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Squitieri: “Sistema sanitario nel complesso migliora ma ancora tanti i punti su cui lavorare"


14 FEB - “Il sistema sanitario – ha riferito il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri nel corso della sua relazione – ha confermato i progressi già evidenziati negli ultimi esercizi nel contenimento dei costi e nel riassorbimento di ingiustificati disavanzi gestionali”.
Gli elementi chiave sono: “una rete di valutazione che consente un monitoraggio efficace e attento, in grado di fare del benchmarking uno strumento di controllo e indirizzo effettivo; un ridisegno delle regole contabili che contribuisce con gradualità a rafforzare le ragioni di un aggiustamento strutturale; una struttura di governo a livello centrale che, nel confronto con le realtà territoriali, accompagna il perseguimento di obiettivi di contenimento della spesa con interventi di adeguamento delle strutture, miglioramenti nella strumentazione e investimenti sulla formazione del capitale umano”.
 
Nonostante ciò la sanità per la Corte dei Conti si trova “di fronte a scelte ancora impegnative, mentre non mancano segnali preoccupanti sul fronte della qualità dei servizi garantiti ai cittadini. La mancata definizione del nuovo Patto della salute è la rappresentazione di sintesi della difficile fase che ancora attende la sanità, nonostante i progressi che si sono compiuti in questi anni”.
 
Di qui, sempre secondo Squitieri deriva “l’importanza e l’urgenza di potenziare gli strumenti a disposizione delle amministrazioni territoriali, di accelerare gli interventi di riadeguamento delle strutture e di miglioramento dell’appropriatezza delle prestazioni rese ai cittadini e di portare a regime la revisione dei meccanismi che governano il funzionamento del settore”.
 
Parlando degli strumenti di controllo sulle autonomie regionali Squitieri ha riferito che “l’azione della Corte deve potersi coniugare con la necessità di verificare l’attuazione di rigorosi percorsi di riequilibrio finanziario in una chiave di sostenibilità di lungo termine”. E in proposito è necessario “superare le difficoltà connesse alla eterogeneità dei sistemi contabili che governano i bilanci regionali, da un lato, e quelli societari e degli enti del Servizio sanitario nazionale, dall’altro; i primi improntati al sistema della contabilità finanziaria, i secondi al sistema della contabilità economico-patrimoniale.
 
Deficit sanitari
“Una perdurante problematicità” è rappresentata dalla misura dei disavanzi che “ha assunto le dimensioni del deficit strutturale conclamato in ben otto regioni con conseguente necessità di proseguire nel percorso dei piani di rientro e di inasprire la pressione fiscale”.
Anche se aggiunge il presidente della Corte “la misura del disavanzo complessivo mostra, tuttavia, incoraggianti segni di riduzione” e questo grazie anche al più efficace controllo della spesa. “Segnali preoccupanti, invece, almeno per alcune regioni, emergono dalla gestione non sanitaria, con effetti negativi anche per il settore sanitario”.
 
Riduzione della spesa sanitaria complessiva
La spesa sanitaria anche nel 2012 ha assorbito i tre quarti circa della spesa corrente complessiva delle regioni. E però il “complesso sistema di monitoraggio della spesa sanitaria, basato sulla concertazione triennale delle risorse da destinare al Ssn e sulla verifica periodica dei risultati della gestione, con l’obbligo di sottoscrivere specifici piani di rientro in caso di deficiteccessivi, continua a dimostrarsi efficace nel controllo della spesa”.
Infatti, fa notare Squitieri “nel 2012, per il secondo anno consecutivo, in termini di contabilità nazionale si riduce la spesa sanitaria complessiva, pari a 110,8 miliardi, contro i circa 112 miliardi del 2011, e anche l’incidenza sul Pil viene contenuta al 7,1% (contro il 7,3% del 2010), nonostante la flessione dell’economia”. Questo grazie ad un efficace sistema di monitoraggio e a manovre di finanza pubblica per contenere il deficitpubblico, che hanno di fatto stabilizzato in termini nominali, la spesa per il Ssn, e l’hanno ridotta in termini reali.
Nello specifico secondo l’analisi dell’Alta Corte Contabile “i risultati di esercizio rilevano un disavanzo complessivo dei servizi sanitari regionali pari a 2,155 miliardi (-543 milioni rispetto all’anno precedente). Il 52,2% del disavanzo è a carico delle regioni in piano di rientro (Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia). Per le regioni a statuto ordinario e la Sicilia (monitorata per l’attuazione del piano di rientro) il tavolo di monitoraggio, a fronte di un disavanzo pari a 1,096 miliardi, ha rilevato perdite effettive per 2,772 miliardi, ridotte a 835 milioni dopo le coperture disposte dagli enti territoriali. In termini nominali, gli incrementi delle varie voci di spesa che compongono la spesa sanitaria risultano contenuti. Si riducono, in particolare, le spese per il personale e la spesa per la farmaceutica convenzionata”.
 
Indebitamento degli enti del servizio sanitario
La relazione ha anche esaminato il fenomeno dell’indebitamento degli enti del servizio sanitario. La voce di debito più consistente è quella relativa ai fornitori: “37,5 miliardi nel 2011, pari al 69% circa dell’intera massa debitoria degli enti sanitari”. Con riferimento al 2012, di cui però ci sono dati parziali e provvisori, il dato complessivo “espone una riduzione del 3,5% del debito commerciale.”
L’analisi della gestione di cassa degli enti del Ssn “evidenzia nel 2012 riscossioni totali, al netto delle anticipazioni di tesoreria, pari a 122,9 miliardi (+3,62% rispetto al 2011). Le entrate correnti nette (entrate correnti al netto dei movimenti imputabili esclusivamente all’interno del sistema regioni) assommano a 118,2 miliardi di euro, con un peso sul totale delle entrate nette pari al 96,2%. Le entrate in conto capitale nel 2012 ammontano a 2,4 miliardi di euro.
Sul versante dei pagamenti, al netto dei rimborsi per anticipazioni di cassa, nel 2012 si registrano uscite complessive per 122,9 miliardi, di cui il 96% riferibile alla gestione corrente.
La maggior voce di spesa corrente è costituita dagli acquisti di servizi, seguita dalla spesa per il personale e dalla spesa per acquisto di beni. I pagamenti in conto capitale ammontano nel 2012 a 2,5 miliardi di euro, pari al 2,01% del totale dei pagamenti”.
 
Controlli sui Servizi sanitari regionali
Capitolo a parte è quello del controllo sui Ssr. Qui si legge nella relazione “La sanità continua a rappresentare, per le sezioni regionali di controllo, oggetto di particolare approfondimento”.
E allo scopo sono state effettuate “indagini specifiche programmate aventi come esito referti sulla sanità regionale nel suo complesso o su particolari aspetti (ad es.: intramœnia, acquisti di beni e servizi), nonché attraverso le verifiche previste dalla legge finanziaria per il 2006 sugli enti del s.s.n., attuandosi dunque un controllo, tanto finanziario, quanto sulla gestione”.
I problemi emersi riguardano “l’attuazione della normativa in tema di programmazione, budget, contabilità analitica, controlli interni, customer satisfaction, procedimenti di controllo”.
Quello che è emerso è un “tendenziale trend negativo dei risultati d’esercizio di ciascuna azienda, rispetto agli esercizi precedenti”. E la tendenza è “a tenere una gestione della spesa che non responsabilizza pienamente le aziende sanitarie, ovvero una gestione delle spese non correlata strettamente alle risorse esistenti, affidandosi il ripiano delle perdite a successivi maggiori finanziamenti regionali e statali”.

14 febbraio 2014
© Riproduzione riservata
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