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Aids 30 anni dopo. Al via a Roma IAS 2011


Si apre oggi a Roma la Sesta conferenza International Aids Society sulla Patogenesi, il Trattamento e la Prevenzione dell’HIV (IAS 2011). La ricerca è a un punto di svolta, ma la sfida rimane l’accesso ai trattamenti. Sidibé  (Unaids): “La storia non ci giudicherà per le nostre scoperte scientifiche, ma per come le sapremo mettere in pratica”.

18 LUG - La comunità scientifica impegnata nella ricerca sull’Hiv/Aids, dopo 20 anni torna in Italia. Tanto è passato dalla conferenza che nel 1991 a Firenze faceva il punto sul primo decennio di epidemia di Aids.
Ora, lo scenario è Roma, dove ieri sera si è aperta la Sesta conferenza International Aids Society sulla Patogenesi, il Trattamento e la Prevenzione dell’HIV (IAS 2011). Oltre 5.000 tra ricercatori, scienziati, clinici,  attivisti ed esperti di politiche nell’ambito dell’AIDS.
Ancora una volta, la data è di quelle che significano qualcosa: sono passati 30 anni esatti da quando nel 1981 la comunità scientifica ha preso coscienza del primo caso di Aids. E il fervore scientifico intorno alla malattia promette importanti cambiamenti per i prossimi anni.
“Siamo davanti a una svolta nella lotta planetaria contro l’Aids”, ha dichiarato ieri, nel corso della cerimonia di apertura, Elly Katabira, Chair di IAS 2011 e presidente della International AIDS Society. “I progressi fatti negli ultimi due anni sono stati così importanti da essere comparabili ai grandi successi che negli anni ’90 hanno consentito di mettere a punto la terapia antiretrovirale di combinazione: l’entusiasmo che circonda queste recenti scoperte – il gel vaginale impiegato nello studio CAPRISA 004, lo studio HPTN 052 sul trattamento antiretrovirale per la prevenzione, il dibattito sul percorso da compiere verso la cura, o i primi dati incoraggianti sulla PrEP e sui vaccini – marcherà in modo determinante i lavori del congresso di Roma nel corso dei prossimi giorni”.
Il clima, insomma, è quello che precede i grandi cambiamenti, come fu nella metà degli anni 90, quando l’avvento della HAART cambiò la vita di centinaia di migliaia di malati e la storia della malattia.
“I partecipanti a IAS 2011, come tutti coloro che lavorano nel campo della lotta all’Hiv, sono comprensibilmente eccitati dalle recenti scoperte scientifiche”, ha ammesso Stefano Vella, co-chair di IAS 2011, e direttore del dipartimento del farmaco all’Istituto Superiore di Sanità (ISS). “Tuttavia, dobbiamo assicurarci che i progressi nella ricerca – come ad esempio il fatto ormai provato che la terapia antiretrovirale sia un mezzo di prevenzione dell’Hiv – si traducano in azioni concrete anche per gli abitanti dei paesi in via di sviluppo”.
È questa infatti una delle sfide che viene rilanciata da IAS 2011: l’impegno verso i Paesi a basso e medio reddito dove tuttora si concentra il 97 per cento delle persone infettate dal virus Hiv. “Dobbiamo essere consapevoli che la storia non ci giudicherà per le nostre scoperte scientifiche, ma per come le sapremo mettere in pratica”, ha affermato senza giri di parole Michel Sidibé, direttore esecutivo di Unaids, mettendo l’accento sul persistente divario nell’accesso ai trattamenti contro l’Hiv, sia all’interno di ciascuna nazione sia tra i diversi gruppi sociali. 

18 luglio 2011
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