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Dispositivi medici. Come coniugare qualità e risparmio

di Giovanni Rodriquez

Si è aperta oggi a Roma la V Conferenza nazionale sui dispositivi medici promossa dal ministero della Salute. Palumbo: "Si gioca una partita fondamentale per la sostenibilità del Ssn". Bissoni: "E' molto difficile mettere a fuoco prezzi standard coerenti". Rimondi: "I tagli del Governo non sono giustificati".

05 DIC - Come coniugare la restrizione delle risorse al mantenimento di un elevato standard qualitativo? La crisi economica e i recenti provvedimenti governativi legati alla spending review, infatti, hanno reso di vitale importanza una gestione sempre più efficiente dei fattori produttivi che vengono utilizzati per la realizzazione di servizi sanitari. Una produzione che, però, non può divenire una gara al ribasso che segua esclusivamente una logica di risparmio, ma che deve continuare a garantire determinati standard di qualità nella produzione di beni e servizi, ed in particolare nel settore di quei dispositivi medici dei quali beneficeranno i cittadini. È partendo proprio da questo nodo che, questa mattina, si sono aperti i lavori della V Conferenza nazionale sui dispositivi medici in programma oggi e domani presso l’auditorium Antonianum di Roma.

A dare inizio al confronto è stato il capo dipartimento del Ministero della Salute, Filippo Palumbo, che ha voluto sottolineare come, quello dei dispositivi medici, “può diventare un modello di riferimento sul quale si giocherà una buona parte della partita riguardante la sostenibilità del nostro Sistema sanitario nazionale”.
In questo settore, spettava all’Agenas stilare un elenco di beni e servizi con prezzi di riferimento. Parlare però, in questa area, di prezzi di riferimento vorrebbe dire, per il presidente Agenas, Giovanni Bissoni, “semplificare in maniera eccessiva il tema”. In questo modo, secondo Bissoni, non si tiene in dovuto conto “la presenza di un vero e proprio mercato, seppur particolare”. “È molto difficile mettere a fuoco dei prezzi standard – ha spiegato il presidente Agenas - perché questi sono il frutto di molto passaggi, si parla di un settore molto diverso da quello del farmaco. Abbiamo innanzitutto bisogno di definire meccanismi di acquisto per riorganizzare la domanda, e per far questo dobbiamo tener conto delle varie esperienze già attivate nelle diverse Regioni”. Non è mancata in questo caso una ‘bacchettata’ alle Regioni quando Bissoni ha sottolineato che “l’autonomia non può diventare autoreferenzialità”. C’è poi un problema di equità dell’accesso a questi dispositivi, anch’esso troppo variegato a seconda del territorio, così come la questione legata ai tempi medi di pagamento perla fornitura di beni e servizi. “Non va bene comprare prodotti cinesi facendo esclusivamente una gara al ribasso sui prezzi – ha concluso Bissoni – ma non possiamo nemmeno soddisfare le richieste di ogni singolo professionista. È necessario costruire un percorso che possa trovare una giusta via di mezzo”.

Pienamente concorde con il  presidente Agenas si è detto il presidente di Assobiomedica, Stefano Rimondi, che ha, però, attaccato con veemenza i tagli governativi sottolineando come questi “non sono giustificati dai costi del nostro Ssn, visto che quella italiana è una sanità ‘risparmiosa’; non sono equi perché concorrono alla creazione di un doppio mercato: uno per la sanità non convenzionata che potrà fornire dispositivi innovativi e di alta qualità per le persone abbiente, e uno più ‘arretrato’ per chi potrà usufruire solo della sanità pubblica; e infine - ha concluso - questi provvedimenti danno una forte spinta recessiva al Paese, considerato che sono circa 10mila i posti a rischio nel settore”.
Per Assobiomedica l’imposizione dei tetti di spesa sui dispositivi medici al 4,4% per il 2014 non trova riscontro in nessuno standard europeo e comporteranno solo l’immissione sul mercato di prodotti scadenti. “Inoltre, il problema delle differenze di prezzo dei dispositivi medici – ha concluso Rimondi - si sarebbe risolto in modo strutturale se si fosse introdotto un Osservatorio degli acquisti, come proponiamo da anni”.

Riprendendo le parole del presidente Bissoni, anche il direttore generale direttore generale della Direzione farmaci e dispositivi medici del ministero della salute, Marcella Marletta, è tornata a sottolineare le grandi differenze tra il settore dei dispositivi medici e quello dei farmaci. “Non possiamo applicare gli stessi standard tra questi due settori per diversi motivi – ha spiegato – quello dei dispositivi medici, ad esempio, soffre di una grandissima eterogeneità di prodotti che non è riscontrabile nella farmaceutica. Senza contare che stiamo parlando di un mercato libero, ancora tutto da costruire, per il quale – ha proseguito – non possono valere regole quali quelle sul tetto dei prezzi, né si può intervenire a livello di Ssn per non incappare in richiami da parte dell’Europa per ingerenze nella libera concorrenza”.
 
Marletta ha poi segnalato come da gennaio a settembre 2012 il ministero della Salute, attraverso il monitoraggio dei flussi dei dispositivi medici, ne ha censiti circa 60mila, per un costo a carico del Ssn pari a 1 miliardo e 572 milioni. ''Dall'avvio del monitoraggio a fine 2010, oggi abbiamo a disposizione dati strutturati che saranno utili nell'individuazione dei prezzi di riferimento per questo tipo di acquisti in sanità – ha spiegato - i dati sono ancora parziali e non coprono tutta la spesa perchè ancora non tutte le Asl e le Regioni hanno iniziato a inviare le informazioni al Nsis (nuovo sistema informativo sanitario)”. La rilevazione riguarda, infatti, 20 Regioni. Manca all'appello la Sardegna mentre e ce ne sono alcune, come il Lazio, che hanno appena iniziato a trasmettere i dati. Rilevati anche i flussi di 215 aziende sanitarie (di cui 120 Asl e 95 aziende ospedaliere) per un totale di 60.165 dispositivi medici. La spesa si è concentrata per l'acquisto di protesi ortopediche, dispositivi per l'apparato cardiocircolatorio (come valvole e stent) e per i dispositivi impiantabili attivi (come i pacemaker) che rappresentano il 45% del totale.
 
Presente in chiusura di giornata anche il ministro della Salute, Renato Balduzzi, che ha parlato di una “conferenza di svolta per un settore in crescita”. “Si ragiona a livello europeo – ha detto il ministro – su come riuscire ad avere, per i dispositivi medici, garanzie analoghe a quelle che l’opinione pubblica esige dai prodotti farmaceutici. Per avvicinare questi due mondi stiamo ragionando anche in termini di appropriatezza prescrittiva”. “Bisognerà trovare il modo migliore per coniugare appropriatezza e qualità – ha concluso Balduzzi – il binomio costo-qualità dovrà essere tenuto in forte considerazione nell’individuazione dei prezzi di riferimento per questi prodotti”.
Infine, da segnalare la polemica a distanza tra Balduzzi e Rimondi sulla sentenza del Tar del Lazio che ha bloccato i prezzi di riferimento fino al prossimo marzo 2013 in quanto “non risulta l’iter logico seguito per individuarli”.
 
Giovanni Rodriquez

05 dicembre 2012
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