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Cannabis terapeutica. L’appello dell’Associazione Coscioni ai medici per la prescrizione 


L'Associazione chiede a tutti i medici italiani di prescrivere i farmaci cannabinoidi: “la legge lo permette e molti malati ne hanno bisogno”. Nel 2013 solo 40 pazienti hanno avuto accesso a questa terapia. Il problema, secondo i radicali, è la disinformazione che riguarda i camici bianchi ma anche i farmacisti. 

01 AGO - “Prescrivete i cannabinoidi” è questo l’invito rivolto a tutti i medici italiani, attraverso una lettera aperta, dall’Associazione Luca Coscioni. I radicali ricordano, citando i dati del Ministero, che nel 2013 “solo 40 pazienti hanno avuto accesso a questa terapia”. I pazienti che ne hanno principalmente bisogno sono affetti da malattie con forti spasticità e rigidità, come la sclerosi multipla, la Sla, la fibromialgia, la neuropatia, il glaucoma, pazienti affetti da HIV o con dolori oncologici.
 
 Eppure denuncia l’Associazione “Dal 2007 in Italia la normativa consente l’uso in terapia del Thc, il principale principio attivo della cannabis, e nel 2013 un ulteriore decreto ha riconosciuto l’efficacia farmacologica dell’intera pianta della cannabis. Negli ultimi anni i consigli regionali di Puglia, Liguria, Veneto, Toscana, Friuli, Marche, Abruzzo, Umbria, Sicilia, Basilicata ed Emilia Romagna hanno approvato delle leggi per garantire l’erogazione gratuita dei farmaci cannabinoidi ai propri assistiti. Alcuni di questi provvedimenti prevedono anche la realizzazione di iniziative volte ad informare il personale sanitario. Iniziative che però non sono state messe in atto né dalle regioni, tantomeno dal Ministero”.
 
Uno dei problemi principali, secondo i radicali, è “la disinformazione dei medici” che “resta ancora un ostacolo imponente nell’accesso a questa cura”. Quindi sono ancora “troppi coloro che, non trovando medici disposti a prescrivere cannabinoidi, o a causa della burocrazia o dei costi elevati, si trovano costretti a ricorrere al mercato nero”.
 
“Tutti i medici italiani – conclude l’Associazione Coscioni – anche quelli di base, possono prescrivere quei farmaci, potenzialmente per qualsiasi indicazione terapeutica. Alcuni non lo fanno per motivi ideologici altri perché non lo sanno. Questa disinformazione interessa anche i farmacisti che talvolta si rifiutano di ricevere le ricette. In Italia quindi, anche per quanto riguarda il diritto alla salute, tocca affidarsi al mercato nero, con tutti i rischi che acquistare in strada sostanze non controllate può comportare”.

01 agosto 2014
© Riproduzione riservata

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