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Ospedale del Mare. Non solo Ginecologia, il problema sta anche nell’assistenza materno-infantile

04 OTT - Gentile Direttore
in merito all’articolo del 27 settembre scorso sul “nodo ginecologia” dell’Ospedale del Mare ci sembra necessario fare alcune precisazioni estese alla triste vicenda dell’assistenza materno-infantile nella provincia di Napoli, in particolare per come questa è evoluta negli ultimi anni. Come nella favola di Esopo, le ragioni del lupo sono sempre vincenti su quelle dell’agnello, che finisce comunque per soccombere, ma se l’agnello è la qualità dell’assistenza sanitaria, ci vuole pur qualcuno che dia voce alle sue ragioni.

Come sempre, prima di affrontare un problema è utile ricordare come ci si è arrivati. Fino al 2010 (Regione governata dal centro-sinistra), per l’Ospedale del Mare era programmato un dipartimento materno-infantile con 105 posti letto in discipline materno-neonatali (maternità, neonatologia, terapia intensiva neonatale) e pediatriche post-neonatali (pediatria con pronto soccorso pediatrico, chirurgia pediatrica, rianimazione pediatrica). Tale dipartimento derivava dal trasferimento dell’Annunziata, storico ospedale materno-infantile della città.

Nel 2010 (centro-destra), il dipartimento fu ridotto a soli 37 posti letto, con un grande ridimensionamento dell’area materno-neonatale e con la scomparsa totale di quella pediatrica, e nel 2011 l’ospedale Annunziata venne aggregato all’Azienda Ospedaliera del Santobono. Dopo meno di un anno fu chiusa la maternità dell’Annunziata, pur essendo l’unica delle sei maternità della Asl ad andare ben oltre i mille parti per anno e collegata con una terapia intensiva neonatale, come vuole la norma a tutela dei piccoli prematuri; questo fu il primo passo verso la chiusura dell’ospedale.  

Nel 2016 (centro-sinistra), contrariamente a quanto disposto dal decreto ministeriale n.70 del 2015, che prescrive che tutti gli ospedali Dea (Dipartimento di Emergenza Urgenza e Accettazione), sia di I che di II livello, devono avere maternità e pediatria, il nuovo piano ospedaliero non prevede né l’una né l’altra nell’Ospedale del Mare, che è un Dea di II livello.  Il Dott. D’Amario dice che questo si può fare, perché esiste già una buona maternità a Villa Betania, distante “meno di un chilometro”, dice nel decreto del Piano ospedaliero, e si aprirà una pediatria ex novo al Loreto Mare (a diversi Km di distanza). Ma comunque nessuno di questi due presidi è un Dea, né di I né di II livello.

Avremmo tanto da dire a D’Amario in merito alle sue tesi, che in buona parte non condividiamo, e se volesse ascoltare le ragioni di chi vive i problemi, e non solo quelle delle solite aziende più influenti, siamo, come sempre, a disposizione di quel confronto che l’intersindacale della dirigenza ha sempre chiesto. In questa sede vogliamo almeno evidenziare due aspetti particolari della vicenda che ben illustrano la debolezza delle motivazioni addotte e alcune conseguenze dello stravolgimento dei bisogni assistenziali di un ampio territorio, decisi in un accordo tra Stato e Regioni e riportati in un decreto ministeriale.

Diamo atto a Villa Betania di svolgere egregiamente un ruolo fondamentale ed utilissimo nel territorio e riteniamo che debba continuare a svolgere un ruolo di primo piano, ma nell’ambito di un saggio processo di integrazione con il resto della rete ospedaliera, che tuttavia non sconvolga bisogni, essenziali e certificati, della popolazione del territorio. Vogliamo tuttavia argomentare sul perché non si può motivare l’assenza di maternità nell’Ospedale del Mare con la vicinanza di Villa Betania, senza correre il rischio che la motivazione (soppressione per vicinanza) appaia pretestuosa.

•    Villa Betania è un semplice pronto soccorso e non un Dea, mentre il bisogno da soddisfare, sancito dal decreto ministeriale, è quello di avere, in quel territorio, una maternità inserita in un Dea di II livello, con tutte le connesse elevate e complete garanzie assistenziali;

•    ricordiamo i titoli dei giornali del gennaio 2016 che denunciavano il grave disagio di una Villa Betania in ginocchio per i tantissimi accessi alla maternità ed al pronto soccorso;

