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I dati in Italia. Ecco chi fuma, e quanto


31 MAG - L’indagine Doxa, commissionata dall’Osservatorio fumo alcol e droga dell’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con l’Istituto Mario Negri, ha scattato anche quest'anno, la fotografia del rapporto tra gli italiani e il fumo di tabacco. Questi alcuni dei dati più significativi presentati nel corso del XIV Convegno nazionale sul tabagismo e SSN, alla presenza del Ministro della salute Renato Balduzzi.

Diminuiscono in Italia i fumatori: nel 2011 erano il 22,7% della popolazione che ha più di 15 anni, nel 2012 ne rappresentano il 20,8% per un totale di 10,8 milioni di persone. Un calo quindi di quasi 2 punti percentuali, con un picco in discesa per le fumatrici, diminuite di 2,4 punti percentuali. Fumano in media 13 sigarette al giorno - un trend anche questo in discesa - per un totale di 140 milioni di sigarette ‘bruciate’ quotidianamente in tutto il Paese.
Una flessione analoga si registra anche nelle vendite complessive del tabacco (-1,8% nel 2011 rispetto al 2010) a scapito soprattutto delle marche più costose. Tuttavia, nonostante la crisi economica, il 76,2% di coloro che continuano a fumare non ha cambiato le sue abitudini, si sente in buona salute – e per questo non pensa di smettere - e le sigarette sono al penultimo posto della lista di cose a cui si rinuncia per effetto appunto della crisi. E se diminuisce comunque la vendita delle sigarette, aumenta però di due volte quelle del tabacco sfuso. Così l’8,5% degli italiani, soprattutto tra i giovani, costruisce a mano la sigaretta  riuscendo a risparmiare circa la metà del costo (nel 2011 il consumo dei cosiddetti “trinciati” era del 3,4%).
“Questi dati sono sicuramente confortanti - afferma Enrico Garaci, presidente dell’Istituto superiore di sanità – Molto, quindi, è stato fatto, ma molto resta ancora da fare. Soprattutto se si pensa che oltre l’80% dei fumatori crede di essere in buona salute. Bisogna lavorare ancora per aumentare la consapevolezza del rischio. E’ ancora troppo basso l’accesso ai 380 centri antifumo che da anni l’Istituto Superiore di Sanità censisce e supporta come il più valido alleato del Servizio Sanitario Nazionale nella lotta al tabagismo”.
Intanto il trend dei fumatori registra i suoi livelli più bassi negli ultimi cinquant’anni.
“A fumare sono all’incirca 2 italiani su 10, la prevalenza più bassa che abbiamo registrato dal 1957 ad oggi - commenta Roberta Pacifici, Direttore dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga  - il che è per noi un dato confortante, un segno di graduale, ma costante successo delle politiche antifumo adottate finora. Addirittura per le fumatrici si è tornati quasi ai livelli del 1973 e dal 2009 diminuiscono pure i baby fumatori, i ragazzini cioè che iniziano a fumare prima dei 15 anni. Tuttavia, l’abitudine al fumo è qualcosa di così radicato che, potremmo dire, stenta a morire. In un certo senso, il fumo unisce, anzi contagia al pari di un virus. Il 77,3% di chi fuma ha oltre la metà di amici che fumano e il miglior amico di chi fuma è a sua volta un fumatore per il 67,2% degli uomini e per il 51,6% delle donne".
“Le sigarette continuano a restare tra i beni di consumo il cui costo resiste all’inflazione – afferma Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto Mario Negri – sarebbe interessante confrontare questi dati con ciò che accadrebbe dopo un aumento significativo del costo delle sigarette e comprendere quale ruolo possa avere il prezzo del tabacco nella disassuefazione al consumo”.
Chi fuma, inoltre, secondo l’indagine, è anche più propenso a giocare d’azzardo o comunque a scommettere. La ricerca ha evidenziato che il 60% di chi “gioca” (poker e videopoker, bingo, lotto e superenalotto, scommesse sportive, casinò, Totocalcio etc.) è anche un fumatore e, considerando ogni singolo gioco, si nota come i fumatori ne siano, in ogni caso, gli "utenti" più numerosi.
L’impatto sull’ambiente
Ogni giorno in Italia si fumano 140 milioni di sigarette che in un anno diventano 51 miliardi. Ogni mozzicone impiega da 1 a 5 anni a diventare biodegradabile ed è stato calcolato che la “spazzatura” costituita dai mozziconi fa triplicare il costo per la pulizia delle strade. Varese è la prima città ad aver introdotto la multa per chi getta in terra i mozziconi. Hanno seguito l’esempio altre città tra cui Firenze, Ferrara, Padova, parma e Trento (le ammende variano da 100 a 500 euro).
L’indagine Doxa ha evidenziato come la maggioranza degli italiani (l’84%), ma anche dei fumatori (il 64%), sia favorevole all’introduzione di una multa di 30 euro per chi butta in strada i mozziconi.
Il 58,6% degli italiani che non fumano vorrebbe estendere il divieto di fumare in parchi e giardini pubblici, il 63,4% negli stadi, il 73,6% nelle are aperte degli ospedali, il 78,2% alla guida, l’81,2% nei cortili delle scuole, il 91,4% nelle auto alla presenza di minori. Anche i fumatori si trovano d’accordo con questi divieti, anche se in percentuali minori.
I centri antifumo
Sono 380 i Centri antifumo sparsi sul territorio nazionale e distribuiti per il 53,2% al Nord, il 21,8% al Centro e il 25% al Sud. Il numero di utenti seguiti in un anno però si mantiene basso, in media 86 a struttura. Secondo i dati dell’indagine Doxa, il 67,1% degli italiani non ne conosce l’esistenza e, di conseguenza, non li prende in considerazione come strumenti utili per smettere di fumare.
Nel corso di un’ indagine, effettuata dall’Ossfad sul personale dei Centri antifumo, è emerso che tra le azioni più importanti ritenute efficaci per facilitarne l’accesso al primo posto (91%) è risultata la sensibilizzazione del personale sanitario, in particolare dei medici di famiglia che dovrebbero selezionare i fumatori già portatori di patologie cardiovascolari e polmonari, e inviarli necessariamente ai centri antifumo, individuando la cessazione del fumo  come parte del programma terapeutico.
Tra le altre azioni ritenute efficaci la rimborsabilità delle prestazioni antitabagiche (77,6%) e la divulgazione delle informazioni attraverso i mass media (70,5%).
L’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’ISS è conosciuto dal 15,7% degli intervistati.
 

31 maggio 2012
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