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Settant’anni in farmacia, al servizio degli altri


Novantacinque anni di età, 70 dedicati alla professione di farmacista. Da Pozzuolo (Perugia), il racconto di un tempo che fu ma anche del presente di una farmacista che ha portato sempre con orgoglio il “suo” caduceo trascorrendo tanta parte della sua vita dietro il bancone della sua farmacia.

01 GEN - Quando la dottoressa Ulda Billi è nata, nel giugno del 1916, sugli altipiani del Veneto si combatteva una delle fasi più cruente della Prima Guerra Mondiale.
Quando si è laureata, nel maggio del 1941, la Seconda Guerra Mondiale era in pieno svolgimento. E la stessa Ulda, negli anni successivi subì le conseguenze del conflitto: un bombardamento, infatti, distrusse i locali della farmacia di Pozzuolo (Perugia), piccola frazione di Castiglione del Lago, che suo padre – il “sor Diamante” come lo chiamavano rispettosamente i concittadini – aveva aperto dagli inizi del ‘900.
Insomma nei suoi quasi novantacinque anni di vita, Ulda Billi, iscritta all’Ordine dei farmacisti di Perugia dal novembre del 1942, di storia ne ha vista passare tanta.
Ma allora, come oggi, impegnata a “passare” le ricette del Servizio sanitario al lettore ottico, ha sempre e con costanza ottemperato al suo impegno professionale. Che, appunto, l’ha vista per molti anni al servizio degli altri, dei malati, dei suoi concittadini di Pozzuolo. E che, anche nelle difficoltà estreme della guerra, l’hanno spinta a continuare il suo lavoro di farmacista in locali improvvisati.
Pubblichiamo quindi con piacere l’affettuoso omaggio che Claudio Mariottini, suo farmacista collaboratore ha realizzato, raccontando il tempo che fu ma anche il presente di una farmacista che ha portato sempre con orgoglio il “suo” caduceo trascorrendo tanta parte della sua vita dietro il bancone della sua farmacia. Sempre pronta a porgere il medicinale, ma anche ad ascoltare e a consigliare chi è entrato in farmacia per cercarvi non solo il rimedio professionale alla sua malattia ma anche il contatto umano di chi sa della sofferenza degli altri.

Entrando in Farmacia a Pozzuolo, un piccolo paese in provincia di Perugia, al confine tra Umbria e Toscana, una delle prima cose che colpisce è una vetrinetta a giorno con una placca di ottone e una data illeggibile sopra, al cui interno sono conservate scatolette con colori sbiaditi dal tempo e scritte in tedesco, contenenti Antipirina, Aspirina e Piramidone Bayer, farmaci risalenti agli anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale.
Quelle scatolette rappresentano il trait d'union tra presente e passato, tra lo speziale e il farmacista moderno. Quello cioè che ha rappresentato la dottoressa Ulda, per i suoi settanta anni di professione. Sì, avete letto bene: settanta lunghi anni passati dietro al bancone della farmacia, prima a far creme ed empiastri – e perché no, sciroppi di poligala –  poi, oggi, a dispensare farmaci “sparando” le fustelle con lo scanner, per ottemperare, da buona farmacista, alla norma dell'articolo 50.
Insomma scrivi dottoressa Ulda Billi e leggi "farmacia di un secolo". Sempre la prima ad aprire la mattina e sempre l'ultima a chiudere la serranda la sera; una vita professionale passata attraverso tali e tante rivoluzioni del nostro mondo da far impallidire chiunque. E tutto sempre con la massima dedizione e con la massima volontà di gestire gli eventi.
La dottoressa Ulda viene dalla scuola del padre (anche lui farmacista, dall'inizio del 1900 a Pozzuolo, da tutti conosciuto come il Sor Diamante. Un “sor” che allora suonava talmente rispettoso da superare di gran lunga il “dottore” di oggi) e si laurea il 30 maggio del 1941 ricevendo come premio la somma di 1000 lire.
Di lì a poco scoppia la seconda guerra mondiale. E si giunge al giorno in cui un bombardamento distrugge i locali della farmacia e la costringe a  riparare in una farmacia improvvisata ma pur sempre efficiente, anche se in emergenza, nella quale continua a lavorare.
Negli anni Sessanta, dopo la morte del padre, acquisisce la titolarità della farmacia di Pozzuolo. Ma non si dedica soltanto alla professione: grande amante dei viaggi e delle scoperte, in quegli anni fa il giro del mondo, toccando anche l'Isola di Pasqua che le rimarrà sempre nel cuore come uno dei posti più belli mai visitati. Una vita, quindi, fatta anche di viaggi. E magari di avventure, come quella occorsagli quando rimase bloccata nell’aeroporto del Cairo nel giorno dell'attentato a Sadat.
La dottoressa Ulda non si ferma e all’attività professionale unisce quella del volontariato: è infatti la fondatrice della sezione donatori di sangue Avis di Pozzuolo. Dedica poi buona parte del suo tempo libero all'organizzazione di treni per Lourdes, collaborando con l'Unitalsi: treni che la vedranno sempre protagonista come Dama e dove è sempre pronta a mettere a disposizione degli altri le sue conoscenze e la sua professionalità.
Non stupisce quindi che molti tra coloro che entrano in farmacia ricordino un suo gesto, una sua azione: “grazie a lei il mio nipotino è guarito…” oppure “…se non era per lei quella volta...” o, ancora, “…nessuno ci aveva capito nulla e invece la sua pomata...”.
Una delle maggiori qualità della dottoressa Ulda – o come sono soliti chiamarla i paesani più anziani, “la signorina Ulda” – sta nell' avere accolto con estremo interesse le novità. Una qualità che potrebbe – e dovrebbe – essere d’esempio per tutti i suoi colleghi più giovani. La professione ne guadagnerebbe certamente in entusiasmo…
Anche per questo è importante ringraziare la dottoressa Ulda per quanto ha fatto. E ricordare la sua storia. La storia di chi ha sempre portato sul camice, con enorme amore, quella spilla che si chiama Caduceo.

 

01 gennaio 2011
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