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Ogm: Marini (Cnb), aperture del Vaticano e rischi per l’uomo


Il vice presidente del Comitato nazionale per la bioetica si esprime contro la posizione della Pontificia Accademia della Scienza (Pas), che definisce le colture geneticamente modificate “un bene pubblico comune”. "Il Vaticano - afferma Marini - sembra dimenticare o ignorare che le biotecnologie vegetali hanno aperto la strada alle applicazioni biotecnologiche sull’uomo, con i conseguenti attentati alla dignità ed all’integrità dell’embrione e dell’essere umano, secondo quanto sempre sostenuto dai cattolici”.

03 DIC - E' rimbalzato sulle pagine dei giornali un documento approvato oltre un anno fa (era il maggio 2009) da  un gruppo di lavoro della Pontificia Accademia delle Scienze, riunito per una Settimana di studio per esprimere un’opinione sugli Ogm. In quell'occasione, gli esperti del Vaticano (in gran parte scienziati ma anche economisti, teologi, sociologi) avevano affermato che le coltivazione geneticamente modificate, se usate nella maniera opportuna, aiutano e non ostacolano, la biodiversità. E alla fine della quattro girni di lavoro, elaborarono un documento sul tema: “Le piante transgeniche per la sicurezza alimentare nel contesto dello sviluppo” in cui si affermava che “non vi è nulla di intrinseco, nell’impiego dell’ingegneria genetica per il miglioramento delle colture, che renderebbe pericolose le piante stesse o i prodotti alimentari da esse derivati”.E ancora, il documento rileva come “le valutazioni dei rischi devono prendere in considerazione non solo i rischi potenziali dell’uso di una nuova varietà di pianta, ma i rischi delle alternative nel caso in cui proprio quella varietà non fosse resa disponibile”, ad esempio per l'economia e la lotta alla fame nei Paesi in via di Sviluppo.
 
Insomma dopo anni di dispute anche la Pontificia Accademia della Scienza ha voluto esprimere il suo parere su quello che da più parti viene indicato come il “Frankenstein food”.
 
I risultati dello studio non sono passati inosservati, e critiche all’apertura del Vaticano alle colture geneticamente modificate sono stata espresse da Luca Marini, presidente di Ecsel e vice presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica.
“Stando a quanto si apprende dalla stampa, il documento approvato dall’Accademia Pontificia non aggiunge e non toglie nulla alla controversa questione scientifica della potenziale nocività degli Ogm – ha riferito Marini –. Singolare è poi l’auspicio che l’impiego degli Ogm possa risollevare le economie dei Paesi in via di sviluppo: in oltre venti anni di applicazione delle biotecnologie vegetali, l’unica cosa ad essere sicuramente migliorata sono i bilanci delle multinazionali del biotech. Su queste premesse, aspettiamoci anche l’apertura alla clonazione animale a fini alimentari, propagandata come contributo alla lotta contro la fame nel mondo, ma in realtà sicura espressione di interessi tecno-industriali”.
 
Ancora più singolari, secondo Marini, sono i possibili risvolti biopolitici della vicenda. “Il Vaticano – ha aggiunto – sembra dimenticare o ignorare che le biotecnologie vegetali hanno aperto la strada alle applicazioni biotecnologiche sull’uomo, con i conseguenti attentati alla dignità ed all’integrità dell’embrione e dell’essere umano, secondo quanto sempre sostenuto dai cattolici. Se l’apertura agli Ogm non è pura strategia mediatica, chissà, forse dopo l’apertura ai preservativi, essa potrebbe preludere a prese di posizioni più morbide della Chiesa anche sulle cellule staminali”.

Padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano, pur sottolineando l’autorità scientifica del testo, ha però precisato che il documento non può essere considerato come “una posizione ufficiale della Santa Sede”.

03 dicembre 2010
© Riproduzione riservata

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