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Allarme pile “a bottone”. I bambini le mettono in bocca. Rischio soffocamento e danni allo stomaco

di Edoardo Stucchi

Si tratta di quelle pile quasi piatte, tipiche degli orologi ma utilizzate per un numero sempre più ampio di giocattoli e oggetti domestici. I danni allo stomaco derivano dallo sviluppo di corrente elettrica, indipendentemente dal rilascio di sostanze tossiche. Alto il rischio di soffocamento.

11 APR - Allarme per le pile al litio dai centri antiveleni della Lombardia, Milano, Bergamo e Pavia. In un comunicato congiunto si segnala il pericolo legato all'aumento della diffusione delle pile al litio e al rischio che esse rappresentano se ingerite dai bambini. Si tratta di pile di piccole dimensioni, come un bottone, e che anche se scariche continuano a emettere corrente elettrica; una volta ingerite se si arrestano nell’esofago provocano gravi danni agli organi con complicazioni che possono provocare anche la morte. Tali batterie, rotonde, piatte, generalmente del diametro di due centimetri, attraggono i bambini più piccoli, soprattutto fino a 5 anni, che le portano facilmente alla bocca, con il rischio di ingerirle. La crescente diffusione di questo tipo di batterie ha determinato, negli ultimi 5 anni, un incremento degli incidenti: nel nostro paese i casi di morte segnalati sono stati due, ma dall’America giungono notizie sconcertanti, 34 bambini morti per colpa di queste pile.

“Tali pile – spiega la dottoressa Franca Davanzo, responsabile del centro antiveleni dell’Azienda ospedaliera Niguarda ca’ granda di Milano - possono causare danno se si fermano nell’ esofago, ma anche nello stomaco per lo sviluppo di corrente elettrica, indipendentemente dal rilascio di sostanze tossiche successivo all’apertura della pila stessa. Le conseguenze possono essere gravi, (perforazione esofagea) e hanno determinato un significativo aumento dei casi di morte che con le pile al cadmio e al manganese non si era mai verificato. Per evitare tale rischio è fondamentale impedire ai bambini di accedere al prodotto. Queste pile devono essere alloggiate, secondo la normativa vigente,  in un alloggiamento difficilmente raggiungibile dai bambini. Ma spesso i bambini sono in grado di manomettere anche chiusure pensate per la loro sicurezza.”.

Spesso le micropile alimentano non soltanto giocattoli, ma anche altri oggetti presenti in ambiente domestico (orologi, bilance, calcolatrici, telecomandi ecc.) e l’ingestione avviene perché il bambino stesso le rimuove dalla loro sede. E’ pertanto opportuno accertarsi che in tali oggetti gli alloggiamenti in cui sono poste le batterie siano protetti da chiusure efficienti, apribili solo con utensili specifici, non rotte o precedentemente forzate o manomesse.

Nel caso di ingestione certa o anche solo sospetta di una di queste pile, occorre telefonare al Centro Antiveleni più vicino, senza cercare di provocare il vomito nel bambino, nel tentativo di provocarne l’eliminazione, ma accompagnare il bambino in Pronto Soccorso anche se non presenta alcun sintomo.

Per aiutare gli operatori sanitari nel loro lavoro, è indispensabile recuperare ogni informazione utile per identificare il tipo di pila ingerita: pertanto occorre portare in ospedale l’articolo-utensile dal quale la pila è stata rimossa e, se disponibili, la confezione originale della stessa o le altre batterie presenti nei dispositivi che ne contengono più di una. Per informazione segnaliamo i centri antiveleni della Lombardia, attraverso i quali è possibile avere notizie e informazioni su come procedere:
Milano A.O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda 02 66101029; Pavia IRCCS Fondazione Maugeri 0382 24444: Bergamo A.O. Papa Giovanni XXIII 800-883300.

Edoardo Stucchi

11 aprile 2014
© Riproduzione riservata

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