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Università: 2 studenti su 3 chiedono lezioni a distanza anche a settembre. L’indagine Ipsos-Federico II di Napoli

L’indagine condotta su 1200 universitari di tutta Italia mostra che per 4 ragazzi su 5 la didattica a distanza non potrà mai equiparare il valore dell’aula. Nonostante questo, solo il 30% degli universitari si augura il ritorno alla situazione pre-emergenza, mentre gli altri 2/3 preferirebbero una programmazione mista tra lezioni frontali e digitali

16 GIU - Finora gli unici numeri organici sull’e-learning negli atenei erano quelli diffusi a fine marzo dal ministro Manfredi sulla base delle rilevazioni della Crui, secondo cui risultava raggiunto l’80% degli studenti ed erogato online il 94% dei corsi. La conferma arriva ora da una indagine Ipsos condotta su un campione di 1.200 universitari e presentata da Federica Web Learning, il Centro di Ateneo per l’innovazione, la sperimentazione e la diffusione multimediale dell’Università di Napoli Federico II.

Se prima della pandemia quasi la metà degli studenti non aveva avuto alcuna esperienza di didattica digitale in “house”, adesso l’88% dichiara di aver seguito fino a 5 corsi online negli ultimi tre mesi. Con un giudizio tutto sommato positivo del proprio ateneo: oltre il 70% valuta sufficiente la reattività dimostrata, la tempestività e chiarezza delle comunicazioni e l’efficacia. Quanto all’esperienza didattica, malgrado molti atenei si siano concentrati sulla videoconferenza, metà della popolazione studentesca ha sperimentato anche modalità asincrone (registrate) e miste. Ed è propria quella asincrona - da sola o in combinazione con quella sincrona - ad aver incontrato particolare consenso.

Sebbene per un’ampia maggioranza del campione (i 4/5) la didattica a distanza non potrà mai equiparare il valore dell’aula, oltre 3/4 degli studenti sono convinti che la trasformazione digitale della didattica sia irreversibile. Guardando al nuovo anno solo il 30% degli universitari, infatti, si augura il ritorno alla situazione pre-emergenza, gli altri 2/3 si augurano una programmazione mista tra lezioni frontali e digitali, con una maggiore opportunità di ibridazione curricolare attraverso la didattica aperta.

C’è un ostacolo da rimuovere però in vista di settembre ed è il digital divide. Nove studenti su 10 hanno riscontrato disfunzioni nella fruizione online delle lezioni. I problemi di connessione riguardano ancora un terzo degli intervistati, ma la maggior parte dei limiti osservati riguarda le lezioni streaming. Oltre metà degli studenti intervistati riscontra difficoltà dovute all’inesperienza dei docenti nella gestione della smart education, rispetto al nuovo registro della comunicazione virtuale (32%) e alla gestione della diretta (26%). Mentre il 35% si autoattribuisce un deficit di attenzione durante le videoconferenze.

Quanto agli strumenti a disposizione, benché i 2/3 abbiano un Pc portatile e una connessione di rete fissa, spesso se lo è pagato con i propri soldi e, nel 42% dei casi, per poter seguire le lezioni si è visto costretto a acquistare nuovi device o installare/migliorare il proprio collegamento Internet. Una pressione su famiglie e studenti che si affianca a quella della gestione degli spazi: più di uno su 5 ha condiviso l’uso del dispositivo con un altro familiare e uno su 4 non ha avuto a disposizione un ambiente a uso esclusivo per seguire le lezioni.
 
Ettore Mautone

16 giugno 2020
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