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Federalismo. La Loggia: “Non è fatto nel modo migliore, ma in quello migliore possibile”


Questo il commento del presidente della Commissione bicamerale sul federalismo intervenuto al convegno sui costi standard in sanità organizzato stamani a Roma, all’Accademia dei Lincei. E sul decreto Premi e Sanzioni si è detto “ottimista” che “questo meccanismo innescherà un circuito virtuoso”. Per il presidente della Corte Costituzionale, Alfonso Quaranta, i contenuti decreti sul federalismo sono “ragionevoli e adeguati agli scopi. L’auspicio è che lo siano anche all'attuazione concreta”.

18 LUG - Non si dissolvono le perplessità sul federalismo fiscale e i costi standard. Ma gli esperti della sanità individuano spiragli di luce sul futuro del sistema una volta che i decreti entreranno a regime. Una cosa è certa: occorre ridurre sprechi ed inefficienze, e allontanare i cattivi amministratori. Ma occorre anche garantire prestazioni, equità e qualità.

“Il federalismo fiscale si posa su due pilastri: la responsabilità e la solidarietà”, ha esordito Enrico La loggia, presidente della Commissione bicamerale sul federalismo, intervenendo al convegno sui costi standard in sanità organizzato da FederLab stamani a Roma, presso l’Accademia dei Lincei. Come prevede il decreto su Premi e sanzioni, “laddove gli amministratori potessero provare di aver azzerato i loro sprechi e a fine anno non riuscissero ad assicurare i servizi essenziali, interverrà il fondo di riequilibrio”. Ma se “dopo varie diffide, continuasse la loro cattiva amministrazione, allora scatterà il fallimento politico, lo scioglimento del consiglio, il commissariamento del comune e la non candidabilità della persona. Un meccanismo che sono convinto innescherà un meccanismo virtuoso, perché le risorse inizieranno a essere usate al meglio”.
Inoltre, ha spiegato La Loggia, tra gli obiettivi del federalismo c’è quello di portare i servizi essenziali agli “8.100 Comuni italiani con meno di 5mila abitanti” dove, oggi, questi servizi “sono quasi completamente assenti. Per questo una parte del fondo di riequilibrio è stata destinata a questi Comuni, dove abita circa il 20% della popolazione italiana, affinché, anche in forma societaria, possano cominciare a offrire tutti i servizi essenziali”.
“Questo – ha affermato La Loggia concludendo - non è il miglior modo in assoluto per fare il federalismo, ma è il migliore possibile a queste condizioni e con queste risorse”.

Sulla stessa linea il presidente della Corte Costituzionale, Alfonso Quaranta, secondo il quale occorre necessariamente fare i conti con la limitatezza delle risorse. Il problema, allora, va affrontato “attraverso una giusta ripartizione”. Per il presidente della Consulta, “i contenuti dei decreti sono ragionevoli e adeguati agli scopi, si tratta ora di vedere se sarà così anche nell'attuazione in concreto. “Alla base della piattaforma c’è il diritto alla salute, che resta inviolabile”, ha aggiunto Quaranta, e l’auspicio è che si possa arrivare ad una “rimodulazione armonica” del sistema, dove le differenze “non aumentino ma addirittura diminuiscano”.

A sottolineare il ruolo dei costi standard quale strumento per condurre le Regioni e favorire l'adozione di “best practice” in campo sanitario è stato anche dal presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, nel suo messaggio inviato al convegno.

L’augurio che sia realmente così è stato condiviso da tutti gli esperti intervenuti alla mattinata di lavori, anche se il metodo mostra, secondo gli esperti, molti aspetti di criticità. “Sui costi standard è stato utilizzato un approccio sintetico, non analitico”. Il risultato, secondo Federico Spandonaro e Francesco Saveiro Mennini del Ceis Sanità di Tor Vergata, è che “oggi sembrano più costi medi che non standard”. E, avverte Spandonaro, "senza interventi correttivi il rischio è di vedere, nel giro di 5–10, annullata la perequazione".
Peraltro, come osservato da Guido Corso, direttore del Master in diritto sanitario e farmaceutico dell’Università di Roma Tre, “i costi standard così previsti dai decreti non servono a determinare il finanziamento del Ssn a cui concorre allo Stato, dal momento che questo è deciso ex ante. Possono però servire a indurre una corretta allocazione delle risorse”. Un percorso "faticoso, ma atteso” anche per il coordinatore del Master, Guerino Fares, che critica la mancanza di "una rilevazione dal basso del bisogno di ogni singolo contesto regionale, visto che si tratta sostanzialmente un criterio di riparto di tipo top-down”. Che però può incidere positivamente sul sistema di autovalutazione delle Regioni “a condizione di una maggiore disponibilità di dati sui consumi distinti per classi di età che possano favorire una revisione dei criteri di pesatura”.

Il problema, secondo Giovanni Monchiero, presidente della Fiaso, è che la sanità, fino ad oggi, “non è stata governata” e al suo interno vi sono “numerose differenze che andrebbero conosciute e corrette”, ma esistono anche “numerosi ‘paletti’ che limitano l’autonomia gestionale delle Aziende sulle quali pure la politica ha sempre dichiarato di puntare per razionalizzare la spesa e migliorare i servizi”. Monchiero si è detto d’accordo a riformare il sistema, “ma quello che ci aspettiamo è che il sistema premi l’efficienza e la qualità, e non le tagli”.

Se veramente si vogliono evitare sulle inappropriatezze e gli sprechi, occorre lavorare sui percorsi diagnostici e terapeutici, secondo Vincenzo D’Anna, presidente FederLab Italia, perché “i ticket inseriti nella manovra possono rappresentare un deterrente, ma non risolvono i problemi”. Posizione condivisa da Giuseppe Zuccatellli, direttore generale Inrca e per due anni commissario ad acta della Regione Campania: “Occorre togliere gli alibi ai professionisti sanitari, anche spostando le responsabilità sul fronte civile piuttosto che penale, per disincentivare così la medicina difensiva”. E ancora, secondo Zuccatelli, occorre mettere i professionisti in “rete”, creare un dialogo tra i professionisti del territorio e quelli degli ospedali. La domanda infatti, come ha osservato Gianpietro Brunello, presidente Sose, “è attivata dai medici” ed è solo se il medico del territorio di famiglia e lo specialista prendono in carico il paziente attraverso lo scambio di informazioni che si possono evitare prestazioni inutili o doppie. Ma secondo Brunello occorre anche migliorare “il monitoraggio e la verifica sull’impiego efficiente ed efficace delle prestazioni” e quindi sui professionisti, da cui dipende l’accesso ai servizi, siano questi ospedalieri che farmaceutici.
 
La mancanza di “dati certi, soprattutto territoriali”, e la mancanza “di dati di qualità” è stata evidenziata anche da Stefania Garassino, della Direzione generale della programmazione sanitaria, dei livelli essenziali di assistenza e dei principi etici di sistema del Ministero della Salute, secondo la quale è proprio questa assenza di dati certi e di qualità ad “inficiare” alcuni progetti, compresa l’elaborazione dei costi standard. Un miglioramento si attende a breve dall'approvazione del decreto attuativo delle disposizioni di armonizzazione dei bilanci con cui si costruiranno le premesse per far dialogare criteri finanziari, patrimoniali ed economici.
 

18 luglio 2011
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