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Tumori epatici. Tecnologie innovative alla Federico II di Napoli

Trattamento dei tumori del fegato, tris di nuove tecnologie. Già sperimentate all’Università di Gand in Belgio, rappresentano l’attuale eccellenza tecnologica. Il Policlinico federiciano è l’unico centro italiano che le applica contestualmente per la pianificazione e l’esecuzione di interventi di chirurgia epatica.

27 GIU - Pianificazione tridimensionale dell’intervento chirurgico, valutazione della funzionalità del fegato affetto da cirrosi e chirurgia laparoscopica guidata dalla fluorescenza: queste le nuove tecnologie innovative per il trattamento dei tumori del fegato adottate presso l’Azienda ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli.

Le tecnologie all’avanguardia sono state acquisite per il dipartimento di Gastroenterologia, Endocrinologia e Chirurgia endoscopica diretto da Giovanni Domenico De Palma, seguendo l’approccio dell’Health Technology Assessment, che valuta l’impatto delle tecnologie innovative negli ambiti ospedalieri secondo analisi multidisciplinari e multidimensionali, applicato dall’ingegneria clinica aziendale, guidata da Antonietta Perrone ingegnere.

Attualmente l’Aou Federico II di Napoli è l’unico centro italiano che applica contestualmente queste nuove tecnologie per la pianificazione e l’esecuzione di interventi di chirurgia epatica. Un investimento di circa 250 mila euro per rendere più sicuri gli interventi oncologici e facilitare il lavoro del chirurgo soprattutto durante gli approcci mininvasivi a garanzia del miglioramento continuo della qualità dell’assistenza.

“Le nuove tecnologie innovative per il trattamento dei tumori del fegato, già sperimentate in precedenza presso l’Università di Gand in Belgio, sono state importate e trasferite all’Aou Federico II di Napoli dall’équipe di chirurgia epato-bilio-pancreatica e mininvasiva coordinata dai professori Roberto Ivan Troisi e Roberto Montalti e d’ora in avanti tali metodiche saranno applicate per il trattamento chirurgico di pazienti affetti da tumori primitivi e secondari del fegato”, sottolinea il professore De Palma.

Le ricostruzioni tridimensionali virtuali del fegato consentono di valutare chiaramente nella fase preoperatoria i rapporti fra i noduli tumorali epatici e le strutture vascolari-biliari. Permettono, inoltre, di poter stampare, con opportune stampanti 3D, modelli da potere utilizzare durante l’intervento chirurgico come base di partenza delle resezioni mininvasive con ausilio della realtà aumentata.

“La fluorescenza permette di evidenziare in maniera immediata tutti i tipi di tumore del fegato (epatocarcinomi, metastasi, tumori delle vie biliari) durante la chirurgia laparoscopica e robotica, ma anche durante chirurgia tradizionale, cosiddetta a cielo aperto. In assenza di controindicazioni, il verde indocianina, sostanza già applicata in campo oculistico per lo studio della retina, viene iniettata al paziente pochi giorni prima dell’intervento o durante l’operazione. La sostanza viene captata selettivamente dai tumori epatici e, grazie alla sua fluorescenza naturale, li rende visibili con l’utilizzo di opportune telecamere a infrarossi, Inoltre, il verde indocianina viene usato anche per valutare le riserve funzionali nel caso di resezioni epatiche estese ed in pazienti in fegati con alterazioni strutturali”, spiega il professore Troisi. Tali tecnologie consentono, quindi, di identificare lesioni tumorali non visualizzabili dalle comuni metodiche di diagnostica per immagine (TAC, Risonanza Magnetica e Pet-scan), ma soprattutto di guidare il chirurgo durante l’operazione mostrandogli esattamente posizione e margini delle lesioni, i confini anatomici dei vari segmenti epatici, le vie biliari ed eventualmente metastasi linfonodali e rappresentano l’attuale eccellenza tecnologica nel campo della chirurgia del fegato.

Ettore Mautone

27 giugno 2019
© Riproduzione riservata

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