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Violenza sulle donne sorde. Fenomeno sommerso a causa della tendenza a minimizzare 


Maturare consapevolezza di genere e individuale, senso di responsabilità e coraggio, è l'obiettivo da raggiungere per dare alle donne il potere di reagire alla violenza. E' la valutazione emersa nel corso di un convegno organizzato da MPDFonlus.

30 NOV - La seconda edizione di Donne Segnate, il convegno internazionale sulla violenza contro le donne sorde organizzato da MPDFonlus, si è conclusa sabato 28 novembre con l'augurio e la speranza che le donne sorde finalmente trovino consapevolezza e coraggio di raccontare. “Non sappiamo quante di loro in Italia abbiano subito violenza, non esistono statistiche in merito”, afferma Rita Sala durante il suo intervento dal titolo ‘Con-segnami la tua storia’. “Fra le persone sorde resta un tema tabù. Non se ne parla per paura delle voci che si possono diffondere nella comunità, che resta molto piccola. Ma anche perché spesso si minimizza. Che si tratti di violenza fisica, psicologica, comunicativa o di discriminazione sul lavoro si tende dar poco peso all'evento”.

La comunità sembra non avere profonda consapevolezza della gravità di parte degli abusi subiti, anche negli Istituti, “che sono stati un patrimonio culturale fondamentale, ma allo stesso tempo luogo in cui la Lingua dei Segni veniva castrata”, ribadisce Rita Sala, che per MPDFonlus ha raccolto testimonianze dirette di donne sorde vittime di violenza, avviando una ricerca che continuerà ad approfondire il tema.
“La deprivazione linguistica è una violenza altrettanto grave”, dichiara Ida Collu – prima presidente donna dell'Ens - “perché nega l'identità stessa della persona sorda”, e in particolare per le donne “a cui proprio negli Istituti venivano imposte regole molto più severe per l'uso della Lingua dei Segni”, ricorda Rita Sala.

Maturare consapevolezza di genere e individuale, senso di responsabilità e coraggio, questo secondo Ida Collu l'obiettivo da raggiungere per dare alle donne il potere di reagire alla violenza. Per sostenere questo processo di maturazione è utile organizzare seminari e convegni che parlando in larga scala del tema, stimolino le donne a denunciare storie di abusi che esistono e che Deaf Hope, centro antiviolenza attivo dal 2009 a Londra, nel Kent e nel Surrey ha potuto registrare per fornire i primi dati relativi al Regno Unito. “Su 125 donne sorde a cui abbiamo fornito assistenza nei primi 6 anni di attività, il 42% si trova nella fascia di età più a rischio di abuso, quella dai 22 ai 35 anni, il 32% fra i 36 e i 49 anni, il 17% fra i 51 e i 65 anni”, ricorda Lynn Shannon – Service Manager presso Deaf Hope.

“Aiutare una donna vittima di violenza a liberarsi di una relazione con un uomo violento, non vuole dire solo farla uscire da quel rapporto, ma fornirle supporto nel lungo periodo. Il rischio di suicidio si sviluppa dopo sei mesi”, ricorda la Shannon. “Ci sono poi casi in cui la donna viene convinta a rientrare nella relazione e se lasciata sola, aumenterà la probabilità che lei accetti.” Ma qual è il profilo degli uomini che usano violenza sulle donne sorde? L'esperienza di Deaf Hope ha potuto registrare un'alta percentuale di uomini sordi (46%), una buona percentuale di casi nelle famiglie udenti (18%), mentre la violenza è praticamente inesistente all'interno delle famiglie sorde. Il comportamento violento da parte di uomini sordi, non è dunque acquisito in contesti familiari sordi, quanto piuttosto in quelli udenti o fra gli amici.

“La violenza resta un problema culturale, manca un'educazione di genere”, commenta Silvia D'Onghia – giornalista de Il Fatto Quotidiano e moderatrice di Donne Segnate - “e in questo senso la prevenzione è uno strumento fondamentale”. Per farlo servono servizi e l'esperienza vincente di Deaf Hope, nata dalla forte motivazione di un gruppo di persone sorde che ha incontrato il sostegno di finanziamenti pubblici, è un modello a cui dovremmo ambire in Italia, in quanto dimostra quanto sia semplice, ma anche sostenibile e conveniente per l'economia di un paese lavorare in questa direzione.

E da una ricerca condotta da MPDFonlus e raccontata in un poster esposto durante il convegno, risultano ancora pochi i paesi della comunità europea che hanno attivi servizi dedicati esclusivamente alle donne sorde. A chiudere il convegno l'intervento di Kang Suk Byun, linguista ricercatore presso il Max Planck Institute di Amsterdam, che ha raccontato come la cultura della differenza di genere possa entrare nella Lingua dei Segni mostrando alcuni esempi dalle Lingua dei Segni orientali legati all'uso di marcatori che identificano il femminile e il maschile.

MPDFonlus ha poi voluto offrire al pubblico un eventi speciale, Navarasa, performance di Maresa Moglia e Lucia Daniele ispirata alla poesia di Alda Merini. Le artiste hanno saputo interpretare in modo originale e allo stesso tempo intenso la scala emotiva di una donna vittima di violenza. La danza indiana con il suo linguaggio gestuale e la composizione poetica segnata di Lucia Daniele si sono fuse in uno spettacolo visivo profondamente suggestivo.
 

30 novembre 2015
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