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Radicali mettono in rete spot pro-Eutanasia. Presto anche in TV su Telelombardia


È in rete lo spot-pro Eutanasia ideato dall’associazione “Exit international”, già bloccato dall’Autorità australiane per le Comunicazioni e rilanciato in Italia dall’Associazione Luca Coscioni e dal Partito Radicale. Cappato: “Riappropriarsi della parola eutanasia, tabù per la politica e dimenticata anche se vicina al vissuto delle persone”.

09 NOV - La voce è quella di Toni Garrani, c’è un uomo seduto su di un letto con una maglietta bianca che in 44 secondi spiega la sua decisione in favore dell’eutansia. “La vita – dice l’uomo– è questione di scelte” ed elenca le sue scelte: l’Università, il matrimonio, i figli e anche le macchine. Poi però aggiunge “quello che non scelto è di diventare un malato terminale e non ho scelto che la mia famiglia debba vivere questo inferno insieme a me”. Alla fine conclude dicendo “ho fatto la mia scelta finale ho solo bisogno che il Governo mi ascolti”. È questa la versione italiana dello spot, creato dall’associazione “Exit international” (fondata nel 1997 dal medico australiano Philip Nitschke), già bloccato dall’Autorità australiana per le Comunicazioni e rilanciato in Italia dall’Associazione Luca Coscioni e dal Partito Radicale. Lo spot è stato presentato questa mattina in una conferenza stampa alla quale ha partecipato Mina Welby, Marco Cappato, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni e Fabio Ravezzani, direttore di Telelombardia, prima emittente in Italia ad annunciare la trasmissione dello spot che però, prima di andare in onda via etere, deve attendere la risposta dell'Agcom (Autorità garante delle Comunicazioni).
Dopo un primo passaggio sull’emittente lombarda la programmazione dello spot si allargherà ad altre emittenti locali (Antenna 3 e Milanow dello stesso gruppo di Telelombardia) e nazionali nella misura in cui saranno stati raccolti i fondi: per ciascun euro di versamenti da parte degli utenti internet nelle prossime settimane, l’Associazione Luca Coscioni si impegna a investire un altro euro nella programmazione, raddoppiando così l’impatto pubblicitario.
 
“Riappropriarsi della parola eutanasia, tabù per la politica e dimenticata anche se vicina al vissuto delle persone, e chiedere semplicemente il rispetto delle scelte individuali”.
Questo è il senso dell’iniziativa dei radicali, a spiegarlo è Marco Cappato. “È uno spot molto rispettoso e molto dignitoso in cui un malato terminale racconta la sua esperienza e chiede al Governo che sia rispettata la sua scelta”.
Scelta che però, spiega ancora Cappato, non è di una morte “buona” o “dolce”, quanto piuttosto “opportuna, quando si sente che le condizioni di vita non sono più sostenibili”.
 
L’eutanasia, aggiunge il leader radicale, “non è una parola che le persone legano a questa o quella forma giuridica, ma che è vicina al loro vissuto”. Mentre la politica “ha bisogno di giocare con le parole, riempendo il tema di formalismi, facendo distinzioni da clerici del diritto su quello che è o non è terapia. Così si possono interrompere le terapie ma non si può chiedere un’iniezione letale, anche se il risultato è lo stesso”.
Pur continuando a “batterci in Parlamento perché escano leggi ‘meno peggiori’ possibile – conclude Cappato – ora vogliamo riprendere la bandiera di questa parola, che per noi è parte integrante del diritto alla salute, come tutte le scelte sul fine vita, e poi vedere quello che succede”.
Lo spot, intanto, funzionerà come “una raccolta fondi per pianificare una vera e propria campagna nazionale a partire da gennaio, contando sul sostegno delle tv locali, come Telelombardia, che già ci hanno aiutato all’epoca del ‘caso’ Welby”.
 
Stefano Simoni
 

09 novembre 2010
© Riproduzione riservata

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