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A 87 anni muore Robert Edwards, padre della fecondazione in vitro


Da quando ha fatto nascere la prima bambina con la Fivet nel 1978, si calcola che abbiano usufruito del frutto dei suoi studi più di 4 milioni di coppie sterili nel mondo. Nobel per la medicina nel 2010 era stato insignioto del titolo di Cavaliere dalla Regina d’Inghilterra. Era malato da tempo.

10 APR - “È con grande tristezza che la famiglia annuncia che il professor Sir Robert Edwards, Nobel per la medicina per le sue ricerche sulla fecondazione in vitro, si è spento nel sonno il 10 aprile 2013, dopo una lunga malattia”. Con queste parole l’Università di Cambridge ha dato l’annuncio ufficiale della morte del padre delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, deceduto in Inghilterra all’età di 87 anni.
 
La cosa migliore che possa accadere a uno scienziato è vedere le proprie ricerche cambiare in meglio la vita di milioni di persone. E quando questo succede, ci si aspetta che l’intera società non solo ne conosca la natura e i risvolti, ma che in qualche modo le festeggi.  Forse proprio questo si è aspettato Robert Edwards per trent'anni, mentre osservava il diffondersi del frutto dei suoi studi. Il giorno in cui il biologo, insieme al collega ginecologo Patrick Steptoe, riuscì a far nascere la prima bambina concepita con la fecondazione in vitro è ormai impresso nella storia della medicina: Louise Brown nacque il 25 luglio 1978 nella contea di Manchester, in Gran Bretagna. Da allora si stima che la procreazione medicalmente assistita (Pma) abbia permesso a più di quattro milioni di coppie sterili in tutto il mondo di avere figli.
Nonostante questo, il premio Nobel per la medicina assegnatogli per lo sviluppo della tecnica è arrivato allo scienziato solo nel 2010, a oltre tre decadi da quella importante data. Molte sono le motivazioni per spiegare quest'attesa decennale. Tra queste c'è sicuramente anche il fatto che nel corso del tempo sono via via emersi “problemi etici” relativi alla medicina riproduttiva, di pari passo con gli ulteriori progressi tecnologici ad essa collegati. Oggi gli studi di Edwards sono tuttavia riconosciuti a livello internazionale, grazie anche al coraggio con cui difese le sue tesi, nonostante resistenze e scetticismi, anche da parte della Chiesa. Ed è per questo che con grande ritardo è arrivata l’onorificenza del Nobel. E per lo stesso motivo un anno dopo questo riconoscimento è arrivato anche il cavalierato da parte della corona inglese, proprio per i “servizi resi alla biologia riproduttiva umana”.
 
“Un uomo incredibile, che ha cambiato la vita di moltissime persone”, lo ha definite Martin Johnson, docente a Cambridge e primo laureato seguito da Edwards. “Non solo era un visionario nella sua disciplina, ma anche un grande comunicatore per il grande pubblico riguardo la materia di cui era pioniere. E anche per questo ne sentirà grande mancanza sia la famiglia che i colleghi, gli studenti, che le numerose persone che ha aiutato grazie ai suoi studi”.
 
Laura Berardi

10 aprile 2013
© Riproduzione riservata

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