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Eutanasia: Spot radicali su RadioUno


A quattro anni dalla morte di Piergiorgio Welby continua l’impegno dell’Associazione Luca Coscioni in favore della battaglia per la legalizzazione dell’eutanasia. Ieri è andato in onda uno spot radiofonico su Radio 1, versione audio dello spot televisivo creato da Exit International e già trasmesso da alcune reti italiane. Critiche dal sottosegretario Eugenia Roccella e dall’Aiart, associazione di spettatori.

21 DIC - Venerdì 17 dicembre l’Associazione radicale Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, ospite del programma di Rai 3 Parlamento ‘Dieci minuti di’ dedicato all’associazionismo, aveva utilizzato il proprio spazio a disposizione per trasmettere i 36 secondi dello spot-pro eutanasia creato dall’Australiana Exit international.
Ieri sera, a quattro anni esatti dalla morte di Piergiorgio Welby, c’è stato il bis. L’Associazione radicale ha riproposto, dalle frequenze di Rai Radio 1, la versione radiofonica dei 36 secondi già andati in onda in televisione. 
 
L’iniziativa è stata criticata dal sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, che ha così commentato: “Aldilà della libertà di autogestione degli spazi, credo che in qualche modo il servizio pubblico debba porsi il problema”.
“Forse la commissione di Vigilanza — ha aggiunto la Roccella — dovrebbe affrontare la questione, se in una trasmissione autogestita passano contenuti contro la legge”.
 
Sulla stessa linea critica l’Associazione spettatori Aiart che ha parlato di “golpe mediatico”. Aggiungendo come “la violazione della legge non è accettabile dalle emittenti commerciali, figuriamoci dal servizio pubblico. Oppure dobbiamo pensare che la Rai sia diventata terra di nessuno?”.
 
A fronte delle critiche però i radicali hanno incassato anche il sostegno dell’oncologo Umberto Veronesi che in una lettera indirizzata all’Associazione Coscioni fa sapere come l’eutanasia è una battaglia cui “come uomo e come medico sento il dovere di dedicare il mio pieno sostegno e appoggio”.
 
Veronesi ha poi ricordato “Combatto da sempre il dolore inutile e a fianco ad esso l’ostinazione terapeutica che porta a volere mantenere in vita un paziente ad ogni costo. Compito del medico è quello di non far soffrire: non dunque né accanirsi nelle cure né rinunciarvi per timore dell’insuccesso ma, depositario della volontà del paziente, ne dovrà ascoltare la voce assistendolo con profonda sensibilità e delicatezza psicologica, accettando scelte meditate dalla coscienza, in piena libertà, secondo i propri diritti. Anche quando si trattasse di abbandono volontario della vita, poiché questo significa rispetto della sua identità e della volontà di mantenere integro il proprio valore intellettuale e morale”. 

S.S.

21 dicembre 2010
© Riproduzione riservata

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