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Medicina generale. Se sindacati e politica fanno solo slogan

19 DIC - Gentile Direttore,
la norma approvata nel decreto semplificazioni per arginare la carenza di medici a cui stiamo andando incontro mi ha posto degli interrogativi e vorrei condividere le mie perplessità al riguardo, ragionando insieme su come queste decisioni politiche e sindacali potrebbero risultare inutili sia ai cittadini che ai medici.
 
Da medico titolare di Assistenza primaria in Lombardia e da titolare di Continuità Assistenziale, ex guardia medica, in Campania, vivo questo allarmismo sulla carenza medici come se non esistesse, in quanto davanti alla mia realtà dei fatti, mi ritrovo in attesa di qualcosa che per sindacati e politica sembra essere solo e soltanto uno slogan. 
 
Se prendiamo ad esempio l’aumento delle borse di studio al corso di formazione in medicina generale non posso che ritenerlo utile e giusto in regioni del nord dove davvero vi è, e si avverte sia come medico che come cittadino, una carenza abnorme della classe medica; ma in una regione come la Campania non può essere visto che come gioco sindacale e politico.
 
In Campania, hanno aumentato l’ottimale a 1.300 (da sottolineare che prima era 1.000) per permettere un graduale passaggio dei medici a doppio incarico (AP e CA) al massimale pieno in modo da arginare la presunta carenza ed evitare conseguente disagio ai cittadini.
 
A questa norma non ha seguito, come logico che fosse, il passaggio del medico con doppio incarico al solo incarico di assistenza primaria, con conseguente sottostima del reale fabbisogno di medici di medicina generale.
 
In Campania il massimale, per chi ha doppio incarico è a 650, 850 se si è in associazione, ciò comporta che il collega autolimitatosi, e che non ha intenzione di lasciare il doppio incarico, forse perché titubanti a lasciare il certo per l’incerto, verrà sempre contato come un medico che può acquisire pazienti e, con l’attuale situazione, blocca il conteggio della zona carente.
 
Un ulteriore paradosso è che in alcune ASL della Regione molti pazienti risultano ancora caricati a medici deceduti o pensionati che, stranamente presenti ancora nei database aziendali potrebbero falsare le reali carenze in quegli ambiti e creare pacchetti di pazienti ignari di essere i principali attori di una offerta da piazzare al migliore offerente.
 
In Lombardia, dove ho lavorato come medico a doppio incarico (sia medico di AP che di CA), la mia richiesta di autolimitazione è stata rifiutata ben due volte perché autolimitandomi a causa della carenza di medici avrei causato un disagio al cittadino.
 
Perché questo non vale anche in Campania? Perché i sindacati Campani non pretendono chiarezza e certezza delle regole favorendo l’ingresso, o nel mio caso il trasferimento, di chi da anni si sacrifica, ma soprattutto la propria famiglia, per la professione?
 
Perché la politica non studia soluzioni idonee per costringere ad una corretta applicazione delle norme già in vigore? Sindacati e Politica sembri che abbiano l’interesse ad amplificare il precariato, ostacolando di fatto quelli che come me hanno dovuto fare una scelta professionale in altra Regione finalizzata al ritorno nella propria Regione e forse nella propria città, e che ora sono stanchi e disillusi dalle promesse di un futuro lavorativo sereno a casa propria che invece di avvicinarsi sembra sempre più lontano.
 
La grande domanda è: tutto questo a chi giova?
 
Dr.ssa Ilaria Raffaella Annunziata
Titolare AP e CA

19 dicembre 2018
© Riproduzione riservata

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