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Antitrust: fermare spot ingannevoli su prodotti alimentari


Occorrono delle linee guida che dettino regole in materia di pubblicità sugli effetti salutistici dei prodotti alimentari. È quanto chiede il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, in una lettera indirizzata alla Commissione Europea. Secondo l’Anitrust, oggi, per vendere di più, le imprese promettono falsi benefici sulla salute anche enfatizzando le malattie o, al contrario, banalizzandone la gravità.

04 MAR - Non basta verificare che un determinato prodotto alimentare abbia qualità salutistiche e autorizzare di conseguenza le aziende a pubblicizzare quelle qualità. Occorre predisporre linee guida a livello europeo per quelle pubblicità in modo da fermare le informazioni ingannevoli con cui le imprese cercano di spingere i consumatori ad acquistare i loro prodotti.
Lo chiede il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, in una lettera inviata al Commissario Europeo per la Salute e Politica dei Consumatori John Dalli e ai vertici dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare nella quale si raccomanda, in attesa del varo delle linee guida, “estrema prudenza” nell’autorizzazione delle frasi pubblicitarie (claim) sui singoli prodotti.
Secondo l’Antitrust i claim sugli effetti salutistici dei prodotti alimentari, autorizzati dalla Commissione Europea, possono essere utilizzati in modo inappropriato da parte delle aziende. Che negli spot tendono a volte “ad enfatizzare la situazione patologica ovvero a banalizzare problemi di salute, servono non tanto per qualificare, con una corretta informazione dei consumatori, i vanti relativi alle proprietà del prodotto, quanto piuttosto per esaltarne l’efficacia in termini non proporzionati alla sua natura e agli effetti ragionevolmente ottenibili dal suo consumo”.
L’Antitrust ricorda che anche in presenza di claim salutistici ammessi o autorizzati dalla Commissione Europea, la normativa comunitaria stabilisce che l’impiego delle informazioni nutrizionali e sulla salute “non può essere falso, ambiguo o fuorviante”. Oggi invece, continua l’Antitrust, “l’enfasi che alcune campagne pubblicitarie dedicano all’illustrazione del problema salutistico (ad esempio, ipercolesterolemia e malattie cardiovascolari), sia nelle immagini, sia attraverso le scene e i testi (ad esempio, spot televisivi), tende invece a veicolare ai consumatori messaggi potenzialmente fuorvianti, ingenerando aspettative infondate o eccessive sul contributo legittimamente attribuibile all’assunzione di quel determinato prodotto alimentare. Si tratta di messaggi che omettono ad esempio di raccomandare l’esigenza di un corretto regime alimentare e di un sano stile di vita”.
Per evitare che i consumatori possano essere tratti in inganno, l’Antitrust auspica dunque che vengano definite specifiche linee guida, previste dello stesso regolamento comunitario, in modo da fornire agli operatori economici adeguate indicazioni circa i parametri e condizioni da seguire quando intendono costruire una campagna promozionale di un prodotto alimentare sulla base di un claim salutistico autorizzato: ad esempio si potrebbe limitare la tematica “malattia e salute” nel contesto promozionale del prodotto, o completare le informazioni necessarie.
Le linee guida andrebbero individuate a livello comunitario per garantire una uniforme applicazione della disciplina fra gli Stati membri e la certezza delle regole per le imprese che operano nel mercato comune.

04 marzo 2011
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