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Eutanasia: Avvenire, “inammissibile” lo spot trasmesso dai Radicali


Il giornale della Conferenza Episcopale Italiana condanna, attraverso l'editoriale che apre l'edizione di stamani, lo spot-pro Eutanasia ideato dall’associazione australiana Exit international e rilanciato in Italia dall’Associazione Luca Coscioni e dal Partito Radicale. Da gennaio lo spot dovrebbe andare in onda su Telelombardia. Avvenire chiede al Garante di non concedere l'autorizzazione: l'eutonasia “è un reato” ed è “inammissibile” che venga pubblicizzato in tv.

10 NOV - “Pubblicità Mortale. I radicali ci provano. Contro cuore e legge”. Titola così l’editoriale di Francesco Ognibene pubblicato oggi sul quotidiano Avvenire a commento della diffusione, su iniziativa del Partito Radicale e dell’Associazione Coscioni, dello spot-pro Eutanasia ideato dall’associazione “Exit international” e già bloccato dall’Autorità australiane per le Comunicazioni con l’accusa di “promozione al suicidio”.

Lo spot è attualmente diffuso attraverso internet, ma se dovesse arrivare l'autorizzazione, già chiesta, dell'Autorità garante per le comunicazioni, sarà presto in onda su Telelombardia e per poi allargarsi ad altre emittenti locali e nazionali nella misura in cui saranno stati raccolti i fondi per pagare gli spazi pubblicitari.

Ognibene definisce l'iniziativa dei radicali come un “abbordaggio a quello che chiamano ‘tabù’ ma che è semplice senso comune (presidiato dal diritto). Tentano una nuova sortita per via mediatica e scavalcano la rappresentanza politica, ben sapendo che solo la loro proposta di legge sul ‘fine vita’ prevede esplicitamente l’eutanasia: dunque sono del tutto isolati, scaricati ieri persino dal loro collega nel Pd Ignazio Marino – pure sostenitore dell’autodeterminazione assoluta –, che teme un autogol parlamentare con la legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento ancora attesa al passaggio in aula alla Camera”.

Ricordando che in Italia l'eutanasia è illegale, aggiunge: "Visto che in Parlamento quasi nessuno la vuole ammettere per legge, allora si prova a blandire l’opinione pubblica mostrandone il volto 'libertario' e 'pietoso'”. I radicali, secondo il quotidiano della Cei, hanno così pensato di “aprire una breccia e azzardare la dimostrazione del trito teorema secondo il quale il Paese sarebbe più avanti del Palazzo (e della Chiesa, manco a dirlo) nell’esigere la codificazione di nuove 'libertà', compresa quella di farsi uccidere. È vero – scrive Ognibene - gli italiani sono molto più consapevoli e maturi rispetto a come vengono dipinti, ma nel senso opposto a quello immaginato da certuni. E a poco serve sbandierare sondaggi, come succede in coda allo spot, realizzati allo scopo di dimostrare quel che si desidera. Chi soffre (e, con loro, le famiglie) non chiede di morire ma di essere aiutato a vivere”. E “l’acuta preoccupazione” espressa ieri da scienziati e politici a commento dello spot, secondo Ognibebe, “basta e avanza per screditare questionari e campagne”.

Il giornale della Cei chiude ricordando che “il Codice penale sanziona con chiarezza l’‘omicidio del consenziente’, la fattispecie sotto la quale ricadono eutanasia e suicidio assistito. Permettere che si pubblicizzi un reato attraverso i mezzi di comunicazione a noi pare inammissibile: ed è lecito attendersi che l’Autorità garante delle comunicazioni, alla quale i radicali si sono rivolti per chiedere il via libera allo spot della morte, faccia il proprio dovere senza esitazioni fermando questa inutile provocazione. Sempre ammesso che – conclude l’editoriale - non ci pensino prima l’editore o il direttore di Telelombardia, l’emittente commerciale milanese che si è incautamente prestata all’operazione”.
 

10 novembre 2010
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