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Dietisti: no alle diete "fai da te". Promuovere l’educazione alimentare


Si aprirà domani, all’insegna delle buone abitudini e della sostenibilità alimentare, il 23° Congresso Nazionale dell’Associazione nazionale dietisti (Andid). L’ambiente al centro della sessione inaugurale dei lavori. L’importanza della sostenibilità alimentare contro lo spreco di cibo e risorse e per “un’opulenza frugale”. 

11 MAG - Più del 30% degli italiani con problemi di sovrappeso, deluso dopo approcci dietetici fai-da-te e scansando medici di famiglia e specialisti, cerca poi aiuto dal dietista. Questo in un quadro nazionale di quattro adulti su dieci e tre bambini su dieci con eccesso di peso, a causa dell’alimentazione scorretta e della sedentarietà. Ma la tentazione di fare da soli, senza contare i rischi, è forte, oggi grazie anche a Internet - digitando dieta comparirebbero 76 milioni di voci con promesse spesso ingannevoli – e all’effetto imitazione come per una dieta che spopola perché seguita dalla neo-consorte di William d’Inghilterra.
Di questi temi e molti altri, come sostenibilità alimentare, educazione alimentare dei bambini, rischi per la salute, linee-guida ministeriali, si parlerà il 12-14 maggio a Milano al 23° congresso dell’Andi (Associazione nazionale dietisti). “Il dietista ha un ruolo di “personal nutrition trainer”, che cerca soluzioni personalizzate, ponendosi come una guida nell’ottica del raggiungimento e del mantenimento di corrette abitudini alimentari sul lungo periodo” afferma la presidente Giovanna Cecchetto. “ Contrastando sprechi, uso di risorse e inquinamento, legati per esempio all’eccessivo consumo di carne, tutela anche l’ambiente: da ciò la sessione inaugurale sulla sostenibilità alimentare dedicata ai rapporti tra cibo, acqua, clima”.
Regimi dimagranti proposti a volte come miracolosi danno magari risultati iniziali ma poi non vanno oltre o la persona non riesce a continuarli, e così si recupera peso come o più di prima. “Questo perché è necessario che la dieta sia individualizzata” sottolinea Ambra Morelli, referente Andid per la Lombardia “cioè che si considerino le cause del problema, il tipo di alimentazione e lo stile di vita, i fabbisogni, i gusti, la personalità del soggetto, la disponibilità ai cambiamenti, eventuali patologie, insomma diversi fattori. Togliere e basta, come in certi regimi drastici di moda , non serve ed è inefficace sul lungo periodo. E in alcuni casi può essere anche pericoloso, per esempio per le diete iperproteiche in soggetti che magari hanno prolemi renali senza saperlo”. Una sessione è dedicata appunto a dieta e patologia renale, con circa 6 milioni di italiani già ammalati e 30mila nuovi casi all’anno eppure ancora misconosciuta: pericolosi l’eccesso di sale, di fosforo e di proteine, tanto che una dieta ipoproteica è protettiva per chi soffre d’insufficienza renale cronica e ritarda la dialisi.
Un aspetto importante. Oggetto di un’altra sessione, è quello dell’educazione alimentare, a cominciare da infanzia e adolescenza. Metà dei bambini in forte sovrappeso sarà obeso da adulto, in causa eccesso di calorie, soprattutto da zuccheri e grassi, e di inattività fisica (tra 6 e 15 anni il 15% dei molto attivi è sovrappeso, contro il 45% dei sedentari).”I problemi alimentari che si sviluppano nell’infanzia  sono fattori scatenanti di disturbi alimentari in età successive quali anoressia e bulimia” ricorda Cecchetto. Un’iniziativa di educazione alimentare per bambini, realizzata dall’azienda Ballarini con la collaborazione dell’Andid, è il gioco “Cucinando s’impara”, utilizzando quattro scatole tematiche (su pasta, sugo, uova, torte e biscotti) e un Sapientino parlante per combinarli, per imparare a cucinare usando per esempio pochi grassi: entro l’anno sarà in libreria il libro con lo stesso titolo contenente le migliori ricette così elaborate da alunni delle elementari. L’educazione alimentare è del resto prevista nella stessa definizione di dietista, che per legge è”l’operatore sanitario competente per tutte le attività finalizzate ala corretta applicazione dell’alimentazione e della nutrizione, compresi gli aspetti educativi e di collaborazione alle politiche alimentari”.
Si diventa dietisti con una laurea specifica e la professione è in crescita, in Italia ci sono circa 4mila dietisti. Forti delle loro competenze che li vedono attivi anche nell’ambito dei servizi di ristorazione di comunità di soggetti sani o ammalati, quali mense scolastiche, istituti per anziani, case di cura, ospedali, mettono però in discussione alcuni aspetti relativi a recenti Linee guida ministeriali per le quali rilevano come Andid di non essere stati consultati, mentre sono stati tra gli autori di altri analoghi documenti come quelli sull’ictus e sul diabete. “Il ministro Fazio ci ha prospettato un secondo “passaggio” di consultazione dedicato a società scientifiche, professionali e associazioni di pazienti” riconosce Cecchetto “e ci auguriamo che avvenga a breve. Nel documento ci sono infatti imprecisioni e punti oscuri che riteniamo riducano l’applicabilità su tutto il territorio e l’appropriatezza dei servizi”. A essere contestate sono indicazioni relative in particolare a quattro argomenti: la ristorazione ospedaliera e assistenziale (esempio troppo medico-centrica e poco centrata sui pazienti), la gravidanza fisiologica, l’uso di integratori alimentari come adiuvanti per il controllo del peso (dizione permessa di “necessità di parere medico solo nelle diete ipocaloriche fai- da-te superiori a 3 settimane”), corretta prescrizione di prodotti dietetici nei malati di fibrosi cistica.
Elettra Vecchia

11 maggio 2011
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