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Arriva l'estate. Un vademecum per abbronzarsi senza rischi. Attenti al "primo sole"


La bella stagione è ormai alle porte e, come ogni anno, le spiagge iniziano a essere prese d'assalto per le prime tintarelle. Il 'primo sole', però, è quello più rischioso e i pericoli derivanti da un'esposizione eccessiva o non protetta sono dietro l'angolo. Gli italiani come rivela una recentissima indagine Eurisko, sembrano essere consapevoli dei rischi e si proteggono. In ogni caso ecco qui un utile vademecum in vista dell'estate.

19 MAG - "Tintarella di luna, tintarella color latte…” così cantava Mina in uno dei suoi più fortunati successi del 1960. La canzone però richiamava quella che, almeno fino ai primi del Novecento, era stata la tendenza dominante. Cioè una pelle candida, bianchissima. Segno distintivo di nobiltà. Al contrario di quanto accadeva a chi, costrettovi, doveva trascorrere molte ore sotto il sole per lavorare.
Ma, si sa, le mode cambiano.
Da allora a oggi tanta acqua (di mare, soprattutto) è passata sotto i ponti e già si cominciano a osservare segnali che indicano una certa qual inversione di tendenza: quando le vacanze al mare o in montagna erano in pochi a potersele permettere, l’abbronzatura era davvero cosa “à la page”.
Il turismo di massa degli ultimi cinquant’anni, sta ora riportando in auge una certa qual attenzione alla pelle senza ombre, chiara, sfoggiata con nonchalance da più di una diva hollywoodiana.
Certo è che comunque, d’estate, una scappata in spiaggia – riservatissima o popolare che sia – gran parte della gente la fa. E che un prodotto solare non manca in nessuna borsa. Grazie anche all’informazione che, pur sottolineando i molti vantaggi dell’esposizione al sole, ha anche messo in guardia contro i rischi a cui si espone la pelle.
Ma cosa succede davvero quando ci si stende sull’asciugamano e si chiudono gli occhi?

Abbronzatura: come, perché, rischi e benefici

Tutti noi, nella maggior parte delle ore della giornata, siamo più o meno esposti alla radiazione solare. Anche perché a emanarle non è solo il sole ma anche le più disparate fonti artificiali.
Ebbene, non appena esponiamo la pelle al sole, si innesca il lavoro dei melanociti, cellule dell’epidermide che avviano la produzione di melanina allo scopo di proteggere la pelle dall’azione della radiazione UV. I danni che ne possono derivare, infatti, non sono affatto di poco conto. Tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità ha stilato un elenco di nove distinte forme patologiche con una stretta connessione all’esposizione a radiazioni ultraviolette:

•    melanoma cutaneo: tumore maligno dei melanociti, cellule della pelle che producono il pigmento cutaneo (melanina)
•    carcinoma squamoso della pelle: tumore maligno che, rispetto al melanoma, ha un’evoluzione più lenta ed è associato a minore morbilità e mortalità
•    carcinoma basocellulare (basalioma): tumore cutaneo che si sviluppa prevalentemente in età avanzata e si diffonde lentamente e localmente
•    carcinoma squamoso della cornea o della congiuntiva: raro tumore oculare
•    cheratosi: malattie croniche della pelle che in rare occasioni possono generare lesioni pretumorali
•    scottature
•    cataratta corticale: degenerazione del cristallino, che diventa sempre più opaco fino a compromettere la vista e che, in certi casi, può portare anche alla cecità
•    pterigio: inspessimento della congiuntiva che porta a opacizzazione della cornea o a una limitazione dei movimenti oculari
•    riattivazione dell’herpes labiale: a causa dell’immunosoppressione indotta dall’eccesso di UV.
   
L’elenco può – e forse deve – destare preoccupazioni sull’opportunità di esporsi in maniera scorretta o eccessiva alla radiazione solare. Preoccupazioni che sono anche maggiori se l’esposizione riguarda i bambini. Non va però dimenticato che se si seguono comportamenti responsabili, la salute ne guadagna. I raggi Uv, infatti, svolgono un ruolo importante nella sintesi organica della vitamina D, coinvolta nello sviluppo dello scheletro e capace di proteggere le ossa da malattie quali il rachitismo, l’osteomalacia e l’osteoporosi. Per goderne basta semplicemente esporsi con attenzione e osservare alcune importanti precauzioni come quelle che segnala Epicentro, il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità (dal quale abbiamo anche tratto l’elenco Oms delle patologie “da troppo sole”).

Ecco i consigli degli esperti:

•    limitare il più possibile l’esposizione alla luce solare nelle ore più calde, tra le 10,00 e le 14.00;
•    stare all’ombra nelle ore più calde, ricordando che alberi, ombrelli e tettoie non proteggono completamente dalla luce solare;
•    indossare vestiti protettivi: un cappello a falda larga protegge adeguatamente occhi, orecchie, faccia e retro del collo; gli occhiali da sole ad alta protezione riducono enormemente i rischi per gli occhi; abiti aderenti e coprenti offrono un’ulteriore protezione dalla luce solare;
•    usare creme solari protettive (almeno +15), applicandole nuovamente ogni due ore oppure dopo aver lavorato, nuotato, fatto attività fisica all’aperto. Ricordare che le creme solari non servono per stare di più al sole ma per proteggersi quando l’esposizione è inevitabile;
•    evitare l’uso di lampade o lettini abbronzanti, soprattutto prima dei 18 anni;
•    tenere conto dell’indice UV, scala internazionale che correla il livello di radiazione UV con il grado di rischio: quando l’indice è superiore a 3, occorre mettere in atto le misure preventive;
•    proteggere in particolar modo i bambini, perché sono più a rischio degli adulti: uno degli elementi chiave in proposito è l’educazione sanitaria a scuola.
   
Rispettando dunque questi suggerimenti è possibile evitare guai di non poco conto: le patologie sopra segnalate, infatti, in qualche caso sono anche mortali (melanoma, carcinomi della pelle). L’Oms, in proposito parla di circa 60 mila vittime all’anno nel mondo, a causa di sovraesposizione a raggi UV, con una percentuale di 2 a 1 per il melanoma. Ma non basta: anche gli eccessi sono comunque negativi, anzi, va ricordato che costano preziosi anni di vita ( si parla di Daly per indicare gli anni di vita persi a causa della disabilità).
 
Mariano Rampini

19 maggio 2011
© Riproduzione riservata

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