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Registro testamento biologico. Milano frena: “Siamo solo all’inizio”. Ma la Giunta è divisa


Parla l’assessore Majorino (Pd): “Siamo agli albori e alle affermazioni di principio e stiamo lavorando a una sintesi politica come gìà fatto per il registro delle unioni civili”. Ma per il vice sindaco Maria Grazia Guida (area cattolica), “E’ necessaria una maggiore prudenza”. 

30 AGO - “Si tratta dell'inizio di un percorso che é veramente agli albori, l'affermazione di un principio”, come ha tenuto a precisare l'assessore comunale per le Politiche sociali e Cultura della Salute, Pierfrancesco Majorino (Pd) al quale abbiamo chiesto di raccontarci a che punto è il lavoro per il registro per il testamento biologico su cui si polemizzato molto nei giorni scorsi.

Tutto é partito dalla Carta dei diritti del malato del Comune di Milano (che riprende quella europea) in via di elaborazione, dove un articolo introduce la possibilità del registro del testamento biologico, parlando di "diritto di ogni individuo di esprimere le proprie volontà rispetto al rifiuto dell' 'accanimento terapeutico' e del prolungamento forzato della vita in condizioni di coma irreversibile o di disagio estremo".

Un articolo “in via di scrittura”, che raccoglie le istanze di personalità del mondo scientifico milanese come l'oncologo Umberto Veronesi e la ginecologa Alessandra Kustermann, “su cui siamo disponibili a modifiche e al confronto”. Alla Carta fa riferimento il Piano di zona del welfare comunale, che dovrà essere varato dalla Giunta e su cui si inizierà a discutere in aula a settembre.

Dunque é ancora tutto agli inizi. "Vogliamo aprire un dibattito sui diritti – spiega Majorino - ma non ci sarà la creazione immediata di un registro. L'iter, infatti, sarà quello di una delibera di iniziativa consiliare da portare in Aula dopo il via libera della Giunta e del Consiglio comunale alla Carta. Non vogliamo scavalcare le prerogative del Consiglio comunale - continua - che si confronterà sul tema e delibererà nei tempi che riterrà opportuni. Se intervenisse il Parlamento con una legge nazionale risolverebbe un grande problema, perché gli enti locali si trovano davanti una situazione di vuoto legislativo. Nei prossimi mesi avremo tutto il tempo di discutere approfonditamente sul tema, perché é importante ragionare senza steccati reciproci e ascoltando anche altre voci".
Ma nonostante queste rassicurazioni, subito si sono levate le polemiche non solo da parte dell'opposizione, ma anche in seno alla stessa maggioranza. Tanto che il vicesindaco, Maria Grazia Guida (area cattolica), ha detto che "su un tema etico con una valenza così rilevante come quello del biotestamento è necessaria una maggiore prudenza, perché porre delle affermazioni di principio non è utile alla vita dei cittadini. E' inopportuna la scelta di inserire nella Carta dei diritti del malato all'interno del Piano di zona l'articolo che esprime il diritto di ogni individuo a esprimere le proprie volontà sul trattamento terapeutico in caso di incoscienza o di incapacità mentale”.

Majorino é comunque fiducioso e pur riconoscendo che “si fa molta fatica a discutere su questi temi, spero che si trovi una sintesi positiva come avvenuto per il registro sulle unioni civili”. Il registro dei biotestamenti in ogni caso dovrebbe approdare in Aula entro dicembre 2012, attraverso una delibera di iniziativa popolare per cui il comitato 'MilanoRadicalmenteNuova' ha depositato oltre 6mila firme.

Quella di Milano comunque é l'ultima di una serie di iniziative sempre più diffuse tra i comuni italiani, nonostante la circolare emanata nel 2010 dai ministri della Salute, Ferruccio Fazio, del Welfare, Maurizio Sacconi, e degli Interni, Roberto Maroni, che definì tali strumenti ''privi di qualunque efficacia giuridica”.
Attualmente il numero dei comuni italiani che ha approvato un suo registro per il testamento biologico ha toccato quota 105, e tra questi Udine, Bolgna, Firenze, Genova, Torino, Cagliari, Napoli. A mettere in moto la 'macchina' dei registri erano stati i Radicali e l'associazione Luca Coscioni, mobilitati dopo il caso di Eluana Englaro, in attesa che a fare definitiva chiarezza arrivasse la legge sul testamento biologico. Proprio la Capitale ha fatto da 'apripista', con il primo registro attivato nell'XI Municipio (e in quell'occasione la prima persona a depositare il suo testamento biologico era stata Mina Welby, la moglie di Piergiorgio Welby).

Non solo. Quasi un anno fa, a ottobre 2011, a dispetto della circolare, é nata la 'Lega degli enti locali per il registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento (dat)', per tutelare le dat espresse dai cittadini nei municipi, e far sì che abbiano valore giuridico, anche nel caso fosse approvato il ddl sul testamento biologico in discussione al Senato.

Capofila é stato il comune partenopeo e la costituzione si é avuta all'VIII Congresso dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca. "Si tratta di una rete di amministratori locali - si legge nel manifesto costitutivo - che si impegna a promuovere il servizio pubblico del Registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento, a tutelare il diritto all'autodeterminazione dei cittadini anche attraverso gli adeguati strumenti giudiziari e ad individuare i principi giuridici che permettono alle amministrazioni locali di intervenire, nonostante controversie interpretative anche da parte ministeriale”.
 
Adele Lapertosa

30 agosto 2012
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