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Contrasto ai cesarei. Una commissione regionale studia strumenti di dissuasione

Si pensa a tariffe di rimborso penalizzanti e a controlli capillari per mettere sotto la lente l’appropriatezza del parto prima di riconoscere i corrispettivi, fino a revocare gli accreditamenti nei centri privati al superamento di una determinata soglia considerata accettabile.

03 FEB - In Campania una commissione regionale ad hoc sta studiando strategie per rendere svantaggioso il ricorso al cesareo. Si pensa a tariffe di rimborso penalizzanti e a controlli capillari per mettere sotto la lente l’appropriatezza del parto prima di riconoscere i corrispettivi fino a revocare gli accreditamenti nei centri privati al superamento di una determinata soglia considerata accettabile considerando anche altri parametri tra cui numerosità delle nascite, attrezzature, e personale. Nel frattempo la Asl di Salerno, dando seguito alle direttive della struttura commissariale, dà l via a un corso di formazione per la lotta al dolore durante il travaglio di parto, il contrasto agli alti numeri di parti cesarei e l’addestramento del personale all’utilizzo del parto naturale in analgesia per vincere la richiesta delle donne di partorire per via chirurgica.

La Campania da almeno tre lustri in coda alla classifica delle regioni nel rapporto percentuale tra nati con parto cesareo e parto naturale. I cesarei in molti casi collocati stabilmente oltre la soglia dell’inaccettabile, del 70 e 80% ma anche sopra il 90%. Percentuali lontane mille miglia dai livelli consigliati che oscillano dal 25 massimo 30 per cento sul totale delle nascite e anche da quelli tollerati del 40, 50%. Parti chirurgici da riservare a pochi casi selezionati in cui vi sia un rischio per la mamma o una sofferenza fetale e che invece dilagano e si incontrano spesso e volentieri in centri di primo livello, dove si presuppone che vi approdino giovani partorienti con gravidanze fisiologiche.

Un ricorso al bisturi ingiustificato che penalizza soprattutto le donne. Mamme che, a detta degli esperti, dopo il primo parto andranno incontro a maggiori rischi e difficoltà nella loro vita riproduttiva. Una scelta basata su errate convinzioni che incontra un atteggiamento assecondante anziché dissuasivo da parte di medici e strutture. Un dato culturale e di sistema su cui è al lavoro una commissione regionale ad hoc che sta studiando strategie per rendere svantaggioso il ricorso al cesareo.

“Premesso che dal 2015 tutte le strutture  accreditate che fanno meno di 500 parti annui hanno chiuso il punto nascita – avverte Sergio Crispino dell’Aiop - in particolare Santa Lucia, Trusso, Tortorella, Grimaldi, come associazione di categoria siamo impegnati a promuovere un progetto che a brevissimo porteremo alla presidenza e ai commissari per la riduzione dei tagli cesarei e per l’incentivazione della metodica del parto naturale in analgesia. Da tempo siamo impegnati nella sigla di un protocollo d’intesa in linea con le guida nazionali sul parto. Naturalmente ci aspettiamo che la Regione e la struttura commissariale accompagnino questo percorso consentendoci di implementare servizi necessari a raggiungere l’eccellenza, dalle terapie intensive neonatali, agli standard di personale e altri servizi che qualificano l’offerta”.

Intanto a guardare i dati le realtà (pubbliche e private) virtuose si contano sulle punte delle dita: a Napoli a guidare la classifica di chi si distingue per le buone pratiche è la clinica Mediterranea (34,5) che da alcuni anni ha intrapreso un percorso virtuoso che privilegia l’accompagnamento delle donne nella nascita naturale. Bene anche Villa Betania (37,3) polo materno infantile di Napoli est, poco sopra i limiti il Loreto mare (48,2) che guadagna posizioni rispetto agli anni scorsi anticipando il ruolo di punto nascita e centro pediatrico della Napoli 1 che avrà quando con il decollo dell’ospedale del Mare affiancherà al nido anche la pediatria che giungerà dall’Annunziata. Poi ci sono il Policlinico Federico II e il Cardarelli che macinano grandi numeri e soprattutto accolgono parti più complicati con percentuali che tendono a salire inesorabilmente.

