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Sigm-Giovani Medici: “Serve una riorganizzazione del servizio che porti a messa in sicurezza e valorizzazione”


19 SET - L’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM), per voce del suo Dipartimento di Medicina Generale (SIMEG) esprime “solidarietà e vicinanza alla collega siciliana del Servizio di Continuità Assistenziale vittima questa notte di una violenta aggressione mentre si trovava in piena attività di servizio. Si tratta – afferma l’associazione in una nota - dell’ennesimo episodio che non fa che confermare la nota vulnerabilità in cui sono costretti a operare i medici di continuità assistenziale: molte sedi di continuità assistenziale, infatti, vedono in servizio singoli operatori chiamati a recarsi al domicilio di pazienti il più delle volte sconosciuti. Una situazione denunciata nel tempo e non più sostenibile cui, tuttavia, non è stato posto alcun rimedio da parte delle Istituzioni se non la proposta di riduzione oraria del servizio stesso, una ‘non-soluzione’ che anzi ne mortifica il valore per la collettività avendo trasformato la continuità assistenziale in un servizio poco conosciuto e bistrattato dai cittadini, dalla politica, dai media, finanche dagli stessi medici”.

Il SIGM evidenzia come, “a oggi, il servizio di continuità assistenziale è un servizio in cui lavorano prevalentemente i colleghi più giovani della medicina generale, molto spesso donne. Forse è proprio per questo che negli anni il servizio è stato oggetto di scarsissima attenzione limitando una sua reale valorizzazione nel mondo della sanità territoriale, tanto dal punto di vista professionale che contrattuale”.

“La nostra Associazione – prosegue - già in passato, pur auspicando l’adozione di un ruolo unico nella medicina generale reale e non di facciata (che non perpetri cioè l’attuale dualismo tra i medici di assistenza primaria e di continuità assistenziale, modificandone semplicemente i nomi in medici a contratto orario o a ciclo di scelte), ha espresso la necessità di una riorganizzazione del servizio di Continuità Assistenziale”.

Per il SIGM, oltre che renderlo efficace, questa riorganizzazione deve servire a:

•    “razionalizzare le sedi al fine di non avere più sedi con un singolo operatore, affiancando inoltre alle figure mediche anche altri operatori, in primis gli infermieri”

•    “creare una reale rete integrata dei servizi territoriali”

•    “disincentivare l’utilizzo improprio del servizio e proteggere i colleghi dagli atti di prepotenza dell’utenza”

•    “fornire strumenti di localizzazione e pronta attivazione delle forze dell’Ordine in caso di pericolo”.

“Il nostro auspicio – conclude il SIGM - è che possano essere tempestivamente intraprese azioni concrete finalizzate a garantire il diritto delle colleghe e dei colleghi di continuità assistenziale di continuare a fornire il proprio servizio operando in sicurezza, due condizione che per coesistere necessitano “solo” di volontà politica e di buona organizzazione”.
 

19 settembre 2017
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