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Speciale 8 marzo.  Una giornata per il cambiamento. A partire dal "NO" alla violenza contro le donne. Ma poi c'è la salute, la ricerca e anche un po' di storia da raccontare

di Maria Rita Montebelli

E’ un coro unico quello che si leva da tutte le parti del mondo: basta mimose ‘insanguinate’ dalle violenze perpetrate contro le donne. ‘Ispirare un cambiamento’, ‘Prevenire la violenze di genere’, ‘La parità per le donne è progresso per tutti’, sono i fili conduttori della giornata della donna 2014, che getta le sue radici nell’America dell’800 e nella Russia della Rivoluzione di Febbraio

08 MAR - Ispirare un cambiamento. E’ uno dei temi della giornata internazionale della donna, che si celebra oggi in tutto il mondo. Un cambiamento all’insegna delle pari opportunità nel lavoro, come nelle arti, in politica, nello sport.  Ma soprattutto un cambiamento all’insegna del rispetto della forza e della fragilità delle donne, in tutti i campi, primo tra tutti quello dei rapporti umani già all’interno della famiglia, luogo di sofferenze inaudite e silenziose per tante, troppe donne.
Per tutte, l’8 marzo rappresenta l’occasione di fare un bilancio di quanto ottenuto in termini di pari opportunità, diritti, obiettivi raggiunti nel mondo del lavoro. Ma ad oggi purtroppo non c’è un solo Paese nel quale le donne possono dire di godere degli stessi diritti e opportunità degli uomini. Anzi, continuano ad essere vittime di violenze, spesso domestiche, che rappresentano un’importante causa di mortalità e di disabilità tra le donne in età riproduttiva, ovunque nel mondo.
 
‘Prevenire la violenza di genere’è appunto il tema scelto dal Parlamento Europeo per la giornata internazionale della donna 2014, che quest’anno in occasione dell’8 marzo organizza una serie di eventi speciali sul tema ‘come evitare le violenze domestiche’.
“Dobbiamo combattere l’ineguaglianza di genere a tutti i livelli – scrive, in una chat su Facebook Mikael Gustafsson, deputato svedese della Sinistra Unita e Presidente della Commissione dei diritti delle donna del Parlamento Europeo – e la violenza contro le donne è uno dei tanti aspetti delle disuguaglianze di genere”. Ma la violenza sulle donne rappresenta soprattutto una violazione dei diritti umani, oltre che una discriminazione di genere. Ed è incredibilmente frequente, anche in contesti sociali e culturali inaspettati. L’Indagine sulla violenza di genere contro le donne in Europa, realizzata dall’Agenzia Europea dei Diritti Fondamentali e presentata al Parlamento Europeo nell’ambito delle iniziative per l’8 marzo, rivela infatti una verità brutale come un pugno nello stomaco.
 
Nella civilissima Europa, una donna su tre, al di sopra dei 15 anni d’età, ha subito violenza fisica o sessuale; con l’aggravante che in un caso su cinque l’aguzzino è il partner. Una donna su tre è stata oggetto di violenza durante quello che dovrebbe essere il periodo più sacro e incantato della vita, l’infanzia. E si consolidano nelle cifre anche le forme più moderne di violenza, come lo stalking, subito da 9 milioni di donne europee. Ma nonostante l’enormità di questi numeri, secondo i ricercatori questa è solo della punta dell’iceberg: 7 donne su dieci non arrivano infatti mai a denunciare la violenza subita tra le mura domestiche. Per paura ma anche, incredibilmente, per pudore. E sarebbero soprattutto le italiane a tacere, leccandosi le ferite in silenzio, mentre spetta ad alcuni Paesi del Nord Europa il triste primato della violenza sulle donne: ad averla subita sono il 53% delle finlandesi, il 50% delle estoni e il 47% delle francesi.
 
Per descrivere la brutalità codarda di questa violenza, nella sua forma più estrema, è stato coniato uno dei più infelici neologismi della nostra lingua, ‘femminicidio’, che lo scorso anno ha spazzato via l’esistenza di ben 128 donne nel nostro Paese. Ma le declinazioni della violenza, stando anche ai dati di ‘Telefono Rosa’, possono assumere tanti aspetti. Dalla tortura, sottile e inesorabile della violenza psicologica o economica, ai brutali episodi di quella fisica che esordiscono, in almeno un caso su dieci, nel periodo della gravidanza o subito dopo la nascita dei figli.
Certo, da altre parti del mondo, l’orrore da combattere passa anche attraverso le mutilazioni genitali femminili e gli sfregi all’acido, peraltro approdati anche da noi, come dimostra la terribile storia di Lucia Annibali, l’avvocatessa pesarese oltraggiata con l’acido e nominata dal Presidente Napolitano Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. 
 
C’è poi la questione HIV, con un’incidenza in calo costante nella maggior parte del mondo, tranne che per le donne. Sempre più alto il numero delle quelle che convivono con l'HIV, mentre l’AIDS rimane la principale causa di morte per le  donne in età riproduttiva in molte regioni del mondo. Si calcola che ogni minuto una giovane donna contragga l’infezione e mediamente, il rischio di infettarsi per una donna tra i 15 e i 24 anni è del 50 per cento più elevato di rispetto ai coetanei maschi. 
Secondo gli esperti delle Nazioni Unite è l’istruzione, uno dei più grandi strumenti di empowerment che si può mettere in mano alle donne, per proteggerle dalla violenza e rivestirle di diritti. Da noi, come nei Paesi in via di sviluppo. In posti come l’ Afghanistan o il Pakistan le ragazze devono lottare per avere un’istruzione, anche a costo della vita, come ha urlato a tutto il mondo la storia di Malala Yousafzai, crivellata di pallottole talebane a bordo del suo scuolabus.
 
Il terzo obiettivo generale del Millennium Development Goals delle Nazioni Unite (MDG3) è la parità di genere, che comprende appunto anche la parità in materia di istruzione, di legittimazione economica e di partecipazione politica.
Stando però a quanto rilevato dall’ONU nel mondo, ad ottobre 2013, le donne ‘a Palazzo’ rappresentavano appena il 21,8% dei parlamentari e il 19,4% dei Senatori. Un progresso certo, visto che a gennaio 1997 queste percentuali erano rispettivamente del 12% e del 10,1%. Ma continuando col passo degli ultimi 15 anni, ce ne vorranno almeno altri 40 per raggiungere la parità di genere in parlamento.
“Il XXI secolo deve essere diverso per tutte le donne e le ragazze del mondo – ha ribadito nel suo discorso per l’8 Marzo Phumzile Mlambo-Ngcuka, Direttore Esecutivo di UN Women –tutte devono capire che nascere donna non significa necessariamente iniziare una vita di difficoltà e di disagi. Dobbiamo lottare tutte insieme per fare in modo che le donne siano al riparo dalla violenza di genere,che i diritti umani delle donne, compresi quelli riproduttivi, vengano rispettati e che le donne ricevano un empowerment economico in ogni modo: attraverso l’istruzione, le pari opportunità, la compartecipazione e la leadership.
Perché, come insegna il tema delle Nazioni Unite per la giornata 2014, ‘La parità per le donne è progresso per tutti’.
 
Maria Rita Montebelli

08 marzo 2014
© Riproduzione riservata

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