•    se “veramente” questa è la logica, allora, per coerenza e per vincoli di accreditamento (lo stesso piano ospedaliero ribadisce che i posti letto di queste strutture vanno ridefiniti in base alla domanda, agli standard ed ai bacini di utenza), l’argomentazione deve valere anche in senso inverso e, pertanto, non si potrebbe continuare a tenere a Villa Betania un pronto soccorso ed uno Spoke con Utic, livello più basso della rete dell’infarto, visto che l’Ospedale del Mare (a così breve distanza) è un Dea di II livello, e pertanto deve garantire anche il pronto soccorso per il territorio, ed ospita anche il livello più alto per la rete dell’infarto, un Hub II, e pertanto deve garantire per il territorio anche la funzione di Spoke della stessa rete;

•    nessuno si sognerebbe, almeno lo speriamo, di tagliare la maternità del Cardarelli solo perché è vicina, praticamente confinante, con la Federico II, che ha un’ottima maternità;

•    Villa Betania non ha la pediatria;

•    Tutto ciò sta comportando anche un notevole spreco di soldi pubblici con un reparto nuovo di zecca all’ospedale del Mare già pronto e fornito di tutte le dotazioni ora da smantellare.   

Togliere il dipartimento materno-neonatale dall’Ospedale del Mare comporta, tra l’altro, come effetto collaterale, anche un pericoloso sbilanciamento territoriale nel trasporto in emergenza per i neonati (Sten) e per le gravide (Stam), ancora una volta contro i principi fondamentali del DM n.70, che dispone di considerare i tempi di percorrenza nell’organizzazione dell’emergenza.

Infatti i due Sten, per l’area metropolitana estesa, sono concentrati entrambi nell’area collinare, ad un paio di Km di distanza l’uno dall’altro (Federico II e Santobono, che ha preso quello dell’Annunziata, sottraendolo all’area centro-orientale), e pertanto, per le richieste urgenti provenienti dalla popolosa area orientale, si programma un ritardo di base di almeno 15-20 minuti rispetto alla allocazione nell’Ospedale del Mare; il ritardo diventa poi molto più consistente nelle ore di punta o in caso di incidenti, visto che la tangenziale, via comune alle due postazioni per raggiungere l’area orientale, è l’arteria della rete autostradale più trafficata d’Italia e non ha corsie di emergenza.

Discorso sovrapponibile vale per il trasporto in emergenza delle gravide (Stam). Anche in questo caso le due strutture individuate (Università Federico II e Cardarelli) sono vicinissime tra loro, praticamente una di fronte all’altra, ancora nell’area collinare, e di nuovo l’area orientale è pesantemente penalizzata. Questo ci riporta anche al discorso della pediatria: a dispetto degli standard disposti dalla norma nazionale, dei bisogni legati agli ambiti territoriali e dei tempi di percorrenza in emergenza, l’Ospedale del Mare, e con esso la popolosa area orientale, resta privo di pediatria con relativo pronto soccorso e osservazione breve.
 
Provate a raggiungere il Vomero dall’area orientale nelle ore di punta e, quando sarete bloccati nel traffico, immaginate di avere a bordo un figlioletto da portare al pronto soccorso! Ma su questo il silenzio delle forze politiche è totale! Ci sarebbe ancora tanto da dire ed argomentare ma non vogliamo abusare dell’ospitalità del giornale, chi vuole, compreso il Dott. D’Amario,  può chiederci chiarimenti e documenti (tanti!), anche sugli altri aspetti trattati in quell’articolo e tanto altro ancora.

 Dal Presidente De Luca ci aspettiamo che riconsideri la questione del polo materno-infantile all’Ospedale del Mare. In via alternativa, qualora “nonostante tutto” dovesse condividere il piano ospedaliero fatto dal suo predecessore Commissario ad Acta, Dott. Joseph Polimeni, speriamo  che almeno disponga che si attivi in tempi brevi e certi il polo materno-infantile al Loreto Mare (che deriva dal bisogno assistenziale che doveva soddisfare l’ospedale del mare), completo di terapia intensiva neonatale e Pronto soccorso pediatrico ed osservazione breve, assicurandogli però il supporto di servizi e consulenze adeguato al bisogno che doveva soddisfare in un Dea di II livello, utilizzando allo scopo strutture organizzative-assistenziali della Asl da sottrarre all’abituale gestione disinvolta e non trasparente.
 
Una volta fatto tutto ciò, si dovrà porre formalmente come obiettivo il raggiungimento di mille parti per anno previsti dalla normativa e collocarvi uno dei due Sten. Insomma che qualcuno salvaguardi l’agnello.
 
Dott. Ermanno Scognamiglio
Vicesegretario regionale Cimo

Dott. Aniello Pietropaolo
Segretario provinciale di Napoli Cisl Medici

Dott. Biagio Tojaniello
Segretario aziendale Asl Na-1 Fesmed


04 ottobre 2017
© Riproduzione riservata

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