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Aids. Lila: “Nessuno candidato premier ha risposto alle nostre domande”


Questa la denuncia dell’associazione che nei giorni scorsi aveva lanciato una campagna contro la discriminazione delle persone sieropositive ponendo 8 quesiti ai leader di coalizione candidati alla presidenza del Consiglio nelle prossime elezioni. “Da parte loro solo un silenzio tombale”.

21 FEB - Otto domande, sei candidati premier, zero risposte. “Nessuno dei sei leader di coalizione ha mostrato interesse per le domande che la Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids (Lila) ha loro rivolto per la campagna elettorale”. Questa la denuncia dell’associazione che ha sottolineato come nessuno dei sei ha ritenuto di dire una sola parola, neppure sulle immagini della campagna, dove i loro volti sono accompagnati dalla scritta "Voteresti per me se fossi sieropositivo?" e dal sottotitolo "Fermiamo l'Hiv, non le persone con l'Hiv". Una campagna contro la discriminazione, per mostrare le difficoltà, concrete, che ancora oggi vivono in Italia le persone sieropositive. Una campagna sulla prevenzione, perché dove c'è stigma prevenire è più difficile.

“Se si esclude una telefonata dalla segreteria di Silvio Berlusconi, di una assistente che ha espresso la volontà di rispondere, senza che però seguisse altro, e un messaggio mail di avvenuta ricezione da parte dello staff di Oscar Giannino, il silenzio seguito alle nostre domande, inviate ai primi di febbraio, è stato tombale - ha spiegato la Lila in una nota - non un cenno da parte di Pier Luigi Bersani, che pure da tempo non perde occasione per attaccare Beppe Grillo strumentalizzando gli argomenti di una nostra serissima lettera pubblica al leader del Movimento 5 stelle. Nulla ovviamente dallo stesso Beppe Grillo. Nulla da Antonio Ingroia, nulla da Mario Monti. Nulla, neppure un piccolo impegno formale a occuparsi degli argomenti sollevati, o un qualsiasi giudizio sulla campagna”.

Al momento di affidare alle urne la propria scelta, quindi, “non sarà possibile sapere se chi in futuro governerà questo Paese avrà serie politiche di prevenzione, del virus ma anche delle discriminazioni che lo accompagnano”. “Non sapremo se in Italia preservativi e femidom verranno promossi e detassati e se ancora dovremo fare i conti con la legge Fini-Giovanardi sulle droghe e con carceri sovraffollate dove la riduzione del danno non può entrare, con il tacito consenso per i datori di lavoro che chiedono il test Hiv ai propri dipendenti, con la negazione di diritti alle persone omosessuali, con la latitanza nei confronti del Fondo Globale di lotta contro Aids Tubercolosi e Malaria. Di alcuni di questi temi si dirà che le posizioni dei leader sono già state chiarite”, prosegue la nota.

“Si è molto parlato di società civile, in questa campagna elettorale. Speriamo che l'unica società civile che importa, per tale politica, non sia quella disposta a candidarsi - ha concluso l’associazione - e che la sua definizione comprenda anche associazioni che come la nostra lavorano da decenni, con l'orgoglio dell'indipendenza e con la fatica dei suoi volontari, fuori dagli uffici marketing delle case farmaceutiche come dalle segreterie dei partiti, preferendo il confronto pubblico agli accordi di corridoio”.

21 febbraio 2013
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