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Lotta al doping. Wada: "L'attività dei Nas è un modello per tutti i Paesi"


Un report dell'Agenzia mondiale antidoping indica come esempio di riferimento le procedure di contrasto al fenomeno messe in campo dai Carabinieri del Nas. "Dal 1995 a oggi oltre 500 persone arrestate e due milioni di dosi di farmaci sequestrate". Il plauso di Balduzzi.

13 FEB - Un progetto di studio diretto a illustrare il modello investigativo e giudiziario italiano nella lotta al doping. E’ il documento che l’Agenzia mondiale antidoping – la Wada – ha presentato lo scorso 22 gennaio a Losanna nel corso di un workshop - organizzato da Interpol e dalla stessa Wada – al quale hanno partecipato esperti mondiali, forze di polizia ed organismi internazionali e nazionali deputati al contrasto del fenomeno doping, tra cui una delegazione dei Nas.

Lo studio – denominato “La fornitura di prodotti doping e il potenziale della forza di polizia criminale nell’antidoping: un’esperienza italiana” – ha preso in esame l’analisi sulla produzione e distribuzione dei prodotti dopanti, nonché le procedure di contrasto al fenomeno – interno ed esterno al mondo sportivo – attuate con l’applicazione delle norme penali italiane. Si è quindi trattato di un forte e importante riconoscimento all’attività condotta dai Nas, soprattutto alla fine degli anni Novanta. L’apporto informativo delle forze dei carabinieri è stato infatti fondamentale per integrare le pubblicazioni con i contenuti emersi dalle indagini più significative e dalla ricostruzione delle condotte delittuose delle organizzazioni criminali del settore, la cui disarticolazione – dal 1995 a oggi – è testimoniata da un bilancio di oltre 500 persone arrestate e due milioni di dosi di farmaci sequestrate. Il report costituisce quindi un riferimento per le strategie di intelligence nella lotta al doping e suggerisce l’esportazione del modello investigativo dei Carabinieri dei Nas verso le forze di polizia estere e l’adozione di una normativa penale del settore, al fine di uniformare la cornice sanzionatoria nei Paesi che non hanno ancora legiferato in materia.

“Grazie a un sistema multidisciplinare – spiega il report – abbiamo analizzato il sistema di distribuzione dei farmaci, partendo dai produttori sino ad arrivare ai clienti finali e individuando relazioni, modus operandi e andamento di ricavi e profitti. Il nostro studio rappresenta il primo esempio di analisi di un mercato nazionale del doping”. La principale fonte di informazione del lavoro è stato “un database contenente le informazioni relative alle indagini svolte dall’Ufficio dei Nas tra il 1999 e il 2009”. Il report ha fornito anche preziosi elementi in chiave giuridica. “Quello del doping – sotto il profilo del diritto penale – si può definire un mercato semi-illegale. Contrariamente a quanto si verifica per sostanze come eroina e cocaina, infatti, lo status giuridico dei prodotti dopanti può variare spesso”. Ed è proprio per evitare difficoltà e ostacoli di questo genere si raccomanda a tutti i Paesi “l’adozione di una legislazione adeguata e soprattutto incentrata su un’impalcatura standardizzata. Si tratterebbe di una modalità efficace per facilitare l’operato della polizia giudiziaria e le attività di cooperazione internazionale”.

Un così importante riconoscimento all’attività dei Nas ha ricevuto il plauso da parte del ministro della Salute – Renato Balduzzi – che si è complimentato per “per l’importante riconoscimento internazionale delle tecniche investigative e delle procedure italiane di contrasto al doping, ottenuto dai Carabinieri del Nas nel corso del workshop dell’Agenzia mondiale anti-doping (Wada) tenuto a Losanna”. Il ministro ha poi aggiunto che l’azione antidoping “non è solo volta a contrastare  le condotte criminali di alcuni soggetti e organizzazioni, ma si deve configurare anche come la diffusione di stili di vita più salutari e rispettosi della natura propria del corpo”. 
 
G.B.

13 febbraio 2013
© Riproduzione riservata
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