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Disordini muscolo scheletrici per 5,5 milioni di italiani


Per sollecitare i decisori politici ad attuare piani nazionali per la lotta contro queste patologie, è nata la Coalizione Fit for Work Italia. I DMS sono responsabili del 49,9% di tutte le assenze dal lavoro di tre giorni o più e del 60% dei casi di inabilità permanente.

17 OTT - Nasce la coalizione Fit for Work Italia, che per la prima volta partecipa alla Conferenza Annuale Fit for Work Europe. Il progetto sarà guidato da tre ambasciatori nazionali: Giovanni Minisola, presidente Sir (Società Italiana di Reumatologia) e reumatologo al 'San Camillo di Roma; Francesco Mennini, Ceis Sanità, Facoltà di Economia dell’Università Tor Vergata di Roma; Gabriella Voltan, presidente Anmar (Associazione Nazionale Malati Reumatici).

“La presenza della delegazione italiana a questo consesso internazionale - conferma Gabriella Voltan, Presidente ANMAR - costituisce il battesimo ufficiale della nostra Coalizione del progetto Fit for Work. Abbiamo iniziato a lavorare da poco, ma gli obiettivi che Fit for Work Italia si prefigge sono ben chiari e perfettamente in linea con quelli del progetto europeo e dell’Eular: il riconoscimento dei disordini muscolo scheletrici come priorità sanitaria pubblica; l’attuazione di linee guida che permettano una diagnosi tempestiva e accurata per tutti i malati in modo che possano mantenere il loro ruolo attivo anche nel mondo produttivo; una strategia nazionale per la gestione e l’assistenza delle persone che convivono con queste patologie, in modo da assicurare a tutti un accesso agli standard più elevati di trattamento e di cura; la parità di trattamento professionale, ad esempio attraverso l’educazione dei datori di lavoro e una legislazione anti-discriminazione ad hoc”.

La quarta Conferenza Annuale presenta i risultati di una nuova indagine in cui si indica che i lavoratori dell’UE affetti da disturbi muscolo-scheletrici (DMS), quali il mal di schiena e l’artrite, rischiano la disoccupazione, il pensionamento anticipato e l'esclusione sociale a causa della loro patologia. In un momento in cui la strategia di crescita dell’Europa e dell’Italia deve realizzare alti livelli di occupazione, di produttività e di coesione sociale, una gestione inadeguata dei DMS pregiudica l’opportunità di una ripresa economica in Europa.

Oggi, per dare una risposta a questa necessità sempre più pressante, decisori europei e nazionali, medici,  rappresentanti delle associazioni per la difesa dei pazienti e ambasciatori della coalizione italiana e degli altri paesi europei si riuniscono per la Quarta Conferenza Annuale di Fit for Work Europe al fine di mettere a punto piani e soluzioni per contrastare l’impatto negativo dei DMS sui mercati del lavoro europei e nazionali. I DMS colpiscono almeno 100 milioni di persone in Europa e oltre 5 milioni e mezzo in Italia e sono la principale causa di inabilità temporanea e permanente al lavoro nei Paesi europei.–Sono inoltre responsabili del 49,9% di tutte le assenze dal lavoro di tre giorni o più e del 60% dei casi di inabilità permanente.

Nella recente indagine sulle persone affette da DMS, condotta in nove Stati membri dell'UE la coalizione Fit for Work Europe e illustrata dalla Coalizione Fit for Work Itlaia, ha rilevato che oltre il 90% dei lavoratori colpiti da disturbi muscolo-scheletrici dichiarano di recarsi al lavoro anche quando sono malati, perché temono di essere un peso per i colleghi o di perdere il lavoro. Questo concetto è definito ‘presenteismo’ e implica che un dipendente malato presente al lavoro sarà meno efficiente del solito compromettendo la produttività dell’impresa. L’indagine ha inoltre rivelato che circa tre quarti dei disoccupati hanno perso il lavoro o non sono riusciti a reinserirsi nel mercato a causa della loro malattia.

“Nonostante i numerosi pazienti affetti da una delle patologie che colpiscono il sistema muscolo-scheletrico mantengano una grande potenzialità produttiva, oggi sono ancora molti ad essere costretti ad abbandonare prematuramente o a vedere compromessa la vita lavorativa a causa del proprio stato di salute - conferma Giovanni Minisola -. Questa grave situazione, i cui riflessi socio-economici per il nostro Paese sono rilevantissimi, può essere evitata se vengono attuate procedure concrete per favorire la diagnosi precoce e l'appropriatezza prescrittiva. Tali procedure possono essere attuate solo se esiste comunione di intenti e di operatività tra reumatologi, decisori, datori di lavoro e soggetti direttamente o indirettamente coinvolti nella tutela del lavoratore. E' auspicabile che tale sinergia, finalizzata al precoce ritorno al lavoro o alla permanenza nell’attività produttiva in condizioni di benessere funzionale, si realizzi al più presto. Si eviteranno così ai pazienti-lavoratori con patologie muscolo-scheletriche ad evoluzione disabilitante o invalidante, ulteriori sofferenze e disagi legati, a seconda dei casi, alla perdita di lavoro, all'impossibilità di mantenere la propria specificità lavorativa, alla diminuzione del reddito salariale e alla inevitabile compromissione del proprio stato sociale e benessere psichico”.

Secondo l’indagine, gli operatori sanitari non considerano il lavoro una delle priorità “cliniche” per i pazienti affetti da DMS. Più del 50% degli intervistati ha riferito di non aver mai parlato con il medico di base degli effetti dei loro disturbi sull’attività lavorativa e meno di un terzo ha discusso con il proprio medico le modalità di un eventuale rientro al lavoro.4 Tuttavia, l’indagine mostra che una diagnosi precoce e un intervento efficace consentono di migliorare in modo significativo i risultati della gestione clinica dei DMS.

Nell'ambito delle European Musculoskeletal Health Days, le giornate europee della salute muscolo-scheletrica, i leader dell’iniziativa Fit for Work Europe invitano i decisori italiani ad adottare soluzioni semplici, efficaci e tempestive per impedire che le persone affette da DMS e da altre patologie croniche escano dal mercato del lavoro, generando così effetti positivi sulla ripresa e sulla crescita in Europa. Tali soluzioni prevedono l'attuazione di piani nazionali per una migliore gestione dei DMS, l'applicazione di misure di intervento precoce per il trattamento e la cura e l’inserimento al ‘lavoro’ nella Valutazione delle Tecnologie Sanitarie (HTA) e in altre decisioni sugli investimenti nella sanità.  
 

17 ottobre 2012
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