piano che parte da alcune certezze epidemiologiche e altrettante verità: in Campania ci si ammala di tumore come in altre regioni d’Italia nel Nord Est ad elevata industrializzazione ma si muore di più. Perché i fumi della Campania non sono quelli delle industrie,  accompagnati da posti di lavoro e benessere sociale, ma di rifiuti smaltiti illegalmente dalle attività in nero e dalla camorra, che inquinano e aumentano i tassi di malattia a fronte di ospedali e centri di cura per la prevenzione, la diagnosi precoce e le terapie che non funzionano a dovere.

Ettore Mautone

25 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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