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Mutilazioni genitali femminili: in Italia vivono 39mila donne che le hanno subite


È partita ieri, in occasione dei 16 giorni di mobilitazione contro la violenza sulle donne promossi dalle Nazioni Unite, la raccolta di firme End Fgm Petali di rosa. Il ministro Carfagna ha dato la sua adesione e si è impegnata per il rifinanziamento della legge 7/2006.

26 NOV - Nella Giornata internazionale sulla violenza contro le donne, che segnava anche dei 16 giorni di mobilitazione contro la violenza sulle donne promossi dalle Nazioni Unite, Aidos e Amnesty International Sezione Italiana hanno lanciato in Italia la campagna europea di raccolta firme End Fgm – Petali di rosa contro le mutilazioni dei genitali femminili.
All’iniziativa hanno preso parte il ministro Mara Carfagna e la vice presidente del Senato Emma Bonino. «Io sarò sempre in prima fila – ha detto Carfagna - per contrastare questa pratica in Italia, in Europa e nel mondo, per promuovere il diritto d’asilo, per assicurare il rifinanziamento della legge 7/2006 e mantenere salda la leadership del Ministero delle Pari Opportunità per le campagne di sensibilizzazione».
Nel mondo sono 130 milioni le donne che hanno subito mutilazioni dei genitali femminili, delle quali 500 mila vivono in Europa e 39mila in Italia, secondo una stima realizzata dall’Istituto Piepoli per conto dello stesso ministero per le Pari Opportunità. Oltre 1.000 sono le bambine di origine africana residenti in Italia che rischiano di essere sottoposte alla pratica, che oltre ai rischi immediati produce danni alla salute sessuale e riproduttiva per tutta la vita, causando spesso la morte delle donne al momento del parto.
L’Italia ha una legge specifica in materia, la 7/2006, che oltre al divieto di praticare in ogni forma le mutilazioni genitali, prevede anche la formazione del personale sanitario su questo tema e la periodica realizzazione di campagne di sensibilizzazione. Il finanziamento delle attività è però fermo al 2007.
Per aderire alla campagna End Fgm – Petali di rosa contro le mutilazioni dei genitali femminili si può firmare l’appello attraverso il sito www.endfgm.eu .


 

26 novembre 2010
© Riproduzione riservata

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