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Allergie alimentari pediatriche. Bernardini (Siaip): “Attenzione ai pranzoni di Natale”


A Natale pesce, frutta secca e dolciumi riempiono le tavole degli italiani, ma possono provocare allergie e intolleranze. Il presidente della Società di Allergologia e Immunologia Pediatrica mette in guardia anche da conservanti e coloranti. Si stima che le allergie alimentari colpiscano tra il 6 e l’8% dei bambini sotto i 3 anni.

19 DIC - Natale è una festa anche a tavola, ma alcuni cibi possono nascondere insidie per chi è allergico o intollerante verso alcuni alimenti. A rischio gli adulti, ma anche i bambini. “La maggior parte delle allergie alimentari – spiega Roberto Bernardini, Presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (Siaip) e Direttore della Unità Operativa Complessa di Pediatria del Nuovo Ospedale San Giuseppe di Empoli - è provocata da determinate proteine contenute in alimenti come crostacei, arachidi, frutta a guscio (come noci, nocciole), pesce, latte e uova. Si stima che le allergie alimentari colpiscano una percentuale variabile dal 6 all’8 per cento dei bambini di età inferiore ai tre anni e il 4 per cento circa degli adulti”.

L’esperto spiega che spesso l’allergia specifica a un alimento, reazione immunomediata che si verifica quasi immediatamente dopo aver assunto un determinato cibo, viene scambiata con una reazione chiamata intolleranza alimentare, che consiste in un disturbo meno grave alla cui base non vi è un meccanismo immunomediato. Ma a causare intolleranze non sono solo gli alimenti di per sé. Anche conservanti, coloranti e aromi (i cosiddetti additivi alimentari), che sono parte integrante di molti prodotti consumati durante le Feste, possono costituire un pericolo per la salute di bambini e adulti, mette in guardia Bernardini.

“Di fronte a una reazione indesiderata derivante da un alimento - ricorda il presidente della Siaip - si è soliti attribuire la causa all’alimento stesso. Ma in realtà molti prodotti, confezionati o conservati, contengono additivi che possono causare reazioni non immunomediate, pseudo-allergiche. E’ buona norma - prosegue Bernardini - imparare a leggere le etichette dei prodotti per evitare potenziali rischi per la salute, in quanto talvolta le etichettature non sono chiare nell’identificare un certo alimento e possono essere fuorvianti. Reazioni gravi di allergia alimentare possono verificarsi anche in bambini che sanno di essere allergici ad un certo alimento e che sanno che devono evitarlo, ma lo assumono in modo inavvertito”.

Una reazione ad additivo non immunomediata e soprattutto una reazione allergica immunomediata può causare sintomi di varia gravità – principalmente eruzione e gonfiore cutaneo, dispnea e “fischio”, nausea, vomito, enterite, vertigini e, in rari casi, shock anafilattico con esito anche letale. “In caso di sospetta allergia alimentare deve sempre essere lo specialista con competenze in tale settore - sottolinea Bernardini - a eseguire l’anamnesi, a proporre le relative prove allergologiche cutanee (prick test) e l’eventuale prelievo di sangue per il dosaggio nel siero delle IgE specifiche per il possibile allergene ritenuto responsabile delle manifestazioni cliniche. Questi esami del sangue consentono anche di identificare molecole specifiche (diagnostica molecolare) presenti nell’alimento sospetto”.

“A seconda del tipo di molecola presente - conclude il Presidente della Siaip - è possibile predire il rischio, che può essere da lieve a grave (potenzialmente fatale), di reazione dopo successiva assunzione dello stesso alimento. In caso di dubbio diagnostico è necessario eseguire il test di provocazione orale specifico; tale test deve essere fatto in ambiente idoneo per fronteggiare eventuali reazioni avverse”.

19 dicembre 2013
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