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Incendio al Bambino Gesù, il giorno dopo: cause ancora da accertare


A poco più di 12 ore dall’incendio divampato nel pomeriggio di ieri, senza alcuna conseguenza per i pazienti ricoverati, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha ripreso la piena operatività. Le cause dell’incendio restano però tutte da accertare. Marco Magheri, responsabile del Servizio comunicazione dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, racconta a Quotidiano Sanità come è stata affrontata l’emergenza.

06 NOV - “Le verifiche per accertare la causa di origine sono ancora in corso. L’incendio è stato di entità importante e l’intero padiglione è stato sgombrato per precauzione, ma la rete della sicurezza è stata eccezionale, non c’è stato alcun ferito e le attività assistenziali e ambulatoriali nell’istituto sono proseguite regolarmente, ad accezione per l'Unità Operativa di Rianimazione”. Il giorno dopo l’incendio divampato all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, abbiamo telefonato a Marco Magheri, responsabile del Servizio comunicazione dell’istituto, per essere aggiornati sulla situazione.
L’incendio è partito intorno alle ore 15.25 in un locale adibito a studio medico del reparto di Rianimazione del Padiglione Pio XII. “Sono state ore di preoccupazione e difficoltà – racconta -, ma la straordinaria tempestività e collaborazione tra il personale e i genitori, che sono stati veramente eroici, ha consentito di circoscrivere gli effetti dell'incendio e i disagi per i 118 bambini ricoverati nel padiglione, che sono stati trasferiti in altre Unità operative dell’ospedale. Sei di loro, invece, in funzione di opportunità logistiche, sono stati trasferiti in altre strutture del territorio che dal primo momento hanno manifestato piena disponibilità”.

Immediato anche l’intervento dei Vigili del Fuoco di Roma, che hanno gestito la situazione in collaborazione con i colleghi dello Stato Città del Vaticano.

A favorire il trasferimento dei piccoli pazienti negli altri reparti è stato anche il fatto che l’incendio sia avvenuto di venerdì pomeriggio. “Nel fine settimana – spiega Magheri - cerchiamo di dimettere tutti i pazienti che non hanno essenziale necessità di ricovero, nella convinzione che, per quanto costruito su misura, un ospedale non sia un luogo per un bambino”.
Nel tardo pomeriggio di ieri è arrivata la visita della presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, del Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e del segretario di Stato del Vaticano, Tarcisio Bertone, intervenuti per sincerarsi delle condizioni dei piccoli pazienti, del personale e dei genitori. Sulla vicenda, Bertone ha riferito a Papa Benedetto XVI, “che sta seguendo con particolare vicinanza la situazione”.
“I danni materiali non sono ancora quantificabili – aggiunge Magheri -. Il reparto di Rianimazione è un centro di alto livello tecnologico, per questo è ancora da calcolare l'entità esatta dei danni alle apparecchiature, alcune delle quali molto costose. Quel che è più importante, comunque, è che non vi siano stati feriti”. Ci sono stati 44 casi di intossicazione per l’esposizione al fumo tra le persone che hanno prestato immediato soccorso e che, come opportuno in questi casi, sono stati quindi sottoposte a controlli sanitari. Ma 40 di loro sono già tornati a casa e le condizioni delle altre 4 “non destano alcuna preoccupazione”.

Riguardo alle polemiche sul mal funzionamento degli impianti di sicurezza, come affermano alcuni testimoni, l’ospedale sottolinea di essere accreditato dalla Joint Commission International, un ente certificatore indipendente che opera a livello internazionale e che valuta oltre 300 standard sul piano della qualità dell'assistenza, dell'accoglienza e della sicurezza, tra cui proprio gli eventi legati al rischio di incendio. In una nota ufficiale l’Ospedale ha quindi descritto in dettaglio il funzionamento degli impianti di sicurezza: l'allarme scatta immediatamente, innescato dal fumo. L'allarme sonoro è contraddistinto da un suono riconoscibile dagli addetti e dagli operatori, antipanico per rendere quanto più possibile fluide le operazioni di evacuazione del reparto. Viene utilizzato un "numero rosso" per attivare una catena di alert che coinvolge tutte le unità e i soggetti deputati ad operare in queste situazioni. Non bisogna utilizzare acqua, in quanto causa di cortocircuito, in presenza di apparecchiature biomedicali connesse a pazienti o impianti elettrici attivi. L'acqua viene utilizzata solo dove evidentemente necessario, ossia in presenza di fiamme, “cosa che è regolarmente avvenuta nell'evento di ieri”.
Secondo quanto previsto dalla legge italiana e dagli standard di eccellenza della Joint Commission International, l’ospedale pediatrico Bambino Gesù ogni anno effettua prove di evacuazione e provvede alla formazione del personale con appositi corsi presso i Vigili del Fuoco di Roma, destinato alla gestione di emergenze. Sono presenti vie di fuga indicate in tutti i reparti dalla segnaletica antincendio.
“Queste attività precauzionali e formative condotte sistematicamente all'interno del Bambino Gesù – conclude la nota - hanno scongiurato il degenerare della situazione evitando conseguenze più serie, limitando i danni alle sole apparecchiature e agli impianti, soprattutto in conseguenza del fumo. La formazione del personale prevede anche la gestione del panico dei familiari e dei pazienti”.




 
 

06 novembre 2010
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