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Trapianti. In Campania è il caos. E a rimetterci sono i pazienti

12 NOV - Gentile Direttore,
un’eccezionale personcina, la piccola Ilaria Savino, attende il trapianto di cuore tenuta in vita da una macchina e dall’impegno di un instancabile team. Ma la Campania per lei cosa sta facendo? E’ ora che finisca questa assurda stagione nella quale i LEA sono divenuti una bandierina tenuta alta solo dallo strenuo e disperato impegno civico di famiglie ed operatori. Non esistono indici nella griglia LEA per l’attività trapiantologica, ma basta leggere i dati del programma cuore nell’archivio del Sistema Informativo per chiamare la  governance regionale ed aziendale ad un’ immediata, piena e trasparente, assunzione di responsabilità.

Il SIT documenta a chiare lettere che la sopravvivenza ad 1 anno nei trapianti di cuore per il 2014 ed il 2015 in Campania è stata addirittura la peggiore d’Italia, riscontrandosi pure un negativo “effetto Centro”. Secondo nostre stime pure nel 2016 abbiamo continuato a rivestire la “maglia nera” della rete nazionale.

La popolazione interessata andava protetta da tale allarmante condizione, ma solo nel 2017 il “reggente pro tempore” ebbe a “scoprire” dati ritenuti del tutto insoddisfacenti, salvo dare indicazione alla sospensione dei soli trapianti pediatrici.
Invitiamo chi di dovere a calcolare quante morti esprimono i dati percentuali riportati ed a pubblicare subito i dati 2017 e 2018.

Lo abbiamo ribadito attraverso richieste d’accesso civico (vedi documenti allegati) estese anche al polo pediatrico del Santobono, incentrate pure sulla fallimentare gestione del procurement d’organi che ci rende subalterni ad altri in un singolare sistema d’assegnazione che, salvo le emergenze, pur con liste nazionali, federalizza in programmi regionali la redistribuzione d’organi, trattati come beni comuni, oggetto di crediti, debiti e restituzioni. L’antitesi dell’etica del dono.

Kafkianamente assegnazione d’organi e scorrimento liste sono divenute esclusive ed oscure competenze gelosamente custodite dai centri trapianto quasi l’equità d’accesso non rappresentasse più il principio fondamentale del sistema trapiantologico e la trasparenza lo strumento principale per garantirla in contrapposizione all’arbitrio ed alla corruzione.
Ebbene questa trasparenza continueremo instancabilmente a chiederla.
 
Abbiamo sin qui invano richiesto la pubblicizzazione anche di tutti i principali dati organizzativi e strutturali, a partire dai distinti responsabili del programma trapianto, dell’equipe chirurgica, della gestione della lista d’attesa, dal referente dei requisiti d’accreditamento. La nostra richiesta non è casuale. Non vi possono essere cure sicure, né accreditamento, senza un’organizzazione conforme all’Accordo Stato Regioni del 24 gennaio 2018, ancor più cogente,per un programma fondato su tre distinti percorsi trapiantologici. E non può esservi sicurezza senza collaborazione tra gli operatori. Chi le scrive si è visto riferire dinanzi ad un Tribunale di questa Repubblica, circa i trapianti pediatrici sospesi, che “la conflittualità rilevata tra i due responsabili di reparto sia di fatto configurabile come una impossibilità a garantire le delicate prestazioni assistenziali” “la conflittualità rilevata tra i due responsabili di reparto sia di fatto configurabile come un impossibilità a garantire le delicate prestazioni assistenziali…….” e non invece, diremmo noi, legittima causa di licenziamento disciplinare. 
 
Ebbene non ci rassegniamo affatto a questa abnormità! Come segnalato dal Ministero della Salute nell’audit del luglio 2018 il conflitto andava monitorato proprio per la sicurezza delle cure. La mancanza di una delibera d’approvazione della Carta dei Servizi del Centro trapianti che ripercorra precisi percorsi diagnostico terapeutici vincolanti per tutti gli attori del sistema ci porta a pensare che le conflittualità interne non siano state affatto superate.

Avv. Carlo Spirito
Membro del Dipartimento Nazionale Sanità di Federconsumatori


12 novembre 2019
© Riproduzione riservata

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