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Interventi al polmone. Per il quarto anno consecutivo il Monaldi primo in Italia per l’adozione di tecniche mini-invasive

Oltre 560 interventi dal 2011, anno di introduzione della nuova tecnologia, ad oggi, con un risparmio pari a 2 milioni di euro, grazie alla riduzione della degenza ospedaliera. Il Monaldi si conferma un’eccellenza e diventa il primo ospedale in Italia per numero di interventi effettuati

31 GEN - Per il quarto anno consecutivo, con 160 interventi nel solo 2017, l’Azienda Ospedaliera dei Colli si conferma al primo posto in Italia per interventi chirurgici sui pazienti affetti da tumore al polmone con tecniche mini-invasive in videotoracoscopia o Vats (Video-assistedthoracoscopicsurgery). La nuova tecnologia, che ha completamente rinnovato la chirurgia toracica, è stata introdotta nella struttura dal 2011 e fino ad oggi ne hanno beneficiato oltre 560 pazienti.
 
Grazie ai nuovi sistemi gli interventi chirurgici sono molto più sicuri e molto meno traumatici: non necessitano più dell’apertura della cassa toracica e della eliminazione o divaricazione delle costole per permettere al chirurgo di operare manualmente, ma sono effettuati in toraco-scopia, con  tre piccoli fori all’interno dei quali sono inseriti strumenti di ultima generazione volti a portare a termine l’intervento. Una vera rivoluzione nel trattamento, che riduce non solo i traumi e il forte dolore post-operatorio ma anche il rischio di emorragie grazie all’estrema precisione degli strumenti utilizzati.
 
A questi vantaggi si aggiunge l’importante abbattimento dei costi dovuto alla riduzione dei giorni di degenza ospedaliera.  Nel 2011 la degenza media era già scesa da 12 ad 8 giorni, che sono ulteriormente diminuiti fino ad arrivare agli attuali 4 giorni.
Considerando che un solo giorno di degenza costa circa 900 euro, si può dire che dal 2011 sono stati risparmiati oltre 2 milioni di euro.  “Ma noi potremmo fare ancora di più – ha spiegato Carlo Curcio, Direttore Uoc Chirurgia Toracica Ospedale dei Colli – nel senso che se potenziassimo le nostre risorse potremmo ridurre l’esodo di pazienti residenti nel meridione, anche nella stessa città di Napoli, che emigrano al Nord per essere curati ed operati per tale patologia, per il solo motivo di essere curati prima e non per sfiducia nelle nostre strutture o nei nostri operatori. In questo modo potremmo ridurre la lista di attesa, con ulteriore risparmio economico per la nostra Regione, che è costretta a ‘rimborsare’ i costi per la cura di questi pazienti alle regioni del Nord”.
 
Secondo l’Associazione Italiana di Oncologia Toracica (Aiot) infatti, ogni anno in Italia si registrano circa 38 mila nuovi casi di tumore al polmone, il 15% dei quali (circa 4.800) in Campania. Mentre il dato nazionale indica che negli uomini, dal 2008 al 2016, c’è stata una diminuzione dell’incidenza dei casi di tumore del polmone e della prostata (-2,5% per anno), il Registro Tumori Campano evidenzia, per la stessa fascia di popolazione, maggiori tassi di incidenza del tumore al polmone rispetto alla media nazionale. Il fenomeno è probabilmente dovuto al fatto che la Campania è la Regione con la più alta percentuale di fumatori negli ultimi venti anni, presentando un tasso di tabagisti pari al 31% rispetto al 28% (media nazionale). Nel solo 2015, inoltre, la Regione ha registrato la comparsa di  3.844 nuovi casi di carcinoma polmonare.
 
Appare quindi chiaro quanto l’evoluzione della tecnologia fornisca un importante supporto nella cura di questa malattia: “Sono tantissimi i device che hanno completamente rivoluzionato gli interventi chirurgici – continua Curcio – tra questi, i bisturi con radiofrequenza e le suturatrici meccaniche, che mettono al riparo dalle eventuali emorragie post-intervento. Da quando sono state introdotte, infatti, abbiamo avuto una notevole riduzione di emorragie intra e postoperatorie  e mi preme quindi  sottolineare che oggi con questi strumenti di ultima generazione  gli interventi chirurgici sono molto più sicuri. Dal 2011, anno in cui sono state introdotte al Monaldi queste nuove tecnologie, abbiamo effettuato più di 570 interventi. Quest’anno, per il quarto anno consecutivo, siamo il primo ospedale in Italia con oltre 160 interventi, secondo quanto riportato dal Registro Italiano di Chirurgia Mininvasiva Toracica creato nel 2013 che si chiama Vats Group. Abbiamo creato proprio una scuola di Chirurgia Toracica Mininvasiva; infatti organizziamo corsi di chirurgia mininvasiva ai quali partecipano chirurghi provenienti da altri centri italiani per apprendere questa tecnica”.
 
Sui fattori che possono favorire l’insorgenza del tumore del polmone, in primo piano restano, oltre al fumo, anche l’inquinamento ambientale e atmosferico: “Nelle zone in cui sono presenti discariche abusive dove spesso i rifiuti vengono bruciati – prosegue Curcio –  si è registrata una maggiore incidenza tumorale. Oltre ad essere inquinato il sottosuolo, infatti, si registrano nell’aria forti concentrazioni di diossina e altri gas tossici. Nell’area di Bagnoli invece ci sono ancora altissime concentrazioni di radon nel sottosuolo, in una quantità molto superiore a quelle consentite. Se si volesse veramente parlare di prevenzione, bisognerebbe bonificare questi ambienti ad altissimo rischio per la salute pubblica”.
 
A questo vanno aggiunti anche la prevenzione individuale e i controlli periodici, soprattutto per gli individui maggiormente a rischio: “Occorre adottare stili di vita corretti abolendo completamente il fumo, seguendo una corretta alimentazione e svolgendo attività fisica che favorisca il ricambio di ossigeno nei polmoni – ha concluso – a questo si aggiungono gli screening periodici. Le Tac di cui disponiamo oggi permettono di intravedere neoplasie anche inferiori ai 5 millimetri.  Da sola, però, la Tac non basta, perché alcuni tumori molto aggressivi a distanza di sei mesi possono presentarsi per la prima volta già in fase avanzata.  Per cui ci viene in aiuto una importante novità che è la biopsia liquida, un particolare esame del sangue che monitora le mutazioni di alcuni elementi presenti nell’acido ribonucleico (Rna) che indicano la predisposizione del soggetto all’insorgenza del tumore. Se si notano queste mutazioni, lo screening andrà effettuato non più  di due volte l’anno, ma ad una distanza molto più ravvicinata, che permetterà di intercettare l’eventuale tumore allo stadio iniziale”. 

31 gennaio 2018
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