Molto meglio va nelle altre province dove probabilmente resiste la vecchia cultura ostetrica che ha allevato le generazioni passate abituate a nascite concepite in maniera naturale e spesso anche in casa. Sotto il 50% di cesarei troviamo la Villa dei Platani di Avellino e il Moscati di Avellino, il San Sebastiano di Caserta e villa del Sole sempre in Terra di Lavoro e ancora l’ospedale Rummo di Benevento. Proprio nel Sannio al dove il Fatebenefratelli, con il 13% di cesarei, si segna il miglior dato campano, vicino agli standard dei centri nascita del Nord. Ma ci sono anche il San Leonardo di Castellammare (21,5) e l’ospedale Rossano di Vico Equense (31,2) a far da apripista a una nuova cultura che sposa la filosofia della nascita come evento naturale e non medicalizzato.

L’iniziativa formativa dell’Asl di Salerno
“L’evento formativo – spiega il manager della Asl Antonio Giordano - rientra nell’ambito della programmazione delle attività per la promozione e il potenziamento della lotta al dolore durante il travaglio di parto per via naturale (parto analgesia). L’iniziativa è finalizzata all’implementazione nei punti nascita della Asl Salerno della partoanalgesia, in adesione a quanto previsto dalla recente normativa emanata dalla Regione Campania (Linee di indirizzo per il percorso nascita e Decreto Commissario ad Acta n. 109 del 6 ottobre del 2016)”.

Un corso rivolto alle ostetriche operanti nei punti nascita aziendali e in quelli convenzionati con l’Asl Salerno, nonché alle ostetriche in servizio presso le Unità operative materno infantili distrettuali. Obiettivo specifico è fornire le necessarie conoscenze teorico-pratiche e ogni ulteriore informazione utile a esercitare il proprio ruolo con elevata competenza, in sinergia e interdipendenza con tutti gli altri livelli professionali e di responsabilità che intervengono nella parto analgesia.

Durante il Corso saranno approfonditi temi di particolare rilevanza: le caratteristiche del dolore nel travaglio di parto e le diverse metodiche naturali che hanno come obiettivo l’analgesia nell’evento parto, le tecniche della partoanalgesia; la diffusione alle donne di una chiara e completa informazione per una scelta consapevole; le soluzioni più idonee a garantire l’integrazione tra le strutture ospedaliere e territoriali al fine di assicurare univoche modalità d’intervento. Il corso si avvale del contributo - in qualità di docenti, moderatori e discussant - di risorse interne dell’Asl Salerno e di Aziende Sanitarie e Ospedaliere campane, di esperti del settore provenienti dall’Università e da Società Scientifiche.

Seguirà una fase formativa a carattere eminentemente pratico che consisterà nell’invio, presso Strutture sanitarie regionali che da tempo praticano la partoanalgesia, di un gruppo di partecipanti alla parte teorica che, sotto la guida e la supervisione di professionisti esperti di questa metodica approfondiranno sul campo le conoscenze acquisite nel corso teorico .

Napoli 3: nuova rianimazione
Intanto la Asl Napoli 3 Sud, dopo il taglio del nastro nei giorni scorsi, informa che la nuova rianimazione dell’ospedale di Nola con 8 posti letto, sarà pienamente operativa entro febbraio 2017. “In risposta ad alcune notizie di stampa prive di fondamento - avverte la direzione strategica Asl Napoli 3 Sud – ribadiamo che, come annunciato nel corso della cerimonia di inaugurazione, il nuovo reparto di rianimazione con otto posti letto dell’ospedale di Nola è completato e sarà pianamente operativo entro il corrente mese di febbraio 2017”.
 
Ettore Mautone

03 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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