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Onda. Tumore al polmone, donne sempre più a rischio


Sono geneticamente più predisposte degli uomini, eppure solo il 7% delle italiane ritiene che il tumore al polmone sia realmente pericoloso. Soprattutto solo tre donne su dieci sanno che negli ultimi anni i decessi sono aumentati proprio fra le donne, fumatrici o meno. Sono questi i dati di uno studio dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) presentato oggi a Roma

14 OTT - Sul tumore al polmone le donne sono decisamente impreparate. Non solo lo sottovalutano, ma sette donne su dieci ignorano che negli ultimi anni i decessi per questa neoplasia sono aumentati proprio tra la popolazione femminile, anche tra le non fumatrici, raggiungendo il secondo posto tra le cause di morte oncologica. Infatti, sono fra i 30 e i 35 mila i nuovi casi diagnosticati in Italia ogni anno con una progressiva riduzione negli uomini e un costante incremento nelle donne. Eppure solo il 7% delle donne lo ritiene davvero pericoloso, dopo quello della mammella e dell’utero.
A tracciare il quadro del rapporto tra l’universo femminile e il tumore al polmone è uno studio dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) presentato oggi a Montecitorio e realizzato da Elma Research su un campione di 600 tra uomini e donne fra  i 25 e i 60 anni.
Dallo studio è emerso che soltanto il 28% degli intervistati pensa sia necessario evitare di respirare il fumo passivo, che è associato a un aumentato rischio di ammalarsi pari a circa il 30%. Il resto associa una percezione di rischio medio-bassa. È in tema di prevenzione che, indifferentemente uomini e donne, chiedono maggiori informazioni, oggi ottenute per la maggior parte dalla televisione (46%), seguita dal medico di famiglia, internet, riviste e quotidiani. Fanalino di coda sono le iniziative istituzionali (3%).
“Sottovalutare il tumore del polmone per una donna – spiega Francesca Merzagora, Presidente di Onda – è un grave errore. Come confermano i nostri dati, questa neoplasia è ancora troppo sentita come ‘malattia del fumatore’ e gli atteggiamenti verso l’informazione, la prevenzione, la diagnosi e le cure non sono quindi affrontate con sufficiente consapevolezza. Chi non fuma non si sente toccato dal problema ed assume un comportamento di indifferenza e disinteresse; chi lo fa si sente razionalmente esposto, ma mette in atto un atteggiamento emotivo difensivo e distaccato. Solo una esigua parte di popolazione, indipendentemente dall’abitudine al fumo, si mostra coinvolta e sensibile verso tutto ciò che ruota attorno al tumore del polmone”.
Cosa fare quindi per invertire questo trend negativo? Secondo Onda occorre mettere in atto una campagna di sensibilizzazione rivolta alla popolazione e all’opinione pubblica. “A livello di cura – ha specificato Marzagora – nel nostro network Bollini Rosa, esistono ospedali che offrono servizi mirati alle donne, ad esempio il Programma ‘Mamme libere dal fumo’ e i centri antifumo che impostano interventi personalizzati per aiutare la donna a smettere di fumare e mantenersi astinente”.
Anche dalle parlamentari è arrivato un impegno preciso per far sì che aumenti il livello di attenzione nei confronti di questa patologia, anche attraverso l’approvazione di una legge che innalzi il divieto di fumo ai diciotto anni. “Come rappresentati delle donne parlamentari – hanno spiegato la senatrice Fiorenza Bassoli (Pd) e l’onorevole Sabrina De Camillis (PdL) – confermiamo il nostro impegno a fianco di Onda per diffondere questo importante messaggio e a farci portatrici di una campagna istituzionale contro questo tumore, in particolare contro il vizio del fumo sempre più diffuso tra le adolescenti. Proprio per questo – ha aggiunto Bassoli – è necessaria l’approvazione in Senato di un testo di legge che preveda l’aumento dai 16 ai 18 anni dell’età in cui si può fumare”.
 (E.M.)

14 ottobre 2010
© Riproduzione riservata

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