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La fretta non è mai buona consigliera. Neanche per chiudere i contratti

05 LUG - Gentile direttore,
ho partecipato alla riunione dello scorso 21 giugno tra le Regioni e le Organizzazioni sindacali del comparto Sanità per la verifica dei punti critici sul contratto delle dirigenza medica e pertanto devo doverosamente intervenire in quanto chiamato in causa, anche se indirettamente, da Sergio Venturi presidente del Comitato di settore Regioni Sanità, nel suo articolo di risposta a Guido Quici, presidente nazionale Cimo, sulla aperta questione del contratto dei medici come pubblicato da Quotidiano Sanità il 4 luglio scorso.

Non è mia intenzione alimentare polemiche a distanza ma mi preme rendere noto ciò che ho detto in quell’incontro e che ho successivamente relazionato, per iscritto, al mio Presidente Guido Quici.
 
Successivamente ho preso la parola e in primis ho rilevato che dai discorsi sentiti, sia la parte sindacale sia le Regioni, sembrerebbero essere sulla stessa barca condividendo l’insufficienza del personale, il problema delle liste d’attesa e della formazione, il disagio dei colleghi. Avendo a cuore tutti il salvataggio del Ssn.
 
Dopo di che ho fatto presente che il contratto è la cartina di tornasole di tutti questi principi enunciati o di buona parte di essi. Il problema è che in assenza di finanziamenti certi e da verificare in tempi medi, se si vuole arrivare ad un contratto entro ottobre, non ci si può che aprire ad una normativa che possa far percepire ai colleghi l’effettivo interesse alle loro problematiche di chi questo contratto va a sottoscrivere. La mia impressione è che questi temi (economici n.d.r.) che non sono ancora stati risolti, non penso si risolvano, salvo miracoli della politica, nel giro di 4 mesi (agosto compreso). 
 
Pertanto, pur condividendo l’opportunità di concludere entro ottobre, mi sono associato alle perplessità del collega. (Collega che mi aveva preceduto e che aveva espresso una certa cautela sulla tempistica dicendosi, in linea di principio, non contrario a chiudere un contratto per ottobre ma che ha tuttavia evidenziato come la fretta non è una buona consigliera).

Dalle successive dichiarazioni dell’On. Venturi, al di là di ogni considerazione di carattere politico-sindacale che spetta agli organismi propri di ciascun sindacato esprimere e non certo al sottoscritto, noto che sono stato purtroppo buon profeta perché è stato ulteriormente chiarito che, al di là di ogni buona intenzione anche delle Regioni, le risorse economiche a disposizione di questo contratto “sono quelle che il Ministero dell’Economia ha individuato e certificato in sede di parere di contabilità finanziaria sull’atto di indirizzo” e che su questo tema si deve “lavorare insieme per il prossimo triennio contrattuale e fare una battaglia affinché il Governo accolga le nostre richieste”.
 
Ed allora mi chiedo - e la mia è una posizione personale che giro a tutti i sindacati compreso il mio - perché non utilizzare il breve tempo rimasto per chiudere solo la parte economica di un contratto che tra cinque mesi sarà già scaduto e rimandare tutta la discussione sulla parte normativa al prossimo contratto?

Dalle mie parti si dice che ”la gatta per andare di fretta fece i figli cechi”. Questo proverbio ci ricorda che la fretta non è mai una buona consigliera. Meglio metterci il tempo giusto e fare le cose per bene lasciando che la parte economica giunga in porto come sembra ineluttabile.
 
Dott. Antonio De Falco 
Segretario Regionale Cimo

05 luglio 2018
© Riproduzione riservata

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