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Anziani. Un milione a rischio malnutrizione. E' colpa della crisi


Ma sono oltre 6 milioni gli anziani che stringono la cinghia per arrivare a fine mese, aumentando così il rischio di infezioni, deterioramento fisico e cognitivo, ricovero e mortalità. Gli specialisti della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria presentano la dieta sana che fa risparmiare 600 euro all'anno.

19 NOV - Se il pesce è un miraggio, il parmigiano roba da ricchi, un filetto cibo da re, è possibile comunque portare in tavola la salute e non farsi mancare i nutrienti più importanti, anche spendendo poco. Lo sostengono i geriatri che, in occasione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, che si svolgerà a Milano dal 21 al 24 novembre, presenteranno la dieta “scaccia-crisi” per gli anziani.

Un regime alimentare economicamente sostenibile anche per i pensionati, che in tempi di crisi sono costretti a considerare “cibo di lusso” anche una confezione di tortellini: due anziani su tre dichiarano infatti di non riuscire ad arrivare alla fine del mese e per far quadrare i conti tirano la cinghia lasciando sugli scaffali gli alimenti più costosi. Così i geriatri consigliano di mettere nel carrello pollo e tacchino come fonti di preziose proteine, da alternare con le uova e legumi come lenticchie, ceci e fagioli; per ridurre lo scontrino, inoltre, sì a verdura e frutta rigorosamente di stagione, con un occhio di riguardo a noci e frutta secca, e ai latticini di produzione locale come ricotta, stracchino o mozzarella.

“Portando in tavola prodotti stagionali e locali – ha spiegato Giuseppe Paolisso, presidente Sigg e Ordinario di Medicina Interna e Geriatria, Seconda Università di Napoli - e privilegiando legumi e carni bianche per garantirsi un giusto apporto di proteine si può arrivare a risparmiare in media 50 euro al mese, senza però compromettere la salute e anzi favorendo il profilo di rischio cardiovascolare”.

Lo dimostra uno studio condotto su 60 anziani: ai partecipanti è stato dato uno schema alimentare che, pur conservando il giusto apporto di macro e micronutrienti, offrisse l'opportunità di rispettare un budget familiare contenuto; a tutti sono stati quindi misurati parametri come pressione, colesterolo, trigliceridi, glicemia oltre a peso, altezza e indice di massa corporea all'inizio dell'indagine e dopo sei mesi di “dieta sostenibile”.

“I risultati mostrano che un regime alimentare poco costoso ma equilibrato può essere molto utile alla salute cardiovascolare degli anziani”, ha spiegato Paolisso. “La pressione si è ridotta in sei mesi di circa 1 mmHg, i trigliceridi sono scesi di circa 13 milligrammi/decilitro e la glicemia di 4,5 milligrammi/decilitro; è migliorato il rapporto fra colesterolo ‘buono’ e ‘cattivo’ e l'indice di massa corporea è sceso di circa un punto, da 27.8 a 26.6. Il tutto, peraltro, con un risparmio di circa 50 euro sulla spesa mensile precedente. Tutto ciò dimostra che una dieta sana, utile per la prevenzione cardiovascolare, è possibile anche in anziani che non abbiano a disposizione risorse finanziarie elevate. Si tratta peraltro – ha proseguito l’esperto - di una versione ‘aggiornata ai tempi della crisi’ della dieta mediterranea, che com'è noto riesce a preservare il DNA dagli errori correlati all'invecchiamento ed è quindi un”elisir di longevità”, visto che ad esempio sappiamo che protegge non solo dalle malattie cardiovascolari ma anche da tumori, diabete e altre patologie. Tutto ciò senza incidere troppo sulla spesa familiare”.

Un risultato importante alla luce dei dati, che stimano nel nostro Paese siano circa un milione gli anziani con carenze nutrizionali serie per colpa di un'alimentazione insufficiente o inadeguata. In media agli anziani mancano circa 300 calorie al giorno, in gran parte derivanti da proteine nobili come pesce o carne troppo cari per essere acquistati dai pensionati: sostituirle con quelle di più economici legumi, carni bianche, uova potrebbe tuttavia portare a un buon compromesso fra portafoglio e salute, stando ai geriatri. Che sottolineano come sia fondamentale evitare la malnutrizione, perché questa aumenta del 25 per cento il rischio di un ricovero in ospedale, oltre a far salire il pericolo di mortalità.

“La malnutrizione purtroppo è una realtà soprattutto per chi viene ricoverato in ospedale e fra i pazienti delle case di riposo: in questi casi l'incidenza sale al 30-65 per cento”, ha affermato Paolisso. “Il ricovero è infatti un momento molto delicato per l'anziano che si alimenta con difficoltà: uno su tre è a rischio malnutrizione, per uno su cinque la probabilità è molto elevata. Purtroppo una nutrizione carente incide in maniera molto negativa sullo stato di salute: oltre ad aumentare la durata dei ricoveri, la malnutrizione accresce il rischio di infezioni, piaghe da decubito, depressione, deterioramento cognitivo ed è associata a una maggior mortalità. Per questo è molto importante riconoscerla, e non solo al momento di un eventuale ricovero, così da intervenire modificando la dieta e adattandola alle esigenze e alle difficoltà dell'anziano: vivere soli, avere pochi mezzi economici, soffrire di disturbi orali o di malattie reumatiche o neurologiche accresce moltissimo la probabilità di malnutrizione. Occorre tenere conto di tutti questi fattori per poi prescrivere se necessario integratori o diete arricchite dei nutrienti di cui si è carenti: un passo fondamentale per garantire davvero la salute dell'anziano”.

Per questo, sottolineano i geriatri, la valutazione sistematica dell'alimentazione e di indicatori dello stato di nutrizione - per mezzo di questionari standardizzati, semplici misure antropometriche e pochi esami di laboratorio mirati - è di fondamentale importanza, tanto quanto misurare la pressione arteriosa o rilevare i tradizionali segni obiettivi, nella visita medica di un anziano in ambulatorio o in ospedale.
 

19 novembre 2012
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